Mentre le sanzioni contro la Russia si fanno più dure e Mosca ha bloccato l’export di petrolio, Berlino pensa ad “aggirare” i divieti, mentre la sua politica economica può minare la concorrenza Ue.
L’embargo dell’Unione europea sul petrolio russo, nonostante la contromossa di bloccare le esportazioni in Occidente, sta mettendo in crisi Mosca. Insieme al price cap del G7 l’effetto è un abbattimento del prezzo del greggio degli Urali e una diminuzione dei volumi esportati dalla Russia. Il rublo si sta svalutando e il deficit si sta allargando. Ma anche gli effetti in alcuni Paesi europei sembrano duri e lo dimostra il piano su cui sta ragionando la Germania per aggirare i divieti e continuare in qualche modo a rivolgersi al Cremlino.
L’idea di Berlino è sostanzialmente quella di puntare sul petrolio del Kazakistan, attraverso un sistema di oleodotti russo. Nel frattempo va concretizzandosi la strategia di politica economica della Germania contro la crisi energetica, con quell’iniezione monstre da 200 miliardi di euro nell’economia del Paese che tanto ha fatto discutere.
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