Il coronavirus si sta diffondendo un po’ in tutte le zone del mondo. Tra queste c’è l’Iran. Perché la diffusione dell’infezione in questo Paese è davvero allarmante? I motivi sono da riscontrare proprio nei caratteri specifici della nazione e della sua condotta politica.
Il coronavirus è arrivato anche in Iran. Sembra che nessun posto nel mondo sia davvero esente dalla diffusione dell’epidemia. Sebbene l’infezione non presenti alti rischi di letalità, i contagi su alcuni territori piuttosto che in altri possono rappresentare rischi importanti.
L’Iran è proprio uno di questi casi. Già sono sorti dubbi sulla trasparenza nell’informazione relativa al numero di contagi e vittime. Il ministro della salute ha negato che i decessi legati al coronavirus sono oltre 16. Poi, ha dovuto ammettere di essere lui stesso affetto dall’infezione.
Una situazione complessa, quella iraniana. La Repubblica Islamica, infatti, è abituata a offrire un’immagine di infallibilità del regime, spesso invocando a complotti stranieri pur di non affrontare emergenze interne.
Il coronavirus in Iran, dunque, pone un duplice allarme: interno e per i Paesi vicini. Si rischia una nuova tragedia umanitaria. Ecco perché.
Il coronavirus in Iran preoccupa: ecco perché
Cinque dei nove Paesi del Medio Oriente che hanno riportato infezioni hanno affermato che i loro primi casi erano tutti collegati a viaggiatori provenienti dall’Iran.
Questi Stati sono Libano, Kuwait, Bahrein, Iraq e Oman. Nel frattempo, gli Emirati Arabi Uniti hanno anche affermato che le ultime infezioni nel paese sono state un turista iraniano e sua moglie.
In questo contesto, i Paesi a rischio immediato sono quelli con stretti legami con l’Iran, secondo il dott. Abdinasir Abubakar dell’Ufficio regionale dell’OMS per il Mediterraneo orientale.
“In Medio Oriente, paesi confinanti con l’Iran - come la Turchia, l’Iraq - e paesi che lo hanno e i paesi che hanno grandi comunità sciite sono maggiormente a rischio di importazione del coronavirus.”
Cosa succede se dall’Iran il virus si diffonde in tutta la regione? La prospettiva è inquietante perché stiamo parlando di Paesi con emergenze complesse e sistemi sanitari deboli, dotati di infrastrutture assolutamente inadeguate con scarsa capacità di risposta. Siria, Yemen, Libia, poi, sono in guerra e viste le condizioni in cui versa la popolazione non sarebbero in grado di arginare i contagi.
A danno, naturalmente, dei civili, già massacrati da vere e proprie tragedie umanitarie. Ecco perché la tendenza del regime iraniano a coprire le tragedie interne è un allarme importante. In gioco ci sono stabilità della regione e vite umane.
Il presidente Rouhani ha già gridato al complotto straniero, che vorrebbe diffondere il panico nello Stato pe rindebolirlo. In realtà, la tenuta del Paese schricchiola già, nonostante la schiacciante vittoria in Parlamento delle forze conservatrici più estreme allate della Guida suprema, alle elezioni di venerdì.
La popolazione più giovane è già scesa in piazza a manifestare contro il regime e il suo tentativo di occultare l’abbattimento dell’aereo ucraino. Senza la verità sul coronavirus, potrebbero esplodere nuove tensioni, in un Iran già isolato da sanzioni e povertà.
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