L’ingresso nei Brics di importanti produttori di combustibili fossili potrebbe dare al blocco concrete possibilità di sfidare il dominio del dollaro (e non solo).
I Brics hanno cambiato forma. Con l’arrivo del 2024, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica hanno accolto cinque nuovi membri all’interno del gruppo che riunisce le principali economie emergenti del pianeta. Potevano essere sei, contando anche l’Argentina, ma il nuovo presidente della nazione latinoamericana, Javier Milei, ha bloccato l’adesione di Buenos Aires.
Poco male, perché il club ha comunque visto entrare al suo interno Egitto, Etiopia oltre ai pesi massimi dell’energia Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (EAU) e Iran. Grazie a questa espansione, i Brics stanno consolidando il proprio status di voce del Sud del mondo e acquisendo maggiore peso sulla politica internazionale.
L’allargamento del gruppo, tra l’altro, è avvenuto mentre il turno di presidenza della piattaforma si trova nelle mani della Russia. Detto altrimenti, quando il prossimo ottobre, a Kazan, Vladimir Putin ospiterà il prossimo vertice Brics, nelle foto di rito troveranno spazio il doppio dei capi di Stato rispetto a quelli visti la scorsa estate a Johannesburg, in Sudafrica. Il messaggio che indirettamente riceverà l’Occidente, a quel punto, sarà abbastanza chiaro: i Brics sono passati da essere un acronimo inventato nel 2001 dai banchieri della Goldman Sachs ad un club che rappresenta uno spaccato del mondo reale. Lo stesso che oggi vuole ottenere maggiore spazio di manovra nella scacchiera globale. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA