Vetture sempre più tecnologiche e connesse che richiedono un gran quantitativo di semiconduttori, la crisi dei microchip allunga i tempi di consegna delle auto nuove fino a un anno.
Crisi dei microchip, mancanza dei semiconduttori, un altro terremoto si è abbattuto sul mercato dell’auto, mandando letteralmente in tilt le consegne. Se la crisi pandemica aveva messo in ginocchio un settore già duramente provato da tasse e superbollo, la carenza dei semiconduttori ha comportato nuovi rincari e soprattutto, ha allungato i tempi di consegna.
Basta dare un rapido sguardo a ciò che accade nelle concessionarie per rendersi conto effettivamente di quello che sta succedendo, ordini accumulati con caparre già versate, incentivi auto terminati ma con obbligo di consegna delle vetture di nuova immatricolazione entro i sei mesi dalla stipula del contratto, un zig zag tra burocrazia, fisco e situazione contingente dei mercati (costo acciaio, crisi dei microchip, trasporto materie prime), che certamente non aiuta venditori e case automobilistiche, già da qualche anno alle prese con il pareggio dei conti.
Crisi dei microchip: consegne fino a un anno
Tempi di consegna che in alcuni casi sfiorano i 12 mesi, chi acquista un’auto nuova deve attendere minimo 2-3 mesi per la consegna, per evitare di allungare ulteriormente i tempi, qualche marchio automobilistico è ricorso già ai ripari, eliminando dai listini, optional che richiedono un massiccio e addizionale utilizzo di semiconduttori, caso tipico è l’impianto hi-fi premium di diversi brand giapponesi, ma anche gruppi ottici a LED e adattivi di marchi europei.
Per evitare questa enorme attesa c’è chi si rivolge al mercato dell’usato, con grandi sorprese, perché anche qui, i prezzi sono lievitati alle stelle, modelli che fino all’anno scorso erano quatti 5/6.000 euro, oggi sfiorano i 10.000 euro.
Un esempio lampante è la smart fortwo di qualche anno fa, oggi impossibile da trovare se non a prezzi esorbitanti, stessa situazione per i SUV più gettonati sul mercato, Jeep Renegade e Compass hanno raggiunto quotazioni stellari.
La crisi dei microchip: ritardi da Taiwan
Il principale produttore mondiale di semiconduttori è Taiwan, paese che sta vivendo una delicatissima situazione geopolitica e che attualmente non è in grado di soddisfare l’ingente richiesta, anche in Corea si producono microchip, ma la stragrande maggioranza viene utilizzata per il fabbisogno delle economie locali.
Dunque le case automobilistiche nel tentativo di fronteggiare la domanda, cercano di far fronte alla crisi, aumentando i ritmi produttivi, brand quali KIA e Hyundai, in genere garantiscono tempi di consegna nell’ordine dei 2-3 mesi dall’acquisto, situazione decisamente diversa per altri marchi giapponesi, Toyota e Nissan hanno tempi medi di 6-7 mesi, Fiat segue in scia.
Il gruppo Volkswagen sta cercando d’intensificare la produzione di batterie e semiconduttori realizzando nuovi impianti produttivi interni, una visione a medio e lungo termine che sicuramente tra qualche anno porterà enormi benefici, ma che nell’immediato non impatta di certo sui tempi di consegna, in media in questo caso dai 9 ai 12 mesi.
Se ciò non fosse abbastanza c’è anche un altro fattore che sta impedendo la “regolare” consegna di componenti e conduttori, la guerra tra l’Ucraina e la Russia, sta incidendo pesantemente sul costo dell’acciaio ma anche dei semilavorati.
Le case automobilistiche stanno così adeguando i prezzi, con aumenti in media di 600/700 euro, situazione che stranamente, visto il largo utilizzo di semiconduttori, non ha coinvolto il segmento delle auto elettriche, in questo caso non ci sono stati aumenti, anzi.
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