Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Partito Democratico: ecco cosa potrà cambiare dopo il successo alle primarie del governatore del Lazio.
Nicola Zingaretti ha vinto con un autentico plebiscito le primarie del Partito Democratico, con la prossima Assemblea Nazionale che lo nominerà nuovo segretario. Oltre il 65% dei circa 1,7 milioni di cittadini che si sono recati ai gazebo hanno infatti votato per il governatore del Lazio.
I suoi due sfidanti Maurizio Martina e Roberto Giachetti, così come Matteo Renzi, hanno subito riconosciuto la sconfitta congratulandosi con Zingaretti, ma adesso si deve capire in che direzione andrà questo nuovo corso dem.
Oltre ai cambiamenti interni, la grande domanda è se adesso con Zingaretti alla sua guida il Partito Democratico cambierà il suo atteggiamento nei confronti del Movimento 5 Stelle, magari aprendo a un dialogo come invece non c’è stato la scorsa primavera quando erano in corso le trattative per formare un nuovo governo.
Come cambia il PD con Zingaretti?
Andando ben oltre i più rosei sondaggi della vigilia, Nicola Zingaretti ha vinto con percentuali bulgare le primarie PD di domenica 3 marzo. Dopo le dimissioni di Matteo Renzi e la reggenza di Maurizio Martina, sarà lui ora il nuovo segretario dei dem.
“Non sono il capo, ma il leader di una comunità - ha commentato a caldo Zingaretti dopo il successo - Molti elettori che hanno votato per altre forze politiche stanno tornando. Da domani unità e cambiamento”.
Parole concilianti così come quelle dei suoi principali avversari politici all’interno del partito. Matteo Renzi ha parlato di “vittoria bella e netta”, mentre Roberto Giachetti è stato il primo a congratularsi con il governatore per il trionfo alle primarie.
Toni distesi anche perché questo per il PD sembrerebbe essere un buon momento. Dopo la debacle alle ultime politiche, alle recenti regionali in Abruzzo e Sardegna il centrosinistra ha ottenuto comunque dei buoni risultati.
L’affluenza massiccia alle primarie ha poi ridato entusiasmo all’ambiente, che ora si deve preparare ad affrontare al meglio l’election day del 26 maggio quando si voterà per le europee, per il primo turno delle amministrative e per le regionali in Piemonte.
All’interno del Partito Democratico però gli umori non sono tutti distesi. I renziani, dopo aver gestito il partito negli ultimi anni, si ritrovano adesso in minoranza e temono “epurazioni” anche perché loro raramente hanno lasciato qualcosa ai nuovi vincitori.
Al momento non ci sono nuove scissioni in vista, ma Matteo Renzi difficilmente potrà accettare un ruolo da comprimario all’interno del partito. Il largo successo di Zingaretti è, indirettamente, un grande flop per l’ex premier.
A partire dai listini per le europee, ci sarà adesso un profondo rinnovamento nei volti anche se resta da capire cosa ne sarà di Siamo Europei, il listone pensato da Carlo Calenda insieme a +Europa e Verdi: Zingaretti ha appoggiato il progetto, ma adesso si dovrà capire se il nuovo segretario sarà disposto a presentarsi senza nome e simbolo del partito.
I rapporti con il Movimento 5 Stelle
Durante la campagna elettorale di queste primarie, Roberto Giachetti ha spesso attaccato in maniera diretta Nicola Zingaretti accusandolo, in caso di vittoria, di voler poi aprire un dialogo con il Movimento 5 Stelle.
“Ho detto fino alla noia che non ho alcuna intenzione di allearmi con il Movimento 5 Stelle” ha spesso ripetuto il nuovo segretario del PD, ma senza dubbio tra i tre candidati in campo è lui quello con posizioni meno ortodosse sui pentastellati.
In Regione Lazio, dove il governatore non ha una maggioranza numerica su cui poter contare, sono stati diversi gli avvicinamenti con i 5 Stelle anche se alla fine non è mai stata siglata un’intesa.
Quando Luigi Di Maio nel post voto delle politiche decise di aprire i “due forni”, anche se non c’era molta convinzione in quello di sinistra, Matteo Renzi pose un veto anche all’apertura di un dialogo preliminare.
Con Zingaretti come segretario questo probabilmente non sarebbe successo, anche se il PD adesso vuole puntare tutto su una dura opposizione al governo gialloverde per recuperare i voti perduti viste le difficoltà dei 5 Stelle.
La vittoria di Zingaretti però potrebbe paradossalmente anche rafforzare il governo Conte: con un PD non più ostile a prescindere con il Movimento, Matteo Salvini potrebbe preferire evitare avventati scossoni per non incorrere in pericolosi ribaltoni di governo.
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