Ucraina, rischio armi chimiche: «La Nato rafforza la presenza militare. Ecco quando interverrà». Intervista a Greco (Iai)

Emiliana Costa

24/03/2022

A un mese dall’inizio della guerra in Ucraina, si è svolto oggi il maxi vertice Nato a Bruxelles. Quale sarà la strategia, sanzioni o intervento? Intervista a Greco, vicepresidente vicario dello Iai.

Ucraina, rischio armi chimiche: «La Nato rafforza la presenza militare. Ecco quando interverrà». Intervista a Greco (Iai)

Un mese di guerra in Ucraina. Era l’alba del 24 febbraio quando le bombe russe hanno colpito i primi obiettivi, tra cui la capitale Kiev. È in quel momento che è iniziata l’odissea del popolo ucraino: da allora oltre mille vittime civili e 1.496 feriti. Tra i decessi ci sono 11 ragazze, 25 ragazzi e 39 bambini (dati Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani).

Oggi, a quattro settimane da quel giorno, il maxi-incontro dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles per definire una strategia comune in base ai possibili nuovi scenari. Anche il presidente Joe Biden è intervenuto al super vertice (Nato, G7 e Consiglio europeo).

Ma quale sarà la strategia della Nato? E come proseguirà il conflitto Russia-Ucraina? Possibile un golpe interno al Cremlino? Ne abbiamo parlato con Ettore Greco, vicepresidente vicario dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) e responsabile del programma di ricerca Multilateralimo e governance globale.

Qual è l’obiettivo del maxi-vertice dell’Alleanza Atlantica?

I paesi occidentali tornano a discutere di nuove sanzioni, sia da parte americana che europea. Non solo. Si predispone una pianificazione comune della risposta Nato in base alle contingenze possibili. Infine, l’argomento fornitura energetica, transatlantica e europea. Per quanto riguarda l’impegno militare, l’Alleanza Atlantica ha rifiutato ancora una volta la no-fly zone richiesta dal presidente ucraino Zelensky. Esclusa anche la possibilità di inviare aerei, per evitare un’escalation. La Nato si starebbe concentrando su un altro tipo di sostegno militare come sistemi antiaerei e missili intercettori in dotazione a paesi dell’Europa orientale. In cambio, gli Usa sarebbero pronti a inviare batterie di missili Patriot (antimissili) ai paesi Nato dell’est Europa. Anche la Turchia potrebbe fornire missili intercettori delle forze aeree. La Nato fornirà anche materiale protettivo contro attacchi chimici. Dal punto di vista strategico e politico, la discussione sui nuovi scenari riguarderà soprattutto il possibile uso delle armi chimiche. Un altro elemento che preoccupa sono gli impianti nucleari civili, anche qui il rischio è concreto. Ma alla fine del vertice non ci sarà una dichiarazione ufficiale su cosa intenda fare la Nato.

Kiev denuncia l’utilizzo di bombe al fosforo. In quale caso la Nato potrebbe decidere per l’intervento militare?

Nel caso vengano usate armi chimiche, la Nato ha dichiarato che ci saranno gravi conseguenze, ma non ha delineato in modo preciso che tipo di risposta potrebbe scattare. In questo senso, differisce dalle «linee rosse» di Obama nella guerra in Siria. All’epoca il presidente degli Usa minacciò l’intervento. Minaccia che poi però non ha avuto seguito. In questo caso Biden non è stato così diretto riguardo un eventuale intervento militare. La Nato potrebbe intervenire sicuramente se venisse fatto oggetto di attacco un paese dell’Alleanza.

C’è il rischio di un attacco nucleare da parte della Russia?

L’ipotesi armi nucleari è presente da tempo nella dottrina russa. Putin ha dichiarato che l’arma atomica verrebbe usata solo nel caso la Russia si sentisse minacciata, ma questa dichiarazione può avere diverse interpretazioni. Non solo l’avanzata di un esercito può far sentire minacciata Mosca ma anche la guerra economica delle sanzioni. In ogni caso, nell’incontro di oggi a Bruxelles la Nato stabilisce un rafforzamento militare nell’Europa orientale (Bulgaria, Romania, Slovacchia e Ungheria), pronti quattro gruppi di combattimento aggiuntivi americani. Questo si aggiunge alla presenza nei Paesi Baltici e alla maxi esercitazione in Norvegia. Tutto quello che Putin non voleva accadesse.

