I currency swap sono contratti derivati che prevedono una scambio di capitale e interessi in valute differenti. Ecco cosa sapere per chi opera in borsa.
Il mercato dei currency swap muove circa 400 miliardi di dollari al giorno, rappresentando il 5% dell’intero mercato forex globale che vale 8,1 trilioni di dollari. Infatti, dalla prima operazione di currency swap del valore di 100 milioni di dollari tra Mobil Oil Corporation e General Electric Corporation Ltd nel 1981, questo strumento finanziario è diventato fondamentale per l’economia globale.
I currency swap, come vedremo, sono accordi che permettono a due parti di scambiare valute diverse a un tasso prestabilito per un periodo determinato. In particolare, le aziende utilizzano questo strumento per ottenere condizioni di prestito più vantaggiose rispetto a quelle offerte dalle banche locali. Come dimostrato dall’accordo di currency swap tra Giappone e India del 2018, del valore di 75 miliardi di dollari, questi strumenti finanziari possono raggiungere dimensioni considerevoli e svolgere un ruolo cruciale nelle relazioni economiche internazionali. Cerchiamo di capire meglio questi contratti analizzando funzione, normative ed esempi concreti.
Cos’è un currency swap e come funziona?
Innanzitutto, un currency swap rappresenta un contratto finanziario tra due parti che si impegnano a scambiare flussi di pagamento in valute diverse. In particolare, questo accordo prevede lo scambio di capitale e interessi denominati in due valute differenti, con un tasso di cambio prestabilito per un periodo determinato.
Lo scambio avviene attraverso tre fasi principali: lo scambio iniziale del capitale, i pagamenti periodici degli interessi durante la vita del contratto, e infine la restituzione del capitale alla scadenza. I tassi di interesse applicati possono essere entrambi fissi, entrambi variabili, oppure uno fisso e uno variabile, offrendo così una notevole flessibilità nella strutturazione dell’operazione.
Il primo contratto di currency swap venne stipulato nel 1981 tra la Banca Mondiale e IBM. Questo accordo nacque dalle esigenze contrapposte delle due istituzioni: la Banca Mondiale cercava fondi a basso tasso di interesse in marchi tedeschi e franchi svizzeri, mentre IBM desiderava convertire il proprio indebitamento in dollari per beneficiare del rafforzamento della valuta americana.
Inoltre, i currency swap si sono evoluti dalle forme di prestito parallelo concluse tra divisioni di gruppi multinazionali operanti in Paesi diversi. Oggi questi strumenti rappresentano una componente fondamentale del mercato finanziario, sebbene il loro volume sia inferiore rispetto agli interest rate swap.
Nel contesto aziendale, i currency swap offrono vantaggi significativi, come la possibilità di:
- proteggere le operazioni dal rischio di cambio;
- ottenere finanziamenti in valute estere a condizioni più vantaggiose;
- gestire efficacemente l’esposizione valutaria a medio-lungo termine.
Tipologie di Currency Swap
I currency swap si distinguono principalmente in tre categorie, ciascuna caratterizzata da diverse modalità di scambio dei tassi di interesse. Analizziamo nel dettaglio ciascuna tipologia per comprenderne le peculiarità e gli utilizzi specifici.
Fixed-for-Fixed Swap
- In questa tipologia, entrambe le parti si impegnano a scambiare pagamenti di interessi a tasso fisso in valute diverse. Per esempio, un’azienda americana può prendere in prestito dollari a un tasso fisso dell’8% e concedere un prestito in dollari australiani a un tasso fisso del 9%. Questo tipo di swap risulta particolarmente vantaggioso quando entrambe le parti cercano stabilità nei flussi di cassa e vogliono proteggersi dalle fluttuazioni dei tassi di cambio.
Fixed-for-Floating Swap
In questo caso, una parte paga interessi a tasso fisso in una valuta mentre riceve dalla controparte interessi a tasso variabile in un’altra valuta. Questa struttura permette alle aziende di:
- modificare una passività esistente, trasformando sia la valuta che il tasso di interesse;
- creare titoli sintetici combinando caratteristiche di diversi strumenti finanziari;
- ottenere una copertura efficace contro il rischio di cambio.
Floating-for-Floating Swap
- Questa variante prevede lo scambio di tassi variabili in due valute diverse. Un esempio pratico: se un’azienda ha un prestito a tasso variabile basato sul LIBOR in yen giapponesi e un investimento che rende TIBOR + 60 punti base, potrebbe utilizzare questo tipo di swap per proteggersi dal rischio di fluttuazione degli indici. Inoltre, questi swap consentono alle aziende di allineare le proprie obbligazioni di tasso di interesse con le condizioni di mercato prevalenti in ciascuna valuta.
Aspetti legali e regolamentari dei currency swap
La regolamentazione dei currency swap ha subito significative evoluzioni nel panorama finanziario italiano.
