La crisi di Governo con le dimissioni di Draghi sta impattando sul mercato del debito nazionale: i rendimenti salgono e il selloff sui titoli di Stato si fa strada. Cosa osservano gli investitori?
Gli investitori si stanno già preoccupando di cosa significhino la fine del Governo Draghi e le elezioni anticipate, e quanto un aumento dei costi di prestito possa essere sopportato dal secondo stato della zona euro più indebitato.
Il punto è che l’Italia, sotto osservazione da sempre per il suo livello di debito, si trova di nuovo nel mirino dei mercati con una coincidenza da brividi per i trader: la fine dell’esecutivo di unità nazionale coincide con la riunione cruciale della Banca centrale europea, che si prepara ad annunciare il suo primo rialzo dei tassi di interesse in 11 anni.
Come altri Stati indebitati dell’Eurozona, il Belpaese ha trascorso gli ultimi anni, in cui la liquidità era a buon mercato e abbondante, cercando di ridurre la propria vulnerabilità all’aumento dei tassi e alle scosse dei mercati.
Tuttavia, resta più esposto all’aumento degli oneri finanziari di quanto potrebbe sembrare, secondo alcuni analisti. E gli investitori hanno già iniziato a vendere le obbligazioni nazionali.
Dimissioni Draghi: i rischi per investitori in bond
La crisi politica italiana, l’ennesima, ha riacceso i riflettori soprattutto sul mercato obbligazionario. Mentre si scrive, lo spread Btp-Bund segna 232 punti dopo aver sfiorato i 240 e il rendimento dei titoli di Stato decennali si attesta a 3,662%, rispetto alla chiusura di 3,468%.
La reazione degli investitori alla notizia dall’Italia è stata chiara e la nota decennale del Paese ha subito reso il 3,58%, con ben 19 punti in più, il massimo da fine giugno.
Previsioni cupe avanzano per il nostro Paese, allontanando gli investimenti. Citi vede il divario Btp-Bund decennali raggiungere i 250-275 punti base in caso di elezioni.
Questo “non è un buon giorno per investire in Italia”, ha affermato Sebastien Galy, senior macro strategist di Nordea Asset Management. Gli economisti di Goldman Sachs Group hanno affermato che gli sviluppi “stanno aggiungendo incertezza politica al rischio economico rappresentato dalla crisi energetica.”
La situazione italiana, infatti, aggiunge preoccupazione all’Unione Europea, che è già alle prese con le ricadute dell’invasione russa dell’Ucraina, una crisi energetica che ha fatto impennare l’inflazione in tutta la regione e la minaccia di una recessione. Per l’Italia, le dimissioni di Draghi mettono in dubbio il budget e i progressi nelle riforme necessarie per sbloccare 200 miliardi di euro di aiuti dall’Ue.
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Tutto questo, ovviamente, ricade sul sentiment degli investitori, impattando soprattutto nel mercato del debito, sul quale domina il selloff al momento.
Un’analisi di Reuters descrive bene il quadro assai incerto per l’Italia. Se, infatti, da una parte il nostro Paese ha allungato le scadenze del debito, anche se in modo minore meno rispetto alle nazioni dell’Europa meridionale, il totale dell’indebitamento è più alto di quanto non fosse durante la crisi del debito della zona euro.
Debito italiano sotto stress
A circa sette anni, la vita media del debito italiano è inferiore a quella del 2010 e solo marginalmente superiore a quella del 2012, quando l’Eurozona è uscita dalla crisi. In più, il Paese è in ritardo sui finanziamenti quest’anno, e ha completato solo il 52% delle emissioni di debito entro la fine di giugno contro il 68% allo stesso periodo dell’anno scorso, stando alla stima di Janus Henderson. Tradotto: la nazione prenderà in prestito a tassi di mercato più elevati.
“Nessuno può stare tranquillo in un momento come questo, ma è una situazione gestibile, considerando l’intera cassetta degli attrezzi a nostra disposizione, inclusi 80,2 miliardi (euro) di liquidità a fine maggio”, ha dichiarato in una intervista del mese scorso il capo della gestione del debito italiano, Davide Iacovoni.
Tuttavia, prosegue l’analisi Reuters, “con un 3,59%, gli oneri finanziari a 10 anni dell’Italia sono aumentati di circa 200 punti base nel 2022, all’incirca quanto sono aumentati alle stelle nel 2011. Gli investitori affermano che il 4% è il livello in cui si instaura il panico. Questo è stato violato il mese scorso, spingendo la Bce ad agire.”
Rendimenti maggiori si traducono in un costo per pagamenti del debito italiano molto più elevato. Lo Stato deve sborsare di più per pagare gli interessi, togliendo risorse ad altri settori cruciali. Considerando che l’indebitamento nazionale è salito a un record di 2.759 trilioni di euro ad aprile, secondo la Banca d’Italia, l’andamento dei titoli di Stato preoccupa.
La conclusione, per investitori e non solo, è che l’Italia è ancora molto più vulnerabile di altri paesi, perché la sua emissione obbligazionaria è orientata verso scadenze più brevi, con il 35% del debito in essere in scadenza entro la fine del 2024. Questo significa che dovrà affrontare rifinanziamenti a oneri maggiori.
Non solo, l’aumento dei rendimenti ha un impatto immediato sulle banche e sui costi di finanziamento delle imprese e delle famiglie “entrando nel flusso sanguigno dell’economia”, osserva Richard McGuire, capo della strategia dei tassi di Rabobank.
Il mercato del debito resta quindi osservato speciale da trader, politici ed economisti: la crisi di Governo sta riportando l’Italia nell’incertezza e in un sentiment di sfiducia.
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