Copiare all’esame di Maturità è un reato, ecco cosa si rischia

Ilena D’Errico

21 Giugno 2024 - 23:50

Copiare in un test scolastico è una violazione dello studente, che mina il suo percorso scolastico, ma farlo all’esame di Maturità è ancora peggio. Si commette un reato, con le conseguenze del caso.

Copiare all’esame di Maturità è un reato, ecco cosa si rischia

Nei test scolastici non si dovrebbe copiare, questo lo sa chiunque. Bigliettini, passaparola, ricerche internet, auricolari e stratagemmi vari non sono certo utili al percorso di apprendimento dello studente. Copiando si viola il senso stesso dell’istruzione, perdendo un’occasione per mettersi alla prova e annullando in concreto il valore della valutazione. Incidenti così possono capitare a tanti studenti, spesso nemmeno per la pigrizia nella preparazione del compito ma per la pressione e l’ansia del fallimento.

Non sempre chi viene colto sul fatto riceve punizioni severe, tanti insegnanti si mostrano comprensivi e preferiscono aiutare gli allievi a capire perché un comportamento del genere è innanzitutto inutile per loro stessi. Cedere alla tentazione di copiare all’esame di Maturità, uno degli apici del percorso di studi, è però estremamente grave.

Trattandosi di un Esame di Stato, copiare è un reato e lo studente, peraltro maggiorenne, è esposto alle conseguenze penali del caso. Ma anche guardando solo al lato scolastico, copiando si rischia di autodanneggiarsi in modo importante, magari vanificando anni di impegno e sacrifici. Ecco cosa si rischia.

Copiare all’esame di Maturità è un reato

Nessuna norma del Codice penale vieta espressamente di copiare o comunque attingere ad aiuti esterni durante l’esame di Maturità. Così, molti studenti ignorano le conseguenze di questa “leggerezza”, complice il fatto che la legge sull’argomento è quasi centenaria. Attenzione, però, a non pensare che questo illecito venga lasciato impunito. Non mancano le condanne sul punto e il rischio è comunque molto più ampio della possibile riuscita.

Si tratta in particolare della legge n. 475 del 19 aprile 1925, secondo cui è reato presentare come propri “dissertazioni, studi, pubblicazioni, progetti tecnici e, in genere, lavori che siano opera di altri” in esami o concorsi prescritti da autorità pubbliche o dalla pubblica amministrazione per il conseguimento di titoli scolastici e accademici, abilitazioni, rilascio di diplomi o patenti e così via.

Sono quindi banditi tutti gli aiuti esterni, non importa se provenienti da un libro di testo, un compagno suo malgrado troppo generoso, un articolo sul web o qualsiasi altra fonte.

Cosa si rischia

Secondo la legge, il trasgressore è punibile con la reclusione da un minimo di 3 mesi a un massimo di 1 anno, ma la pena non può essere inferiore a 6 mesi nel caso in cui il tentativo abbia avuto successo. In altre parole, non solo è rischioso copiare all’esame di maturità, ma è ancora più rischioso riuscirci per poi essere scoperti in un secondo momento.

E chi passa il compito?

Spesso si tende a giustificare i compagni che aiutano gli altri a copiare, in quello che sembrerebbe un gesto di solidarietà tra colleghi. In realtà, visto che questo comportamento è un reato, contribuirvi è altrettanto sbagliato e pericoloso. La legge n. 475/2025, infatti, stabilisce che l’eventuale aiutante è sottoposto alla stessa pena dell’altro. Si vuole così creare un forte deterrente, tenendo conto del fatto che chi si limita a “passare il compito” non ottiene per sé alcun tipo di vantaggio.

Cosa succede se vieni scoperto a copiare

Copiare a scuola non è mai ammesso, ma di solito non è un reato. Ecco perché tanti studenti continuano a creare escamotage per aggirare le regole, peraltro spesso dando prova di un ingegno che sarebbe molto più proficuo se applicato alla preparazione dell’esame. Come già ribadito, però, chi copia all’esame di Maturità commette un reato e dunque rischia innanzitutto una querela.

Nella migliore delle ipotesi non andrà di fatto in carcere, ma dovrà comunque sostenere un processo e un qualche tipo di condanna, macchiandosi così la “fedina penale” per un gesto tanto futile. L’esame è caratterizzato da una certa formalità che di solito non permea gli istituti scolastici, con documenti e regole molto rigide sulle tempistiche, le assenze per andare al bagno, gli oggetti da portare con sé.

Eppure, questa serietà spesso non viene percepita adeguatamente. Bisogna quindi sapere che, anche laddove non si arrivasse a una denuncia per il buon cuore degli insegnanti, si mette a repentaglio tutto il percorso di studi.

In particolare, è la Commissione d’esame (compresi i commissari esterni) a decidere come sanzionare l’allievo sorpreso a copiare alla maturità. Dalla diminuzione del punteggio della prova, fino all’annullamento della stessa o dell’intero esame. In caso di annullamento della maturità, lo studente viene bocciato e deve ripetere l’anno scolastico da capo per tentare nuovamente di conseguire il diploma. La Commissione può decidere in maniera piuttosto arbitraria a riguardo, di norma tenendo conto anche della gravità complessiva del fatto.

La responsabilità degli insegnanti

Gli insegnanti che, contro il principio professionale che li dovrebbe ispirare, aiutano gli alunni a copiare sono parimenti perseguibili penalmente. In questo caso, oltretutto, possono subire provvedimenti disciplinari molto gravi, a cui si aggiungono le accuse per eventuali altri reati (tra cui anche la corruzione).

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