Daspo sanitario, la proposta di legge contro le aggressioni

Ilena D’Errico

8 Settembre 2024 - 21:15

Daspo sanitario, la proposta di legge contro le aggressioni al personale: cure a pagamento per 3 anni.

Daspo sanitario, la proposta di legge contro le aggressioni

Ignazio Zullo, senatore e capogruppo in commissione Lavoro e Sanità, ha presentato una proposta di legge contro le aggressioni ai danni del personale sanitario. L’iniziativa è quella di sospendere le cure gratuite per gli autori delle violenze per un periodo di 3 anni, in riferimento alle cure programmate e di elezione. Lo ha annunciato lo stesso senatore in un post su Facebook, con la seguente premessa:

Chi aggredisce o ammazza un operatore sanitario o devasta il patrimonio sanitario non deve più aver diritto a cure gratuite.
Deve pagarle così capisce il valore del nostro Servizio Sanitario e quanti sacrifici, passione, professionalità e abnegazione mettono in campo gli operatori sanitari.

Nel giro di qualche giorno, la proposta ha scatenato un forte impatto nel web, con opinioni molto variegate. Non c’è una forte opposizione alla proposta e questo è certamente un aspetto positivo. Negli ultimi tempi si sta assistendo a una preoccupante escalation di violenze ai danni di infermieri, operatori socio-sanitari e medici, indice di un profondo disagio, ma anche un pericolo per l’efficienza del Sistema sanitario e, prima ancora, per l’incolumità dei lavoratori.

Nessuno sembra mettere in dubbio la necessità di mettere un fine a questi reati, ma non tutti concordano sulla modalità avanzata dal senatore Zullo. Anzi, molti si chiedono se non sia anticostituzionale una simile misura, mentre altri la giudicano necessaria. A mali estremi, estremi rimedi, insomma. Ecco di che si tratta.

Niente cure gratuite per 3 anni a chi aggredisce il personale sanitario

Come anticipato, la proposta di legge di Ignazio Zullo intende mettere finalmente un freno alla violenza contro il personale sanitario. Si rivolge, in particolare, agli autori di aggressioni contro gli operatori sanitari in occasione di lavoro e ai reati contro il patrimonio sanitario. Sia la violenza contro le persone che quella contro gli oggetti dovrà essere bandita, pena il pagamento delle cure mediche per 3 anni.

Sottolineiamo che il disegno di legge fa riferimento esclusivamente alle cure programmate e di elezione, escludendo esplicitamente da questa sorta di Daspo:

  • le prestazioni sanitarie a tutela della salute collettiva;
  • le prestazioni sanitarie di urgenza;
  • le prestazioni sanitarie salvavita.

In queste situazioni verrebbe preservata la gratuità delle cure, con la sanzione che si limiterebbe alle prestazioni non urgenti, in ogni caso secondo quanto previsto dalla normativa sulla partecipazione alla spesa sanitaria. Nel disegno di legge si cerca minuziosamente di trovare un compromesso tra l’esigenza di punibilità e il diritto alla salute, costituzionalmente garantito a ogni cittadino. Questo impegno, tuttavia, potrebbe rivelarsi insufficiente vista la portata del problema.

La proposta è anticostituzionale?

Il senatore Zullo non ritiene che la proposta di legge sia contraria alla Costituzione. Lo ha chiarito espressamente rispondendo a una domanda sotto al post con cui ha informato il pubblico dell’iniziativa, spiegando come viene il diritto alla salute non viene intaccato. Soltanto la gratuità delle cure viene limitata, peraltro in modo temporaneo e fatta eccezione per le prestazioni urgenti o salvavita.

Di fatto, non sembrano esserci basi solide per mettere in dubbio la costituzionalità del testo, sebbene la corte Costituzionale potrebbe essere di diverso avviso. A soli due giorni dalla presentazione della proposta non ci sono prospettive sul suo possibile iter, perciò è prematuro ragionare in quest’ottica. È però certo che la Costituzione italiana, sul diritto alla salute, stabilisce quanto segue:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

La tutela della salute non si esprime necessariamente nella gratuità delle cure, che deve essere garantita soltanto in caso di indigenza, e necessita comunque di un Servizio sanitario efficiente, anche per mezzi e organico. In questo momento ciò che appare più dubbia è l’efficacia di una simile iniziativa, laddove diventasse legge. Soprattutto considerando che la maggior parte dei cittadini già ricorre a prestazioni in regime privato o convenzionato per fronteggiare le lunghe tempistiche e le liste d’attesa, il rischio è che il deterrente non sia abbastanza forte.

Non a caso, nel testo della proposta il senatore specifica anche l’intento di “lanciare un messaggio forte e chiaro sulla gravità di talune manifestazioni violente in ambito sanitario”. Quanto alla deterrenza, bisogna ricordare che la legge già punisce più gravemente questi reati, prevedendo la reclusione da 2 a 5 anni in caso di lesioni lievi, da 8 a 16 anni in caso di lesioni gravi o gravissime, con reato procedibile d’ufficio. Le condotte violente o offensive che non costituiscono reato, invece, sono punite con una sanzione amministrativa da 500 a 5.000 euro.

Certo, le continue, preoccupanti, violenze indicano chiaramente che la deterrenza non è sufficiente e dunque è richiesto un intervento, ma è difficile pensare che - vista la severità delle pene - far pagare cure, che in tanti già pagano, possa davvero cambiare qualcosa. D’altro canto, questa misura potrebbe dare davvero un segnale alla cittadinanza. In effetti, il problema delle aggressioni contro il personale sanitario è ampio e complesso, tanto in Italia quanto in altre parti del mondo, ma comunque non si discute sull’urgenza di una risoluzione.

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