Gas e riscaldamenti, stiamo risparmiando abbastanza per i prossimi mesi?

Stefano Rizzuti

14 Dicembre 2022 - 10:08

Quanto gas stanno risparmiando gli italiani e cosa succederà in inverno? Matteo Villa, analista dell’Ispi, spiega a Money.it quali sono gli scenari possibili per riscaldamenti e riserve strategiche.

Gas e riscaldamenti, stiamo risparmiando abbastanza per i prossimi mesi?

Un autunno più mite, una riduzione dei consumi anche col freddo e l’importazione di gas dalla Russia che non si è del tutto fermata: questi elementi, messi insieme, fanno intravedere una buona notizia per l’Italia e gli italiani. Lo spettro dei razionamenti si allontana leggermente e per la fine dell’inverno le scorte di gas a disposizione dell’Italia potrebbero essere leggermente superiori a quelle previste.

La novità più importante, secondo gli scenari ipotizzati dall’Ispi, è che ci sono buone probabilità che l’Italia non debba ricorrere alle riserve strategiche di gas per superare l’inverno. E che, quindi, restino un po’ di scorte in vista dell’anno successivo, che si preannuncia comunque molto complicato.

Matteo Villa, senior research fellow dell’Ispi, spiega a Money.it quali sono le tendenze sui consumi del gas in questo periodo, quanto gli italiani stanno risparmiando sull’uso dei riscaldamenti e cosa può succedere in termini di razionamenti e forniture per il nostro Paese.

Gas, l’Italia può salvare le riserve strategiche

Il primo punto riguarda le riserve strategiche, ovvero i 4,5 miliardi di metri cubi di gas che servono, sostanzialmente, in caso di emergenza. Probabilmente l’Italia riuscirà a non intaccarle: “C’è ancora un rischio, ma è molto inferiore rispetto a settembre, quando tutti gli scenari ci vedevano arrivare a intaccare le riserve strategiche, con un razionamento dei consumi di gas” inevitabile, sottolinea Villa.

Ora la situazione è diversa. Grazie a un autunno mite, sicuramente, che ci ha fatto risparmiare quasi tre miliardi di metri cubi (su un totale di 17 di riserva a inizio inverno). Ma anche grazie a una riduzione dei consumi.

La riduzione dei consumi industriali e privati

La riduzione dei consumi industriali diretti di gas è stata del 20-25% e continua su questa scia. Un dato preannunciato, contrariamente a quanto avvenuto sul fronte dei riscaldamenti privati. È vero, come ricorda l’analista dell’Ispi, che ridurre di molto i consumi è difficile, avendo bisogno del gas per riscaldarci, ma “al momento stiamo risparmiando più o meno tra il 10% e il 15% a parità di temperatura”. I consumi, dopo l’autunno mite, non sono quindi risaliti ai livelli degli scorsi anni, nonostante ora le temperature siano scese.

Gas, quanto risparmiano gli italiani

Villa, mantenendo la cautela, stima che si possano dare per acquisiti consumi più bassi del 10%. Un dato che potrebbe salire anche al 15%, anche perché al momento - grazie all’autunno mite - il calo dei consumi da settembre è del 17% rispetto al 2021. C’è, sicuramente, una maggiore propensione al risparmio da parte degli italiani, principalmente dovuta al fatto che le bollette sono più alte e in molti hanno deciso di abbassare il termostato di un grado o di un grado e mezzo, precisa l’esperto.

Non è da escludere, però, che con il “ridursi delle temperature sia possibile che qualcuno torni ad alzare i riscaldamenti”. Peraltro Villa sottolinea anche una tendenza comportamentale: quando la temperatura scende e inizi ad accendere i termosifoni, poi li riaccendi anche se nei giorni successivi fa di nuovo più caldo. Una tendenza che si è evidenziata, per esempio, “negli ultimi cinque giorni che sono stati più caldi della media, ma i consumi sono stati li stessi di 8-9 giorni prima”.

Le forniture di gas: cosa succede alle importazioni

Un aspetto da analizzare, anche e soprattutto in riferimento a ciò che succederà nei prossimi mesi, riguarda le importazioni di gas. Dopo l’autunno mite sono ripartite le forniture dalla Russia, per quanto siano sempre ridotte dei tre quarti rispetto al passato. Parliamo, comunque, di 20 milioni di metri cubi al giorno, “un pezzo fondamentale dei nostri consumi”. Se si dovesse continuare così per mesi potremmo “essere ancora più tranquilli dal punto di vista degli stoccaggi”.

C’è però qualche elemento che può preoccupare. Per esempio cosa succederebbe se altri Paesi, come la Germania, avessero bisogno di più gas dalla Russia? Il problema diventerebbe politico, con un prezzo più alto che Berlino si può permettere e Roma no. Il rischio è che scoppi una sorta di “guerriglia d’Europa” per Villa. Stesso problema che, peraltro, potrebbe verificarsi per esempio con il gas norvegese.

Se questi due scenari, con una riduzione delle forniture dalla Russia o dalla Norvegia, l’Italia rischia di sfiorare o addirittura intaccare le riserve strategiche. E “anche quando le sfiori, di fatto, poi le usi perché se sfrutti solo gli stoccaggi commerciali privati, la pressione diminuisce e non puoi erogare rapidamente quel gas nel sistema”.

Cosa succederà nel 2023?

Cosa succederà, quindi, alle riserve italiane nel 2023? È probabile, secondo i calcoli dell’Ispi, che si arrivi a livelli normali o leggermente più bassi di scorte rispetto agli scorsi anni. Non una brutta notizia, ma non è sufficiente per dormire sonni tranquilli in vista della stagione invernale 2023/2024. “Dobbiamo fare il massimo quest’anno - spiega Villa - perché nel 2023, anche se avremo il 25% del gas russo, sarà comunque meno di quanto ne abbiamo avuto nell’ultimo anno, quando il calo totale è stato intorno al 50%”.

Senza gas russo durante l’estate, l’Italia rischia di arrivare al prossimo inverno con stoccaggi riempiti al massimo al 60-65% e non al 95% come quest’anno. È vero che non sarebbe gravissimo perché “in totale gli stoccaggi europei rappresentano solo il 20% dei consumi, ma sarebbe comunque una situazione critica: se parti con il 65% in autunno poi devi fare razionamenti già a gennaio, se aggiungi un pezzettino russo e raggiungi il 75-80% allora magari li rimandi a febbraio”. In sostanza, prosegue Villa, “quello che facciamo oggi conta tantissimo per guadagnare settimane per il 2023-2024”.

L’Europa, prima della crisi, aveva bisogno di circa 400 miliardi di metri cubi l’anno, che si possono ridurre a circa 340 grazie ai risparmi. Ma se la Russia dovesse chiudere i rubinetti, ne mancherebbero comunque circa 100 miliardi, con tutti i razionamenti. E allora - prosegue l’analista dell’Ispi - bisogna vedere anche cosa succederà fuori dall’Ue: quest’anno è stato fondamentale il gas statunitense, ma non basta. Per esempio, di questi 100 circa 20 arrivano dal Qatar che non li ha ceduti alla Cina perché non servivano a causa delle restrizioni Covid. Ma se la Cina uscisse dal Covid, cosa potrebbe fare l’Europa? Rischia di avere 20 miliardi in meno, anche perché gli Usa non riescono ad aumentare le esportazioni.

Gas, il rischio razionamenti

Lo spettro dei razionamenti, quindi, è stato allontanato solo in parte. E anche oggi, secondo Villa, servirebbero per arrivare pronti al prossimo inverno. Da un punto di vista tecnico sarebbero d’aiuto, spiega, ma dal punto di vista politico “i governi guardano al breve periodo”. Così si forniscono aiuti per pagare le bollette, un approccio comune a quasi tutta l’Ue, ma così facendo non si riducono i consumi, incentivando tutti allo stesso modo. Non incentivare una riduzione dei consumi, peraltro, può comportare un nuovo aumento dei prezzi del gas a marzo.

Servirà ridurre i riscaldamenti in casa?

Cosa bisogna fare, quindi, sul fronte dei riscaldamenti privati? Sicuramente bisogna tenere conto delle condizioni delle persone che vivono nelle abitazioni: una persona anziana ha sicuramente più bisogno dei termosifoni. Ma il cittadino medio, invece, dovrebbe provare a ridurre i consumi, anche per convenienza personale: “Per esempio tenendo i termosifoni sopra i 18-19 gradi fai una cosa contro il tuo portafoglio oltre che contro la collettività”, afferma Villa.

Ridurre le temperature di un grado o un grado e mezzo rispetto alle normali abitudini degli scorsi anni ci porterebbe già vicini ai 18-19 gradi. Prima della crisi, infatti, le case venivano riscaldate “in maniera eccessiva, con una temperatura media di 22 gradi”. Già scendendo attorno a 20-20.5 gradi, basterebbe poi ridurre di un altro grado per “arrivare al 25% di risparmio”. Quindi basterebbe abbassare le temperature di un grado per arrivare a fine anno “con una situazione molto migliore sugli stoccaggi, a prescindere dalla Russia”. Anche se una situazione quantomeno critica resta inevitabile.

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