Ecco perché stanno aumentando i contagi e qual è il ruolo della variante Eris secondo una ricerca dell’Università dell’Insubria riguardo ai dati dell’infezione in Italia.
A mesi dalla dichiarazione dell’Oms sulla fine della pandemia causata dal Covid-19 i contagi riprendono a salire, dimostrando l’utilità del monitoraggio sanitario nonostante il termine dell’emergenza. I numeri del Covid in Italia hanno infatti mostrato una rapida impennata in queste settimane, con un aumento dei contagi, ma anche – seppur molto lieve – dei decessi e dei ricoveri ospedalieri.
Si resta comunque ben lontani dalle criticità a cui il Covid ci ha sottoposto in passato, difatti il ministero della Salute non ha diffuso alcuna precauzione aggiuntiva per la difesa dal virus, se non il limitato obbligo di tamponi. Nessun ritorno alla pandemia, dato che le conseguenze del Covid sono attualmente molto limitate, anche grazie all’immunità raggiunta con contagi e vaccinazioni.
Per mantenere la situazione sanitaria quanto più stabile resta fondamentale il controllo degli esperti, anche perché - pur fuori da ogni allarmismo - il virus resta un pericolo per i soggetti più fragili. L’immunità che permette di resistere, peraltro, inizia a vacillare dinanzi alle nuove varianti. È quindi fondamentale capire il motivo che si cela dietro ai cambiamenti del virus e soprattutto alla risposta immunitaria dei soggetti che vengono infettati, per rispondere adeguatamente di volta in volta. Un recentissimo studio dell’Università dell’Insubria potrebbe spiegare proprio perché stanno aumentando i contagi, appoggiando le ipotesi di diversi esperti sulle nuove varianti Covid.
Perché stanno aumentando i contagi, lo studio italiano
L’Università dell’Insubria ha condotto una ricerca sull’aumento dei contagi da Covid-19 in Italia, con la supervisione del professor Fabio Angeli del Dipartimento di Medicina e innovazione tecnologica dell’ateneo varesino. Lo studio confermerebbe la tesi già portata avanti dagli esperti in queste ultime settimane, ovvero la strettissima correlazione tra l’aumento dei contagi e l’arrivo della nuova variante Eris.
Quest’ultima si è guadagnata la classificazione come “variante d’interesse” dell’Oms già il 9 agosto, quando con il suo arrivo i contagi hanno mostrato i primi rialzi importanti. L’incremento del tasso di ospedalizzazione e di mortalità, che seppur lieve esiste e non può essere trascurabile, è stato quindi analizzato rispetto alla nuova variante che come, se non di più, delle precedenti, conferma l’adattabilità del virus e la sua progressiva resistenza.
Lo studio dell’Università dell’Insubria è stato pubblicato l’8 settembre sulla rivista European Journal of Medicine dal gruppo di ricerca formato dal professor Fabio Angeli (docente di Malattie dell’apparato cardiovascolare) insieme a Martina Zappa (biotecnologa dell’ateneo), Andrea Andolina (infettivologo di Ics Maugeri) e Paolo Verdecchia (ricercatore cardiovascolare di Perugia). I risultati evidenziano gli effetti della mutazione (F456L) sulla proteina Spike del virus e che caratterizza la variante Eris (EG.5) sull’aumento dei contagi e sulla resistenza agli anticorpi.
La variante Eris, responsabile dell’aumento dei contagi
Gli studiosi dell’Insubria hanno rilevato che la mutazione della proteina Spike del virus consente alla nuova variante di eludere più facilmente gli anticorpi generati dalle infezioni pregresse e dalle vaccinazioni. Lo studio, pubblicato i primi di settembre, ha confermato le altre ricerche condotte sulla trasmissibilità della nuova variante, tanto che il ministero della Salute ha annunciato l’arrivo di nuovi vaccini contro il Covid-19 efficaci anche contro Eris.
La ricerca ha rilevato che, grazie alla mutazione denominata F456L, la variante EG.5, comunemente chiamata Eris, ha e preserva le stesse capacità di trasmissione delle precedenti varianti Omicron, mantenendo anche un’alta resistenza agli anticorpi. In particolar, il professor Angeli ha dichiarato che la variante Eris “ha maggiore resistenza agli anticorpi e un’inalterata capacità trasmissiva e di legame alle nostre cellule”.
Questa informazione è fondamentale per comprendere le ragioni dell’aumento degli indicatori Covid in Italia, ma anche per orientare efficacemente la prevenzione. Sembra infatti confermarsi che il Covid non perderà le capacità di diffusione con il tempo, come si auspicava, ma anzi grazie alle nuove varianti il virus si adatta sempre meglio alle difese.
Di fatto, la variante Eris è per ora dominante in Italia, essendo stata rilevata in almeno il 40% dei sequenziamenti. Un dato fondamentale per rendere efficaci i sistemi di protezione ed evitare così le conseguenze più gravi causate dall’infezione, preservando l’immunità faticosamente raggiunta. Per il momento il rischio rimane stabile, ma sulla pericolosità di Eris ci sono diversi pareri, soprattutto sulle sue capacità di affezione delle vie respiratorie alte. I virologi, comunque, sembrano concordare sulla necessità di monitorare i contagi, ma non si attende una nuova ondata pandemica.
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