Normativa italiana di riferimento e documentazione ISDA
Fino al 2010, la normativa italiana considerava i cambi come servizio commerciale. Tuttavia, con l’introduzione della normativa europea MiFID, i currency swap sono stati classificati come strumenti finanziari. In particolare, la Legge n. 147 del 2013 ha introdotto restrizioni significative, vietando agli enti locali di stipulare nuovi contratti derivati, salvo specifiche eccezioni.
L’International Swaps and Derivatives Association (ISDA), invece, fornisce il framework contrattuale fondamentale per le operazioni in derivati. La documentazione ISDA stabilisce:
- termini e condizioni standardizzati per le transazioni;
- procedure di risoluzione delle controversie;
- gestione del rischio di credito della controparte;
Requisiti di reporting
In base al regolamento EMIR, le controparti devono assicurare che le informazioni relative ai contratti derivati conclusi siano trasmesse a un repertorio di dati sulle negoziazioni. Inoltre, la Banca d’Italia richiede che le modalità contrattuali, gli oneri e gli impegni finanziari in derivati siano espressamente dichiarati in una nota allegata al bilancio.
La documentazione deve includere una chiara attestazione della conoscenza dei rischi e delle caratteristiche dello strumento finanziario, nonché delle variazioni nella copertura del sottostante indebitamento. In particolare, per gli enti locali, l’autorizzazione alla conclusione di un contratto swap deve essere data dal Consiglio comunale, specialmente nei casi che coinvolgono finanziamenti upfront.
Esempi pratici di currency swap
Uno degli esempi più significativi nella storia dei currency swap è l’accordo stipulato nel 1981 tra la Banca Mondiale e IBM. La Banca Mondiale emise obbligazioni in dollari a tasso fisso e scambiò l’ammontare raccolto con IBM in cambio di marchi tedeschi e franchi svizzeri, per un valore totale di 205.485.368 dollari. Questo accordo permise alla Banca Mondiale di accedere a finanziamenti in valuta estera a tassi più vantaggiosi, mentre IBM beneficiò dell’eliminazione del rischio di cambio.
Successivamente, durante la crisi finanziaria del 2008, la Federal Reserve stabilì linee di swap temporanee con diverse banche centrali, tra cui la BCE. In particolare, quando i mercati di raccolta si prosciugarono a causa dell’estrema avversione al rischio, questi accordi consentirono alle banche dell’area euro di ottenere dollari statunitensi per finanziare le proprie attività.
Un esempio pratico più recente riguarda una società privata italiana che ha ottenuto un finanziamento di 9,54 milioni di euro. Per proteggersi dal rischio di cambio, l’azienda ha stipulato un currency swap euro/dollaro con un tasso di cambio di 1,14 €/$. Attraverso questo contratto, l’azienda ha effettivamente trasformato un finanziamento in dollari a tasso variabile in un finanziamento in euro a tasso fisso.
Inoltre, nel 2013, la BCE ha istituito un accordo di swap con la Cina, considerando la crescente importanza sistemica del Paese e l’espansione degli scambi commerciali tra le due economie. Questo accordo funge da meccanismo di sostegno alla liquidità, garantendo alle banche dell’area euro l’accesso ai renminbi cinesi anche in caso di disfunzioni del mercato.
Vantaggi e rischi per le aziende
Le operazioni di currency swap offrono numerosi vantaggi strategici per le aziende che operano nei mercati internazionali. Innanzitutto, questi strumenti permettono di stabilizzare i flussi di cassa e limitare l’impatto delle fluttuazioni dei tassi di cambio. In particolare, le aziende possono proteggere le proprie passività da futuri rialzi dei tassi di interesse di riferimento.
In breve, i principali benefici includono:
- maggiore certezza sui flussi di cassa per stabilizzare entrate e uscite;
- possibilità di ottenere condizioni di prestito più vantaggiose;
- protezione contro le variazioni dei tassi di cambio nelle operazioni internazionali.
Tuttavia, esistono anche rischi significativi da considerare. L’asimmetria informativa rappresenta una delle principali criticità, soprattutto nel rapporto tra istituti di credito e clienti. Inoltre, i contratti swap spesso contengono oneri impliciti, ovvero commissioni non espresse durante la fase di contrattazione.
Un aspetto fondamentale riguarda la gestione del rischio di credito della controparte, particolarmente rilevante nei contratti che si estendono su più anni. Per mitigare questi rischi, molte aziende scelgono di coprire solo una parte dei loro flussi di denaro con operazioni a termine.
La base per un approccio efficace è una strategia valutaria chiaramente definita che stabilisce quali flussi di pagamento vengono coperti, in quale misura e per quale periodo di tempo. Generalmente, la copertura avviene con un orizzonte temporale fino a 18 mesi, allineandosi con la pianificazione dell’esercizio successivo delle PMI.
Per ottimizzare i benefici, le aziende devono quantificare attentamente l’esposizione complessiva al rischio di cambio, analizzando attività, passività, ricavi e spese denominati in valuta estera. Tale valutazione permette di sviluppare strategie di copertura su misura per le specifiche esigenze aziendali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA