Il coronavirus ormai è un’emergenza sanitaria ed economica. Ma cosa insegna l’epidemia alle grandi potenze? C’è una parola chiave: diversificazione. Perché è importante adesso per il commercio globale?
In queste settimane di allarme per il coronavirus, il mondo si interroga su più fronti. Uno tra tutti è quello economico. Sono troppi, infatti, gli intrecci tra le più grandi potenze economiche e la Cina per non soffermarsi sulle conseguenze dell’epidemia e su cosa essa può insegnare.
Se è vero, infatti, che la nazione asiatica ha una profonda integrazione con l’economia globale - lo scorso anno il dragone ha contribuito al 12% del commercio a livello internazionale - allora è fondamentale tirare le somme da questa drammatica emergenza.
La parola d’ordine, infatti, è diversificazione. Il coronavirus insegna che nessuno è immune dal contagio di una catastrofe accaduta dall’altra parte del pianeta. Allora, per evitare il blocco economico, è bene correre ai ripari.
Coronavirus e diversificazione economica
Più della guerra commerciale, Stati Uniti e Cina saranno divise dal coronavirus. Questo è quanto sostengono alcuni economisti. Quello che si sta verificando tra le due potenze mondiali, infatti, è un’accelerazione del cosiddetto “disaccoppiamento”.
Le economie statunitense e cinese, dalle catene di approvvigionamento ai flussi di investimento e commerciali, saranno ancora legate per gli anni a venire. Ma, come analizzato da economisti, la crisi del coronavirus ha fatto capire agli Stati Uniti e a tutti i partner commerciali e di investimento della Cina il valore della diversificazione. Non si può dipendere così fortemente da un solo mercato, come, appunto quello del dragone.
Dinanzi all’emergenza, le aziende sono chiamate a ripensare alla loro catena di approvvigionamento a lungo termine. Ecco, allora, che il disimpegno economico tra Cina e Stati Uniti si sta concretizzando.
Come ha evidenziato un analista del Milken Institute:
“Non può essere tutto in Cina, abbiamo visto alcune conseguenze dell’eccessiva dipendenza da un solo mercato chiave.”
Coronavirus: da impatto negativo a stimolo positivo per le economie?
L’epidemia iniziata a Wuhan, in Cina, ha ribaltato le catene di approvvigionamento. Le città cinesi si sono bloccate, limitando le attività produttive e obbligando chiusure più lunghe di quanto inizialmente previsto.
Ad esempio, molte case automobilistiche sono state temporaneamente costrette a chiudere i loro impianti in Cina per contenere i rischi di contagio da coronavirus.
Secondo quanto riferito, il più grande fornitore di Apple, Foxconn, non ha ancora ripreso completamente la produzione nelle sue fabbriche cinesi e gli analisti hanno previsto un taglio delle previsioni sulle spedizioni di iPhone.
Il segretario al Commercio degli Stati Uniti Wilbur Ross ha affermato che il coronavirus in Cina potrebbe essere positivo per l’America. Ha detto che avrebbe indotto le aziende a riconsiderare le loro catene di approvvigionamento e a restituire posti di lavoro e produzione agli Stati Uniti.
“Penso che contribuirà ad accelerare il ritorno dei lavori in Nord America”, ha dichiarato a fine gennaio. “Alcuni negli Stati Uniti, alcuni anche in Messico.”
Il coronavirus offre spazio a nuove soluzioni economiche e riporta in luce il valore della diversificazione, sperando sempre che presto tutto torni alla normalità.
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