Crisi di governo, cosa succede ora? Per l’Italia il futuro è nero

Alessandro Cipolla

9 Agosto 2019 - 09:23

Salvini ha certificato la crisi di governo e ora in Parlamento dovrà sfiduciare il premier Conte: a prescindere da quello che succederà nei prossimi giorni, tutte le prospettive non sono rosee per il nostro paese

Crisi di governo, cosa succede ora? Per l’Italia il futuro è nero

La crisi di governo è stata aperta e adesso non resta che aspettare di vedere cosa succederà a breve in Parlamento. Il premier Giuseppe Conte infatti non ha intenzione di dimettersi e quindi, se Matteo Salvini vuole tornare alle urne, lo dovrà sfiduciare votando contro insieme alle opposizioni.

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A questo punto difficile però che lo strappo che si è consumato all’interno dei gialloverdi possa essere ricucito, anche se non è detto che alla fine il Colle possa cercare di creare un governo tecnico o di scopo per realizzare la legge di Bilancio, con il paese che poi andrebbe alle urne nel 2020 dopo aver approvato la manovra.

Ma cosa succede ora che è stata aperta la crisi? A prescindere dai partiti che possono essere più o meno favoriti o sfavoriti da queste probabili elezioni anticipate, le tempistiche di questa rottura possono esporre il paese a gravi rischi.

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Gli scenari della crisi di governo

Con l’apertura di una crisi di governo adesso ci sono in sostanza due soluzioni. La prima è che il premier Giuseppe Conte rassegni le sue dimissioni, la seconda è che si proceda a un voto Parlamentare per vedere se l’esecutivo può contare ancora su una maggioranza.

Visto che Conte ha annunciato di non avere intenzione di fare un passo indietro, sarà inevitabile che spetterà al Parlamento il compito di staccare la spina al governo obbligando così Salvini ad assumersi tutte le responsabilità della fine dell’alleanza carioca.

Se il premier dovesse essere sfiduciato, allora il Presidente Sergio Mattarella inizierebbe subito le consultazioni per vedere se è possibile formare una nuova maggioranza a sostegno di un governo politico o tecnico.

Se non ci fossero i presupposti, allora il Colle non potrebbe far altro che sciogliere le Camere con delle nuove elezioni politiche che ci potrebbero essere almeno sessanta giorni dopo il rompete le righe.

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Se quindi le Camere dovessero essere sciolte subito dopo Ferragosto, l’Italia potrebbe tornare alle urne nella seconda metà di ottobre. A prescindere qualsiasi di queste opzioni non sembrerebbero essere felici per il futuro immediato del paese.

Cosa rischia l’Italia

La scelta di Matteo Salvini di aprire una crisi in questo preciso momento dell’anno è una mossa rischiosa per tutti tranne che per la Lega, pronta a capitalizzare al massimo il suo consenso alle urne in caso di voto.

A prescindere da qualsiasi opinione politica, a questo punto sarebbe un bene se il Carroccio e i 5 Stelle dessero il via a un nuovo governo ma con la stessa maggioranza, perché c’è bisogno che con la legge di Bilancio 2020 vengano sistemate le voragini lasciate in cassa con la manovra 2019.

In sostanza i gialloverdi dovrebbero prendersi la responsabilità di attuare quella che secondo loro era la cosiddetta Fase 2, ovvero quella che avrebbe permesso il rilancio di un paese che invece ora è fermo al palo con il Pil quasi a zero.

Se entro il 31 dicembre la legge di Bilancio non venisse approvata, scatterebbe l’esercizio provvisorio con l’automatico aumento dell’Iva al 25%, insieme a quello delle accise sul carburante, oltre a delle limitazioni di cassa.

In più ci sarebbe da capire come finanziare tutta una serie di provvedimenti e con quali misure coprire un buco di bilancio dettato, oltre che dalla mancata crescita, anche dai pochi euro raccolti finora dai beni statali che dovevano essere ceduti.

Insomma senza un governo operativo a novembre e dicembre sarebbe impossibile evitare tutto questo. In più l’Italia potrebbe finire in autentica balia dei Mercati finanziari tanto che lo spread è già tornato a salire pericolosamente.

Nel caso si dovesse votare a fine ottobre, soltanto se dovesse uscire fuori subito una chiara maggioranza dalle urne allora, in un’autentica corsa contro il tempo, si potrebbe evitare l’esercizio provvisorio.

Lo scenario non sarebbe roseo neanche se dovesse nascere a breve un governo tecnico o di scopo, visto che senza un preciso mandato politico difficilmente si potrebbe evitare l’aumento dell’Iva ma si cercherebbe soltanto di limitare i danni.

La mossa di Matteo Salvini quindi sembrerebbe aver messo a prescindere in difficoltà il paese, con il Capitano che questa volta parrebbe aver preferito abbandonare la nave prima che arrivasse la tempesta autunnale, magari così evitando di dover metterci la faccia sul sempre più probabile aumento dell’Iva.

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