Secondo i dati di Imprese Italia, accanto al caro energetico, il 60% degli imprenditori ritiene che la tematica fiscale sia una priorità da affrontare.
Le imprese italiane sono travolte dalla crisi energetica e con i costi di luce e gas in notevole aumento e il tessuto economico nazionale non riesce più a produrre beni per la società. Inoltre, accanto al problema energetico, desta notevole preoccupazione l’aumento delle materie prime.
“I costi per le aziende sono insostenibili. Bisogna intervenire con la massima urgenza”, l’allarme della Confederazione Imprese Italia, con un appello del presidente Biagio Cefalo che chiede un intervento immediato e diretto del governo. Nel corso degli ultimi mesi, gli imprenditori registrano una situazione notevolmente peggiorata e la Confederazione Imprese Italia rilancia il pericolo di chiusura e fallimento per numerose imprese italiane.
“Non si può far finta di nulla e le istituzioni non possono ignorare l’appello delle imprese. Le speculazioni finanziarie hanno generato un ulteriore aumento dei costi energetici, approfittandosi della crisi innescata dal conflitto”, dichiara il presidente Biagio Cefalo. L’organizzazione delle imprese e degli imprenditori chiede al governo e all’attuale quadro istituzionale di non sottovalutare il momento storico di crisi economica che l’Italia sta vivendo con il rischio di una recessione economica senza precedenti.
L’organizzazione denuncia l’ulteriore aumento, registrato nelle ultime settimane, dei costi energetici con una stima che prevede 337 dollari per megawattora, uno scenario altamente preoccupante che farà registrare ulteriori aumenti dei costi energetici per le imprese e per le bollette delle famiglie italiane nel corso dell’autunno 2022.
Mercato di Amsterdam: 250 euro al megawatt
Le preoccupazioni della Confederazione Imprese Italia sono confermate dagli andamenti della borsa del mercato di Amsterdam, uno dei principali mercati di riferimento per lo scambio del gas all’interno del continente europeo, che registra un costo energetico al megawatt che ha sfiorato quota 250 euro, innescando una spirale negativa sul futuro economico nazionale e sull’impatto che tali costi avranno sulle bollette delle famiglie italiane. Una situazione che potrebbe ulteriormente peggiorare a causa delle tensioni geopolitiche della nostra contemporaneità, dopo l’annuncio della compagnia russa Gazprom che ha dichiarato di star per aumentare il costo del gas in Europa di quasi il 60% con l’arrivo del prossimo inverno, superando i 4mila dollari per mille metri cubi di gas.
Gli analisti energetici confermano scenari allarmanti elaborando dati che prevedono il costo del gas raggiungere, con l’arrivo della stagione autunnale, anche i 347 dollari per megawattora. L’allarme è scattato dopo la diffusione mediatica delle manovre di Gazprom e la riduzione delle capacità di trasporto del gasdotto Nord Stream, i cui flussi sono già ridotti al 20% e che dal 31 agosto al 2 settembre saranno completamente bloccati per “manutenzione”. “Cosa spinge così in alto i prezzi? Il flusso di materia prima proveniente da Mosca è stato ridotto e si attendono ulteriori aumenti nell’immediato futuro.
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Ad aggravare la situazione è anche l’emergenza climatica e il rischio siccità: le alte temperature hanno generato un consumo energetico elevato e la mancanza di acqua dolce nei fiumi rende ancora più drammatica l’attuale situazione economica e industriale. Le aspettative delle piccole e medie imprese legate al commercio, al turismo e al mondo dei servizi, nonostante la ripresa dei flussi turistici di questa estate, non risultano sufficienti e la situazione economica torna a peggiorare. Un’impresa su tre prevede di chiudere il secondo semestre con un fatturato in calo rispetto allo stesso periodo del 2021”, rilancia Biagio Cefalo.
Per gli imprenditori il fisco deve essere una priorità della politica
Le rivelazioni condotte dal Centro Studi di Imprese Italia su una platea di imprenditori legati all’organizzazione registrano preoccupazione anche per il rischio dell’inflazione e i pericoli legati all’abbattimento dei consumi da parte di una cittadinanza che intravede solo incertezze economiche. Gli imprenditori chiedono azioni risolutive al prossimo governo e la necessità di intervenire sui flussi energetici deve essere accompagnata da politiche di contrasto all’inflazione, con politiche mirate per le imprese e le famiglie italiane.
Altra tematica non più rinviabile è quella fiscale: secondo i dati di Imprese Italia, il 60% degli imprenditori ritiene la tematica fiscale prioritaria rispetto alle altre urgenze politiche e le opportunità del Pnrr, il rinnovamento della logistica, delle infrastrutture e la semplificazione burocratica diventano essenziali per la crescita economica post emergenza sanitaria. La questione fiscale resta centrale anche nelle politiche per il rilancio dell’occupazione e dei salari. Le indicazioni degli imprenditori convergono in larghissima maggioranza sulla necessità di un taglio del cuneo fiscale che venga avvertito da imprese e lavoratori.
Altra tematica è quella della detassazione degli aumenti salariali, indicata dal 36% degli imprenditori quali priorità, mentre il 29% degli imprenditori vuole un maggiore impegno nel contrasto della contrattazione privata e in molti chiedono un definitivo superamento dell’acconto fiscale, anche con l’abolizione definitiva dell’Irap, una nuova pace fiscale e la rottamazione delle cartelle esattoriali, oltre all’ampliamento dei limiti attuali del regime forfettario.
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