Crisi energetica, l’Italia di Meloni non vuole dire subito addio a carbone e gas: la richiesta all’Onu per la Cop27

Giacomo Andreoli

4 Novembre 2022 - 15:13

Al nuovo summit Onu per il clima l’Italia vuole rimanere in linea con gli accordi trovati, ma nutre dubbi sullo stoppare i sostegni ai progetti fossili all’estero entro la fine del 2022.

Crisi energetica, l’Italia di Meloni non vuole dire subito addio a carbone e gas: la richiesta all’Onu per la Cop27

Evitare passi indietro sostanziali sulla transizione green, ma contemporaneamente rivedere qualche impegno, come quello per lo stop ai progetti fossili all’estero entro la fine dell’anno. Questo l’obiettivo del governo di Giorgia Meloni per la prossima Cop27, il summit sul clima dell’Onu che inizierà domenica a Sharm el-Sheikh, in Egitto (e si concluderà il prossimo 18 novembre).

L’esecutivo italiano vuole dimostrare che è interessato a mantenere la maggior parte degli impegni presi (ritenuti da molti esperti insufficienti) per limitare l’innalzamento delle temperature e combattere gli effetti del clima impazzito, ma tenendo conto della crisi energetica attuale, che trascina in alto l’inflazione. Insomma, assieme probabilmente alla Germania, il nostro Paese metterà sul piatto la questione delle conseguenze economiche della guerra in Ucraina e quella della cosiddetta “sicurezza energetica” del Vecchio Continente.

Gas e carbone, cosa vogliono fare Italia e Germania alla Cop27

I dubbi sono confermati dall’inviato speciale dell’Italia per il clima all’Onu Alessandro Modiano. Durante un webinar del think tank Ecco il diplomatico ha spiegato che l’accordo a Glasgow del 2021 ha “elementi delicati”, perché tutto è stato deciso “prima dell’inizio della guerra, che ha messo il settore energetico sotto molto stress: il che ha creato notevoli difficoltà nella realizzazione di quell’impegno”.

Rappresentanti dei dieci Stati coinvolti nell’accordo su carbone e gas, il cosiddetto gruppo “Export Finance for the Future” si sono visti ieri per studiare una posizione comune. Queste nazioni, secondo un recente rapporto, hanno stanziato in tutto 30 miliardi di euro in crediti all’esportazione per i progetti su fonti fossili dallo scorso 2015 fino al 2020. L’Italia è stato il maggior finanziatore con 8,4 miliardi impiegati.

“Valutare le nuove estrazioni di gas”

L’idea di alcuni Paesi, come la Germania, è di valutare insieme ai Paesi terzi che producono metano la possibilità di nuove estrazioni di gas, per dare all’Unione europea i flussi di energia di cui ha bisogno in questo momento di forte difficoltà sul fronte degli approvvigionamenti. Meloni, probabilmente, potrebbe convergere, nella speranza di aumentare la possibilità di avere gas, sia aumentando la produzione nazionale (con nuove trivelle nell’Adriatico), sia cercandone di nuovo all’estero.

In campo il Fondo italiano per il clima

Intanto lunedì l’Italia dovrebbe annunciare il suo nuovo Fondo per il clima, con finanziamenti per i paesi in via di sviluppo, così da poter sostenere le loro politiche climatiche. Roma metterà a disposizione 840 milioni di euro all’anno per cinque anni, all’interno di un più ampio piano dell’Onu con sostegni per 100 miliardi di euro a tutti i paesi in via di sviluppo.

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