La tregua tra Israele e Hamas è stata prolungata di altri due giorni, ma al termine gli scontri nella Striscia di Gaza potrebbero riprendere più feroci di prima. Ecco cosa potrebbe accadere.
La tregua che ha concesso tempo ai palestinesi per cercare i dispersi e contare i morti stava per concludersi allo scadere del quarto giorno, ma alle 17.30 (ore italiane) sembra sia stata ufficializzata una proroga.
Per altre 48 ore a Gaza ci sarà la sospensione dei combattimenti in cambio della liberazione di altri 10 prigionieri ogni 24 ore di tregua, almeno in linea teorica. Se infatti la tregua consente lo scambio di 50 prigionieri israeliani in cambio di 150 prigionieri palestinesi, questa prevedeva anche la possibilità per i palestinesi di muoversi liberamente sulla Salah al Din Road per evacuare il Nord della Striscia, ma così non è stato: ai palestinesi è stato concesso di muoversi solo vero Sud, a nessuno è stato concesso di rientrare verso Gaza City.
Inoltre, Sky News Uk ha ripreso il 25 novembre cecchini israeliani sparare ad altezza uomo contro chiunque tentasse di avvicinarsi al checkpoint.
Ma sorge spontanea una domanda: cosa accadrà al termine delle ulteriori 48 ore concesse ai palestinesi? Ci sarà un’altra proroga oppure riprenderanno i combattimenti? Proviamo a rispondere alla domanda contemplando due diversi scenari, dove uno non esclude l’altro: ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo.
La tregua tra Hamas e Israele è stata prolungata
È stata prolungata la tregua tra Israele e Hamas. L’accordo sembra sia stato raggiunte alle 17.30 ore italiane, grazie alla crescente pressione di Qatar, Stati Uniti ed Egitto.
Allo scadere del quarto giorno, il 28 novembre, sembra quindi che la possibilità di prolungare la tregua di 48 ore sia ufficiale. E l’organizzazione palestinese trarrebbe numerosi vantaggi dall’aver prolungato la tregua.
Infatti, prolungare le ore di stop ai bombardamenti consentirebbe ai comandanti di Hamas di riorganizzarsi e prepararsi ad attaccare l’esercito israeliano di istanza nel Nord di Gaza, sia per difendere il Sud da possibili incursioni delle forse di Tel Aviv.
Inoltre più giorni di tregua potrebbero comportare un aumento delle pressioni sia locali che internazionali su Israele affinché non riprenda i combattimenti, i bombardamenti e l’attuale genocidio di massa.
Lo stesso presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha confermato che il suo obiettivo è di far durare questa “pausa”, così come le stesse famiglie degli ostaggi vorrebbero che l’accordo fosse prolungato, per poter riabbracciare i loro familiari. Prima o poi però gli ostaggi in mano ad Hamas finiranno: cosa ne sarà allora dei palestinesi e di Gaza?
Termine la tregua tra Hamas e Israele: la guerra riprenderebbe più feroce di prima
Il problema dell’attuale tregua tra Israele e Hamas è che questa appunto rimane solo una “tregua”: una sospensione temporanea dei combattimenti. Il che vuol dire che non si tratta di certo della soluzione che può porre fine all’attuale genocidio.
Inoltre non è detto che Hamas rilasci tutti gli ostaggi durante questa tregua: non conviene. L’organizzazione ha sì bisogno di tempo per riorganizzarsi, ma non può rilasciare tutti gli ostaggi, per i quali si potrebbe aprire un secondo round di negoziati.
La speranza è quella di concludere un accordo che includa un cessate il fuoco permanente e il rilascio di numerosi prigionieri palestinesi, i quali, a causa della legge israeliana, possono veder prolungata la propria detenzione senza un vero processo - una delle ragioni che fa di Israele non una democrazia.
Ma se queste sono le carte di Hamas per poter giungere al cessate il fuoco, bisogna essere obiettivi e guardare l’attuale quadro: al termine della tregua - pur se prolungata - Israele riprenderà la sua guerra contro Hamas. I combattimenti saranno anche più cruenti e feroci di prima.
E a confermarlo sono le parole del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, il quale ha dichiarato che sono ben 3 gli obiettivi di questa guerra: eliminare Hamas; restituire gli ostaggi e garantire che “Gaza non diventi di nuovo una minaccia per lo Stato di Israele”. Parole che sembrano minacciare la libertà di Gaza, la quale rischia di essere occupata militarmente, come accadde nel 1967. I combattimenti riprenderanno nel Nord della Striscia, alla ricerca dei tunnel, mentre i militari continueranno a sparare a vista a chi tenta di ritornare alla propria casa - o almeno a quello che ne rimane. Intanto Hamas che farà?
Se è vero che alcuni dei comandanti sono rimasti uccisi nei bombardamenti, si sospetta che Hamas si trovi nei famosi tunnel, nei quali però - secondo Luciano Caracciolo - Israele sarebbe ben più debole. In ogni caso Hamas non è vicino alla resa, e sicuramente proverà a combattere più duramente nel Sud della Striscia per un ultimo tentativo di resistenza armata.
Intanto la comunità internazionale chiede il “cessate il fuoco” come Francia e Spagna. Gli Stati Uniti, pur non avendo ancora ufficializzato la richiesta, è preoccupata per cosa accadrà dopo, tentando di tenere a bada la campagna di Israele nel Sud di Gaza. In ogni caso, anche se gli Stati Uniti riuscissero a far pressioni di Israele, affinché non giunga nel Sud di Gaza, lascerebbe gli abitanti rinchiusi in una striscia di terra ancora più piccola.
E se qualcuno ancora si domanda cosa potrebbe accadere, basta guardare le immagini di questo genocidio. Intanto le ultime parole di Netanyahu suonano minacciose: “Continueremo fino alla fine”. A questo punto bisognerebbe domandarsi: quando sarà finita per Israele? Quando Hamas sarà disintegrato o quando non rimarrà più alcun palestinese a Gaza?
© RIPRODUZIONE RISERVATA