Solo ieri il viceministro della Sanità, Iraj Harirchi, aveva negato pubblicamente che il numero di decessi legati all’epidemia in Iran fosse maggiore di quanto diffuso. Oggi è in quarantena con il coronavirus
Il viceministro della Sanità iraniano si è ammalato di coronavirus. Lo ha confermato lui stesso, Iraj Harirchi, a distanza di neanche 24 ore dalla conferenza stampa di ieri, durante la quale aveva negato con forza che il numero di decessi legati all’epidemia fosse maggiore rispetto a quello diffuso dal governo.
In molti infatti, tra giornalisti e associazioni sanitarie, segnalano tuttora che si siano registrate ben più delle 16 morti dichiarate dalle Autorità, probabilmente oltre le 50.
Harirchi aveva invece cercato di dare rassicurazioni circa le cifre diffuse, che ad oggi quantificano 95 contagi in Iran. “Se fossero davvero 50 i decessi, mi dimetterei subito”, aveva replicato, di fronte alle numerose domande.
Oggi ha pubblicato un breve video in cui dichiara di avere il coronavirus:
“Ieri mi è venuta la febbre e mi sono sottoposto a un check-up medico. Oggi è stato confermato che sono positivo al coronavirus. Al momento sono isolato, ma in generale mi sento bene e continuo a lavorare al telefono. Col cuore vi dico: prendetevi cura di voi stessi. Sono certo che sconfiggeremo il coronavirus”,
ha dichiarato.
Coronavirus: viceministro iraniano nega i morti, poi si ammala
In molti avevano fatto notare le condizioni sospette del viceministro proprio durante la conferenza stampa già citata.
Apparso debole e affaticato, Harirchi sudava visibilmente al fianco del portavoce di governo Ali Rabiei, prima di scoprirsi affetto da coronavirus qualche ora dopo.
Alla notizia, i social hanno rilanciato il video della conferenza, prima a livello locale poi internazionale, rendendo virale l’immagine del politico di Tehran che, con espressione sofferente, si asciuga la fronte madida di sudore.
Non è la sola figura politica iraniana che ha contratto il temuto virus: Mahmoud Sadeghi, parlamentare, ha scelto Twitter per comunicare la malattia, invitando all’unità nazionale e a seguire i dettami sanitari.
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