Coronavirus: Corea del Sud festeggia, zero casi. Come si vive adesso nel Paese?

Violetta Silvestri

30/04/2020

In Corea del Sud, per la prima volta, nessun contagio domestico. Una vittoria contro il coronavirus per la nazione asiatica, che però resta prudente. Come si vive la quotidianità nel Paese?

Coronavirus: Corea del Sud festeggia, zero casi. Come si vive adesso nel Paese?

Ottime notizie per la Corea del Sud: il Paese non ha più nuovi contagi interni, un risultato importante dopo circa 10 settimane di lotta al coronavirus.

La nazione asiatica è stata un’osservata speciale durante la pandemia e il suo modello di azione contro il virus è diventato un punto di riferimento di efficienza.

Test diffusi e applicazione di un sistema di tracciamento rigido dei contagi hanno consentito alla Corea del Sud di limitare i positivi e la diramazione epidemiologica, prediligendo la distanza sociale anziché il blocco del Paese.

Ma come si sta riavviando alla normalità la popolazione? Gli accorgimenti continuano a essere rigorosi e nel segno della prudenza. Il Centro Coreano per il Controllo delle Malattie ha affermato che fino a quando non vi sarà un vaccino è inevitabile che questa pandemia ritorni.

Corea del Sud: come si vive dopo l’epidemia?

Epidemia dimenticata in Corea del Sud? La vittoria contro il virus c’è stata, ma abbassare la guardia sarebbe un gravissimo errore secondo gli esperti e i politici nazionali.

La normalità per le persone, infatti, continua a essere influenzata da pratiche che prima non facevano parte della vita di tutti i giorni. Come si vive adesso in uno dei Paesi più colpiti dal coronavirus? Innanzitutto nel nome dell’allontanamento sociale.

Le chiese sono state riaperte, ma i fedeli sono ancora tenuti a mantenere le distanze e a indossare le mascherine. Stesse regole per gli studenti che hanno dovuto affrontare gli esami: banchi da un posto e ben lontani uno dall’altro.

Il pranzo non è più il momento di socializzare e ritrovarsi con gli amici in piena tranquillità e libera convivialità. Sono stati installati schermi protettivi sui tavolini e introdotte pause dal lavoro in orari sfalsati, per tenere le persone separate.

Le persone sono certamente tornate a uscire e a stare in giro per le strade, ma devono misurarsi la temperatura prima di essere entrare in edifici o luoghi che ospitano eventi.

Il Paese è anche riuscito a mantenere il trasporto pubblico relativamente al sicuro dal coronavirus. Le stazioni della metropolitana sono state meticolosamente pulite e con spray per la disinfezione. Sui mezzi mascherine e guanti sono obbligatori e nei taxi si devono prediligere i pagamenti in modalità mobile.

ll baseball - che è estremamente popolare in Corea del Sud - continua ancora, sebbene non ci siano spettatori. I fan non sono ammessi e agli arbitri è stato ordinato di indossare guanti.

Gli alunni sono tornati a scuola, ma solo virtualmente. Le aule rimangono vuote e le lezioni sono ora condotte online.

Ma è stato l’appuntamento elettorale di inizio aprile che ha davvero testato la capacità della Corea del Sud di contenere i contagi.

Migliaia di persone si sono messe in fila davanti ai seggi il 15 aprile per votare alle elezioni dell’Assemblea nazionale. Hanno ricevuto guanti di plastica, hanno rispettato le distanze e le temperature corporee sono state controllate prima che gli elettori entrassero nelle cabine di voto.

Si temeva che questo evento potesse causare un picco nel numero di casi, ma dopo due settimane è evidente che non è successo. E il partito al potere ha ottenuto una clamorosa vittoria, grazie anche al sostegno pubblico per la gestione della crisi.

Parola d’ordine in Corea del Sud: prudenza

La notizia di zero casi domestici è una meta, ma non il traguardo finale per la Corea del Sud.

Il ministro della Salute è stato chiaro: “Alcuni esperti prevedono che COVID-19 rimarrà per un massimo di due anni, e dobbiamo accettare la realtà che non possiamo tornare alla vita pre-coronavirus.”

I funzionari sono convinti che la strategia funzionerà solo se le persone resteranno diffidenti e che “il più grande segno di pericolo nella nostra società sta diventando la negligenza, il credere che i rischi di infezioni siano spariti”. Così hanno avvertito dal Centro per le malattie.

La prudenza continua a essere la linea guida per la Corea del Sud, anche con zero contagi.

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