Banca Intesa entra nel settore del Bitcoin e degli asset digitali, segnando un cambio di paradigma nell’era post-monopolio delle Banche Centrali. Criptovalute e finanza si preparano a nuovi equilibri.
E’ di questi giorni la notizia che, con le dovute cautele, Banca Intesa sta entrando nel settore degli asset digitali come il Bitcoin, allargando l’area degli investimenti più sofisticati rappresentata finora da Etf e Future. Banca d’Italia, per parte sua, ribadisce la necessità di operare con prudenza, nell’ambito di controlli rigorosi.
Una novità assoluta, che ha ragioni precise: ad ogni azione corrisponde una reazione, un principio che non vale solo nella fisica classica ma anche in economia.
E’ stato una sorta di delirio di onnipotenza, quello che ha caratterizzato le decisioni delle Banche centrali occidentali a partire dalla Grande Crisi Finanziaria americana del settembre 2008, giustificato dalla necessità di rimediare a quella sorta di infarto, di blocco della circolazione monetaria che si era determinato sui mercati interbancari: nessuno prestava più denaro overnight, per il timore che il prenditore nascondesse la propria situazione di insolvenza mascherata da temporanea illiquidità, e potesse dunque fallire da lí a poche ore, avendo in portafoglio titoli senza più alcun valore. Né potevano assumersi questo stesso rischio le Banche centrali, che non potevano sapere che cosa si celasse come sottostante nei titoli in cui erano stati cartolarizzati i crediti che si erano rivelati di assai dubbia affidabilità. [...]
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