Quali sono le conseguenze di un eventuale fallimento di Credit Suisse? Quali pericoli per l’economia reale? Confronto con i recenti crac di SVB e Signature Bank negli Stati Uniti.
Dopo i fallimenti delle banche statunitensi Svb e Signature Bank, va in scena il dramma di Credit Suisse. La banca elvetica è sotto stress a causa di una serie di problemi che hanno portato il prezzo delle sue azioni a cedere oltre il 14% in una sola seduta. Sebbene non ci sia un coinvolgimento diretto con i fallimenti delle banche statunitensi, la preoccupazione degli investitori è alta, con i credit default swap di Credit Suisse ormai vicini a quota 1.000 punti, una soglia mai vista nemmeno durante la crisi del 2008.
Il titolo ha toccato il nuovo minimo storico di 2,115 franchi ed è la maglia nera dell’indice Stoxx Europe 600 e dello Smi. Credit Suisse è considerata una banca troppo grande per fallire, per la rilevanza sistemica che ha. Ecco perchè investitori ed esperti provano a fare previsioni sulle azioni Credit Suisse.
Credit Suisse può davvero fallire?
Credit Suisse ha subito un crollo in borsa negli ultimi giorni dopo che il suo principale azionista, la Saudi National Bank (Snb), ha deciso di non fornire ulteriore liquidità alla banca svizzera.
La banca ha pubblicato in ritardo il bilancio annuale relativo al 2022, chiudendo in perdita gli ultimi cinque trimestri e annunciando che registrerà una perdita anche nel 2023, dopo il rosso di 7,29 miliardi di dollari del 2022. Inoltre, il gruppo ha perso miliardi di dollari a causa dei prestiti accordati al fondo speculativo Archegos, che è fallito, e ha investito 10 miliardi di dollari nei fondi legati alla britannica Greensill Capital, anch’essa andata in bancarotta.
Questi problemi hanno portato alla fuga dei clienti del Wealth Management, che hanno ritirato 100 miliardi di fondi dalla banca nell’ultimo trimestre del 2022. Per risolvere la situazione, lo scorso autunno Credit Suisse ha avviato un profondo riassetto.
La situazione di Credit Suisse sembra essere molto delicata, con la banca che sta affrontando diverse difficoltà che stanno influenzando il prezzo delle sue azioni. La decisione di Snb di non fornire ulteriore liquidità e il contesto di incertezza generato dai fallimenti delle banche americane ha ulteriormente aggravato la situazione, e il futuro della banca svizzera è incerto.
Tuttavia i vertici aziendali hanno recentemente rassicurato gli investitori sulle risorse a disposizione dell’istituto, affermando di possedere una solida riserva di capitale di 100 miliardi di dollari. Questa dichiarazione è stata confermata anche dal Wall Street Journal, il quale ha sottolineato che la liquidità dell’istituto ammonta a ben 238 miliardi di dollari, una cifra notevole che sembra non essere stata intaccata dallo scorso giugno.
Inoltre, diversi analisti, tra cui Swissquote, hanno espresso la convinzione che le autorità svizzere non permetteranno mai il fallimento di una banca così importante per l’economia del Paese. Considerando l’importanza sistemica del Credit Suisse e il possibile danno d’immagine che un suo crollo potrebbe causare, si ritiene che il governo svizzero farà di tutto per garantire la sua stabilità finanziaria. Nonostante le difficoltà, sembra quindi che il Credit Suisse abbia ancora le risorse necessarie per superare la crisi attuale.
Quali conseguenze di un possibile fallimento di Credit Suisse?
Credit Suisse è un istituto finanziario di enorme importanza, il cui fallimento avrebbe conseguenze disastrose a livello globale. Proprio per questo motivo, la banca è sottoposta a regole estremamente severe, che mirano a prevenire il rischio di crac finanziario. Nonostante le difficoltà emerse negli ultimi mesi, molti esperti ritengono che un vero e proprio crollo del Credit Suisse sia ancora una possibilità remota.
In ogni caso, se dovesse verificarsi, le conseguenze sarebbero catastrofiche.
Secondo il professor Antonio Mele, docente di Finanza all’Università della Svizzera Italiana, il fallimento del Credit Suisse potrebbe mettere in ginocchio l’intero meccanismo dei pagamenti e della circolazione del credito a livello globale, creando gravi ripercussioni sul sistema finanziario mondiale.
Tuttavia, il rischio maggiore al momento sembra essere rappresentato dalla possibile riduzione del credito erogato all’economia reale, in seguito alle difficoltà finanziarie del Credit Suisse. Se infatti l’istituto dovesse attuare un piano industriale che comporti una diminuzione delle attività produttive, è possibile che si verifichi una riduzione del credito erogato all’economia reale, il che potrebbe avere conseguenze negative per l’economia svizzera nel suo complesso.
Previsioni sulle azioni Credit Suisse
«Credit Suisse fallirà». Durante un’intervista a Fox, il celebre autore di «Padre Ricco Padre Povero» e co-fondatore di Rich Dad Company, Robert Kiyosaki, ha esordito con questa previsione preoccupante. Secondo Kiyosaki, il mercato delle obbligazioni rappresenta il principale problema dell’economia americana e causerà «problemi seri» in futuro. Con un’esperienza pluriennale nel settore finanziario e una visione unica sulle dinamiche economiche globali, Kiyosaki non è un profeta di sventura, ma il suo avvertimento dovrebbe essere preso seriamente: nel 2008 aveva previsto il fallimento di Lehman Brothers.
Che Credit Suisse sia ora nell’occhio del ciclone lo dimostrano i suoi credit default swap, dei contratti di assicurazione che hanno l’obiettivo di proteggere l’investitore che detiene obbligazioni della banca. Il fatto che i Cds siano su livelli cosi alti dimostra che il mercato è particolarmente attento alle vicende della banca.
Secondo gli esperti, tuttavia, le autorità svizzere non lascerebbero mai fallire la banca sia per l’importanza sistemica che per il danno d’immagine che questo potrebbe arrecare al Paese. Ipotizzano piuttosto che Credit Suisse venga nazionalizzata o sia oggetto di un aumento di capitale parzialmente finanziato dallo Stato per far fronte alla necessità di nuovi fondi.
Secondo Kbw e altre società di analisi, la banca ha bisogno di almeno 4 miliardi di dollari. L’acquisizione da parte di un concorrente è un altro scenario che viene preso in considerazione, come la possibile vendita della divisione di prodotti cartolarizzati. Inoltre, Credit Suisse potrebbe inaugurare una stagione di massici tagli ai posti di lavoro per ridurre i costi, coinvolgendo il 10% dei 45mila dipendenti globali. Un’altra ipotesi è la creazione di una «bad bank» dove convogliare passività e crediti ormai inesigibili che potrebbero essere acquistati dallo Stato.
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