Il prezzo del gas continua a scendere, ormai a livelli che non si vedevano dalla fine del 2021, e gli stoccaggi europei sono pieni. Ma c’è il rischio che ciò diventi un problema in primavera?
Il prezzo del gas continua a scendere. Anzi, a crollare. Tanto che i valori ora sono simili a quelli della fine del 2021, prima dell’invasione russa dell’Ucraina e dell’inizio vero e proprio della crisi energetica. E non basta neanche il freddo, arrivato in questi giorni in Europa, per far risalire le quotazioni del gas.
Il prezzo continua a scendere, tanto da raggiungere i livelli del settembre 2021. Il taglio delle forniture russe non sembra più essere un problema e anche le previsioni per il futuro sono ottimistiche, tanto che c’è chi pensa che ormai il prezzo possa restare sotto i 60 euro al megawattora per tutto l’anno.
Lo scenario è ben diverso da quello che si prospettava solamente un mese fa, quando alcuni analisti temevano un prezzo a 140 dollari fino alla primavera del 2024. Le cose stanno andando diversamente, ma come dimostrano anche le scorse previsioni basta poco per cambiare completamente rotta. La crisi energetica non può essere considerata alle spalle e una delle prossime sfide, per tutta l’Ue, riguarda gli stoccaggi: vediamo perché.
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Il prezzo del gas in continuo calo
Il prezzo del gas continua nella sua discesa e gli operatori si dicono ottimisti per il resto dell’inverno, anche grazie alle temperature meno rigide del solito e all’aumento dei flussi di Gnl in Europa. Le quotazioni continuano a scendere gradualmente: oggi hanno raggiunto i 51,4 euro al megawattora per poi risalire intorno a quota 54. Il calo, da inizio anno e quindi in pochi giorni, è addirittura del 32%.
Gas, la fine dell’inverno e il rischio razionamenti
Nonostante le buone notizie, sembra presto per poter dire che la crisi energetica sia finita. Per ora l’inverno è andato meglio del previsto, con i razionamenti che sono di fatto esclusi. Neanche un crollo delle temperature, comunque atteso in questi giorni, sembra preoccupare e poter portare a una riduzione forzata dei consumi. A rassicurare, inoltre, c’è anche l’ampia disponibilità di Gnl per l’Europa, con la Cina che al momento non sembra intenzionata a fare concorrenza.
Gli stoccaggi: cosa succederà alle scorte di gas
La discesa dei prezzi del gas dipende anche dal minor consumo durante le prime settimane dell’inverno e dal conseguente maggior riempimento degli stoccaggi. I depositi europei sono pieni quasi all’82%, molto più di quanto avvenuto solitamente in questo stesso periodo negli scorsi anni, quando il dato si attestava normalmente tra il 60% e il 65%.
Proprio gli stoccaggi, come spiega il Sole 24 Ore, sono un elemento decisivo per comprendere le dinamiche, comprese quelle di prezzo. Proprio la corsa al riempimento dei magazzini, negli scorsi mesi, ha spinto i prezzi verso l’alto, toccando anche la quota record di 340 euro al megawattora ad agosto. In quel caso la richiesta di gas era altissima per riempire almeno al 90% gli stoccaggi in tutta Europa.
Finora, però, quelle scorte non sono servite quasi per nulla. Per diversi motivi: il clima mite, la disponibilità di Gnl e anche la riduzione dei consumi. Vendere quel gas ora, strapagato in estate, non conviene. Ma cosa succederà in primavera? Quando verranno spenti i riscaldamenti è possibile che ci sia addirittura un eccesso di gas, con scorte al di sopra delle attese.
Anche per questo motivo ora il mercato sta reagendo in questo modo: il crollo dei prezzi dipende anche dal tentativo di riallineare domanda e offerta. Magari anche nella speranza di sollecitare un aumento dei consumi o di rivendere il Gnl in Asia. I mercati, quindi, spingerebbero a ridurre le scorte, ma non sembra che questo possa avvenire. E bisognerà quindi capire che effetto possono avere gli stoccaggi così pieni in primavera sul prezzo del gas.
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