Non convince la posizione sulla sostenibilità dei debiti in alcuni Paesi come l’Italia. Il rischio è perdere la fiducia dei mercati.
L’economia svizzera contrasta bene gli effetti della crisi. Quella europea arranca. Quella italiana rischia.
È questo in sintesi, il senso dello studio «Monitor Svizzera» diffuso da Credit Suisse per il 2° trimestre 2022.
Analisi sul medio-lungo periodo
Secondo l’ultimo rapporto della banca svizzera, verso la metà di questo decennio, le conseguenze generate dalla condizione congiunturale che coinvolge l’economia internazionale, porteranno a una condizione di sostenibilità per Svizzera e Germania. Altri Paesi, invece, si troveranno alle prese con una sfida rivolta alla stabilizzazione del tasso d’indebitamento. Negli Stati Uniti - sempre secondo gli analisti di Credit Suisse - ciò dovrebbe accadere a partire dal 2027, mentre in Spagna e Francia dal 2028.
Diversa è la situazione per l’Italia che - per gli esperti della banca svizzera - si distingue per la combinazione problematica di una posizione fiscale fondamentalmente negativa e il rischio di un’alta volatilità. Al più tardi, dalla metà 2025, per non perdere la fiducia dei mercati, il Bel Paese dovrà riuscire a trovare un equilibrio tra il consolidamento necessario della propria economia e l’austerità che danneggia la crescita. Un passaggio necessario per non perdere la fiducia dei mercati.
Meglio va per la Svizzera
Diversa è la situazione per l’economia della Confederazione, la cui economia resiste bene alla difficile situazione globale.
Gli analisti di Credit Suisse, infatti, mantengono invariata la stima di crescita economica del 2,5% per l’anno in corso.
Ma c’è di più: nonostante la svolta dei tassi d’interesse, a detta degli esperti, il rischio di una crisi del debito internazionale a breve termine non appare preoccupante.
Scenario generale positivo
In Svizzera dunque, le buone notizie non mancano. La dinamica positiva successiva alla revoca delle misure anti Covid-19 ha spinto la ripresa economica della Confederazione. Nel frattempo, permane la propensione agli acquisti dei consumatori grazie all’elevata sicurezza individuale dei posti di lavoro e nonostante la preoccupante situazione in Ucraina.
Infine, secondo gli esperti di Credit Suisse l’inflazione in aumento non ha generato una diminuzione del potere d’acquisto in Svizzera.
A sostenere l’economia elvetica, infatti, si sono la crescita dell’occupazione, lo spostamento verso posti di lavoro con stipendi migliori: basti pensare che la somma dei salari pagati nel primo trimestre 2022 è cresciuta del 3,9%, con un livello più alto dell’inflazione (2,1%).
Restando in tema di inflazione, per Credit Suisse il tasso si attesterà oltre il 2,0% entro la fine di quest’anno (media annua per il 2022: 2,3%). Grazie alla situazione vantaggiosa del mercato del lavoro, con una crescita dell’occupazione dell’1,7% e degli stipendi dello 0,8%, la perdita di potere d’acquisto dell’economia generale continuerà dunque a essere moderata.
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