Redditometro: rischia anche chi prende l’auto in leasing (o vive in affitto). La Corte di Cassazione ha stabilito che è sufficiente la disponibilità di un bene, non necessariamente il possesso.
Rischia un accertamento fiscale anche chi prende un’auto in leasing. È questo, in sostanza, il principio che emerge dall’ultima sentenza della Corte di Cassazione sul tema del redditometro.
Come noto, il redditometro è quello strumento nato per individuare coloro che non dichiarano quanto effettivamente guadagnano. Come? In poche parole questo strumento confronta il reddito dichiarato con le capacità di spesa dell’interessato. Sotto la lente del Fisco, quindi, finiscono tutti coloro che vivono nel lusso pur avendo redditi (dichiarati) non particolarmente elevati.
Ricapitolando: il redditometro è uno strumento di accertamento sintetico del reddito che consente al potere pubblico una determinazione del reddito complessivo del contribuente basata sulla capacità di spesa del medesimo.
Chi prende un’auto in leasing rischia un accertamento
È stato proprio il redditometro il protagonista di una delle ultime sentenze della Corte di Cassazione. Nel dettaglio, i magistrati sono dovuti intervenire su una questione sollevata a seguito di un accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate di Massa Carrara, la quale nel determinare il reddito presunto di un contribuente - nel periodo che va dal 2001 al 2005 - ha preso in considerazione anche un’autovettura presa in leasing.
Qual è la novità? Semplicemente che generalmente la vettura presa in leasing non appariva come significativa ai fini di un accertamento sintetico dei redditi del contribuente. Nei diversi gradi di giudizio, infatti, è stato sempre stabilito che l’aver firmato un contratto di leasing non poteva essere di per sé indice di capacità contributiva in quanto in questo modo il contribuente non era in possesso dell’auto, ma bensì ne aveva solamente la disponibilità.
Ed è quanto emerso anche nei gradi di giudizio che hanno preceduto la Corte di Cassazione, che tuttavia con la sentenza del 24 luglio ha capovolto la decisione del collegio regionale toscano stabilendo che anche l’auto presa in leasing può essere un fattore che può portare all’accertamento fiscale disposto dal redditometro.
Redditometro: anche chi vive in affitto rischia un accertamento
Quindi, la Corte di Cassazione ha di fatto legittimato tutti quei controlli che tengono conto, per determinare la capacità contributiva, anche del canone mensile di cui il contribuente si fa carico per il leasing della propria autovettura. E poco importa se formalmente l’auto non è di sua proprietà: è sufficiente la disponibilità della stessa per far sì che il contribuente, nel caso in cui il reddito dichiarato non giustificherebbe una tale spesa, subisca un controllo fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate.
D’altronde il principio per cui ai fini del redditometro non ci fosse così tanta differenza tra il possesso e la disponibilità di un bene era già stato affermato in altre sentenze.
Ad esempio, con l’ordinanza 14060 del 7 luglio 2020, la Corte di Cassazione ha accolto un ricorso dell’Agenzia delle Entrate legittimando l’accertamento tributario nei casi in cui il canone di affitto di un’abitazione sia troppo alto rispetto a quanto indicato dalla dichiarazione dei redditi.
Non serve quindi che la casa in cui si vive sia di proprietà: se si tratta di un appartamento, o di una villa, troppo lussuoso per quello che dovrebbe essere il proprio tenore di vita in base ai redditi dichiarati, allora l’Agenzia delle Entrate è legittimata ad andare a fondo alla vicenda.
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