Si potrebbero aprire nuovi fronti?

I russi hanno chiesto sostegno militare alla Cina, ma non ci sono segnali chiari in tal senso. Questo cambierebbe il quadro, con sanzioni a Pechino. Ancora più pesanti per l’Europa. Inoltre, l’intelligence americana ha lanciato l’allarme di una possibile entrata in guerra della Bielorussia. Il paese è stato il trampolino di lancio dell’attacco da nord a Kiev. Questo sarebbe uno scenario rischioso, perché è uno stato confinante con paesi Nato. C’è anche il rischio di un fronte moldavo, dove c’è già una presenza russa al confine con Odessa.

Continua la guerra economica. Che tipo di sanzioni scatteranno ora?

Si adatteranno altre sanzioni non solo contro gli oligarchi, ma anche verso personalità politiche, funzionari della Duma. Saranno prese nuove misure finanziarie e coinvolte altre banche russe. Il tema più grosso sono le sanzioni sul petrolio. Alcuni paesi sono favorevoli, altri come la Germania sono contrari a colpire il settore energico. Gli americani hanno chiuso le importazioni energetiche dalla Russia, ma quella è un’altra situazione. Gli Usa hanno promesso più gas naturale liquefatto agli europei. Questo potrebbe attenuare parzialmente l’eventuale riduzione del gas russo.

Un mese fa lo scoppio della guerra in Ucraina. Potrebbe esserci un golpe interno come ventilato dall’intelligence ucraina?

Gli ucraini sono interessati a prefigurare questi scenari per favorirli, è difficile capire quanto queste indiscrezioni possano avere fondamento. Ci sono segnali che anche all’interno del gruppo dirigente russo ci sono delle crepe. Ma il gruppo attorno a Putin è abbastanza coeso e comunque il presidente russo rimane una figura popolare nel suo paese. Grazie anche all’apparato repressivo e al controllo sui media. Se la situazione peggiorerà, si potrebbero creare dinamiche per la defenestrazione di Putin. Ma questa al momento è solo un’ipotesi.

Come proseguirà il conflitto?

Se non ci saranno altri sviluppi significatici, come il sostegno cinese, si va verso una guerra di logoramento. I combattimenti continuano. Da un lato c’è la difficoltà dei russi a portare avanti questa invasione, a causa anche di problemi logistici e di invio delle risorse. D’altro canto gli ucraini, pur avendo qui e lì lanciato qualche offensiva, non ce la farebbero a portare avanti a lungo il conflitto. Ci potrebbe essere anche un collasso delle forse russe se si moltiplicano le diserzioni e le unità si disperdono.

Qual è adesso l’obiettivo di Putin?

Potrebbe avere due obiettivi: nel primo caso potrebbe fermarsi se pensa di aver ottenuto guadagni territoriali tali da poter dichiarare di aver vinto questa guerra. Il controllo sul mar d’Azov se cade Mariupol, creando in questo modo un corridoio sud che unisca la Crimea al Donbass. Potrebbe essere interessato anche a Odessa per togliere lo sbocco sul Mar Nero all’Ucraina. Nel secondo caso invece Putin potrebbe continuare finché non cadrà il governo di Zelensky. E finché continuerà con l’assedio a Kiev, è quello il suo obiettivo finale: sostituzione della leadership ucraina con un presidente filorusso.

Qual è la valutazione della strategia occidentale?

L’Occidente non poteva rimanere fermo di fronte a un’aggressione che viola i diritti fondamentali di una nazione. Inoltre l’invasione russa è stata giustificata come facente parte di un piano neoimperiale. Non si poteva non intervenire. L’assistenza militare della Nato all’Ucraina è parte di una strategia più ampia che comprende una guerra economica che punta a indebolire l’aggressore. In modo da indurlo a trattare in una posizione non di forza. Ma al momento il dialogo è remoto. Chi pensa che una resa dell’Ucraina porterebbe alla pace sbaglia di grosso. Genererebbe invece instabilità in tutta l’area, con il rischio di nuovi fronti.

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