In nove mesi il coronavirus ha fatto 1 milione di vittime. Cosa gli impedirà di farne altrettante prima del vaccino? L’OMS ha la risposta
Sono passati nove mesi dall’inizio della pandemia di COVID-19. Altri nove potrebbero passarne prima della diffusione del vaccino. Per questo non è da escludere che si arrivi a 2 milioni di morti di coronavirus prima che si arrivi al vaccino. È quanto afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel giorno in cui la conta delle vittime ammonta a 983.900.
OMS: probabili 2 milioni di morti
Proprio mentre il bilancio dei morti sfiora il milione di persone, l’OMS non esclude che quel numero possa raddoppiare l’anno prossimo.
“A meno che non facciamo tutto il possibile, non solo è immaginabile, ma anche molto probabile, perché abbiamo perso 1 milione di persone in nove mesi” - lo stesso periodo di tempo che ci vorrà per ottenere il vaccino, nota il dottor Mike Ryan, direttore esecutivo dell’OMS per le emergenze sanitarie.
“La vera domanda è: siamo preparati, collettivamente, a fare quello che ci vuole per evitare quel numero”, ha chiesto Ryan nel corso di un briefing.
Ryan ha aggiunto che la seconda ondata di coronavirus non è colpa dei giovani: il recente aumento dei contagi è stato causato, piuttosto, dall’allentamento delle misure di confinamento e da riunioni private fra persone di tutte le età.
Italia verso proroga stato d’emergenza
In Italia, Paese con altissimo tasso di mortalità da COVID-19, è praticamente certa la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 dicembre.
In un’intervista di oggi, venerdì 25 settembre, il ministro della Salute Roberto Speranza ha detto che sullo stato d’emergenza verrà fatta “una valutazione da qui a qualche settimana quando arriverà a scadenza”, ma il membri dell’esecutivo si tengono “pronti ad ogni evenienza”.
Lo stato d’emergenza dovrebbe scadere fra 20 giorni, il 15 ottobre.
A sollevare particolari preoccupazioni non è tanto il numero di contagi in Italia, sebbene oggi si sia toccato un nuovo record della seconda ondata, ma il fatto che il virus circoli “moltissimo in Francia, in Spagna” e in tanti Paesi del Nord Europa.
Per questo, ha detto Speranza, “dobbiamo continuare a tenere alto il livello di attenzione con le misure e i comportamenti individuali, che sono essenziali”.
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