I media di Kiev chiedono ai giornalisti di tutto il mondo di bandire alcuni termini utilizzati per descrivere l’operazione militare russa: ecco quali da “conflitto ucraino” a “espansione della Nato”.
Non è la guerra in Ucraina, ma l’invasione russa dell’Ucraina, no al termine crisi ucraina così come ai riferimenti all’espansione della Nato. Sono queste alcune delle richieste inviate dalle autorità ucraine ai media e ai giornalisti di tutto il mondo per utilizzare quello che, dalla loro prospettiva, sarebbe il giusto linguaggio per descrivere quanto sta avvenendo dall’inizio dell’invasione russa.
In una lettera aperta le organizzazioni che rappresentano i media ucraini, i giornalisti e i professionisti della comunicazione del Paese chiedono ai giornalisti internazionali di adeguare il loro linguaggio a queste richieste. Lo fanno chiedendo di mettere al bando alcune espressioni, con tanto di motivazioni, come spiega l’Adnkronos.
La richiesta che arriva da Kiev è quella di mettere al bando alcuni termini spesso utilizzati dai media di tutto il mondo per descrivere il conflitto scoppiato il 24 febbraio, quando le truppe del Cremlino hanno avviato la loro invasione militare. Parole che - si spiega - sono di “vitale importanza per noi e per la rappresentazione della verità”.
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Le parole da mettere al bando: no al “conflitto ucraino”
Le indicazioni fornite in questa lettera sono sostanzialmente sei. La prima è quella di bandire i termini “crisi”, “conflitto”, “operazione militare” se posti accanto alla parola Ucraina. La raccomandazione è quella di non usare neanche le espressioni “crisi ucraina” o “conflitto ucraino” perché, spiegano, si tratta in realtà di una “invasione”.
Il termine più appropriato, secondo gli ucraini, sarebbe “guerra della Russia in Ucraina” o “invasione russa dell’Ucraina”. Allo stesso modo, a loro giudizio, non si può utilizzare neanche l’espressione “guerra di Putin” perché, secondo quanto emerge dai sondaggi, i russi vogliono questa guerra: almeno il 60% sarebbe d’accordo. Nonostante gli attacchi civili: e non basta dire che i russi - proseguono i media di Kiev - non hanno accesso a informazioni indipendenti e attendibili.
Le parole al bando su Donetsk e Lugansk
Altro tema su cui si sofferma la lettera è quello dei territori di Donetsk e Lugansk: non sarebbe corretto definirle “aree detenute dai separatisti”, ma sarebbe meglio usare “proxy russi”. Viene spiegato che quello del 2014 nei territori di Donetsk, Crimea e Lugansk non è stato un vero referendum, ma si tratta di territori occupati dalle forze militari russe nello stesso anno.
Inoltre le repubbliche del Donbass - si legge ancora - “operano come parte dell’esercito russo”. La quarta richiesta è quella di non trattare la posizione russa e quella ucraina come “due di pari prospettive”: secondo chi ha firmato la lettera la Russia basa tutto sulla “menzogna” e sulla “negazione dell’esistenza dell’Ucraina come nazione”.
Gli ucraini chiedono di non parlare di espansione della Nato
Nella lettera si chiede di non parlare di “espansione della Nato”, perché così facendo si potrebbe giustificare la guerra ignorando invece la “voce democratica degli ucraini”. Infine da Kiev arriva un ultimo appello ai giornalisti di tutto il mondo: “Vi imploriamo di consultare esperti ucraini: la maggioranza degli esperti internazionali sono specializzati in Russia e nell’Europa dell’Est”.
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