Cosa significa voto utile?

Chiara Esposito

11/09/2022

Guida alle elezioni 2022: il reale peso dei voti e l’influenza della comunicazione politica dei candidati che giocano la carta del voto utile.

Cosa significa voto utile?

Nel dibattito politico si fa sempre più strada il riferimento al “voto utile”, un concetto che gli elettori più giovani potrebbe non conoscere. Sapere cosa significa questa espressione e, soprattutto, comprenderne i possibili risvolti è però fondamentale in vista delle elezioni del 25 settembre.

Ci troviamo infatti davanti a una strategia elettorale piuttosto sfaccettata, usata sia per incidere sul numero di voti raccolti sia sulla composizione futura del Governo. In particolar modo dobbiamo tener presente che ricorrere a questa scelta comunicativa può influenzare gli esiti di voto che, in determinati scenari, comportano anche un controllo diretto sul Parlamento che verrà. Verosimilmente, il tema del voto utile influenza l’immaginario collettivo di numerosi elettori cercando quindi di incidere sulla loro percezione del peso effettivo del voto espresso.

Normalmente questa retorica viene alimentata in caso di spaccatura bipolare, ma qui si piega alle logiche delle percentuali evidenziate negli ultimi sondaggi.

Parlando di “voto sprecato” come contraltare di una scelta orientata in maniera personalistica, la politica non offre l’intero quadro della situazione, che va piuttosto indagato partendo dal quesito: a chi conviene il voto utile? Esiste davvero o può piuttosto essere letto da entrambe le facce dalla medaglia?

Voto utile, una possibile definizione

De Mauro definisce il voto utile come un «voto dato al candidato che si ritiene possa vincere invece che al candidato più gradito». La faccenda però è più complicata di così.

Chi pronuncia l’espressione «voto utile» vuole dipingere nella mente degli elettori una connessione logica secondo la quale dare il proprio voto ai partiti più piccoli e con poca speranza di arrivare alla soglia di sbarramento equivale a «sprecare il proprio voto», trattandosi di una preferenza che sarà ininfluente ai fini della scelta del futuro Governo. Il contraltare, la scelta più «utile», sarebbe votare i grandi partiti o coalizioni - di cui ovviamente fa parte lo stesso promotore dell’iniziativa.

Questa mossa è osteggiata dalle realtà partitiche e dai movimenti meno affermati, che vorrebbero piuttosto intercettare indecisi e insoddisfatti, così da ridistribuire i voti disponibili nelle proprie aree di riferimento ideologico.

Il discorso è quindi inscindibilmente legato alla legge elettorale con la quale si va a votare che, nel caso del Rosatellum, prevede una soglia di sbarramento fissata al 3% su base nazionale per partiti e liste singole, e al 10% per le coalizioni sia al Senato che alla Camera, tracciando in definitiva un livello minimo di voti necessari per accedere alla ripartizione dei seggi.

La strategia di Enrico Letta

Il primo a rilanciare con grande clamore la strategia del voto utile in questa edizione 2022 delle politiche è stato senza dubbio Enrico Letta, segretario del Pd. La motivazione di fondo che spinge a una sollecitazione di questo tipo è indirizzare verso la sua coalizione i voti ancora vaganti dei possibili elettori del terzo polo e dei 5 Stelle riuscendo quindi a potenziare la propria percentuale di consenso.

Il fine è impedire una vittoria piena della coalizione del centro destra, dipinta strenuamente come una forza da abbattere e ostacolare. In una campagna non tanto basata sulle proposte o sulla propria individualità quanto più in chiave di alternativa «responsabile» all’ascesa dei suoi avversari, Alessandra Sardoni, giornalista per tg La7, spiega ai microfoni di Chora Media come Letta mostri di non avere altri mezzi per consolidare i propri numeri, soprattutto dopo lo smacco inflittogli da Calenda.

L’auspicio di Giorgia Meloni

Il voto utile però non è solo quello chiamato a gran voce in segno di unità con la minaccia del conservatorismo, è anche una strategia silente auspicata dalla stessa leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Meloni infatti potrebbe garantirsi un ampio margine di distacco dai suoi compagni di coalizione se gli elettori del centrodestra, pur simpatizzando maggiormente per Lega e Forza Italia, decidano di convogliare i propri voti verso il partito dato in testa nei sondaggi. Il beneficio più grande che FdI potrebbe trarre da quest’eventualità è quello di poter esprimere senza troppi accordi, frizioni e compromessi, il nome del presidente del Consiglio.

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