Giorgia Meloni in Sardegna ha incassato la sua prima sconfitta elettorale da quando è a Palazzo Chigi: è l’inizio di una crisi per la premier e tutto il centrodestra?
Il risultato delle elezioni regionali in Sardegna può rappresentare l’inizio di un declino per Giorgia Meloni e la coalizione di centrodestra? Il day after della sconfitta rimediata nell’isola viene descritto dai bene informati come assai tumultuoso tra le fila del governo.
Giorgia Meloni così è stata descritta furiosa per come sono andate le cose in Sardegna, tanto che ci sarebbe stato un acceso confronto con Matteo Salvini con il leghista che poi avrebbe abbandonato anzitempo il Consiglio dei ministri annullando tutti gli impegni televisivi.
Val bene così ricordare cosa è successo in Sardegna, una Regione dal 2019 amministrata dal centrodestra con Christian Solinas - leader del Partito Sardo d’Azione che in Parlamento fa coppia con la Lega - che alla fine non è stato ricandidato alle elezioni del 2024.
Forte del successo elettorale alle ultime politiche, Giorgia Meloni infatti ha imposto come candidato in Sardegna il suo fidato Paolo Truzzu, sindaco uscente di Cagliari facente parte di Fratelli d’Italia.
Matteo Salvini non avrebbe gradito molto questa forzatura tanto che a lungo si è parlato di una possibile divisione del centrodestra alle regionali in Sardegna; alla fine Christian Solinas ha optato per il passo indietro garantendo così l’unità della coalizione, ma il Partito Sardo d’Azione ora è sospettato di aver impallinato Paolo Truzzu tramite il voto disgiunto.
Truzzu infatti ha ottenuto il 4% dei voti in meno rispetto al totale delle sue liste, perdendo poi per soli 3.000 voti, con Meloni che in sede di Cdm avrebbe attaccato duramente Salvini accusando i suoi di essere responsabili della sconfitta rimediata in Sardegna.
Un antefatto questo necessario per capire quale sia l’attuale situazione nel centrodestra e, soprattutto, se questa scoppola elettorale possa essere una sorta di inizio di una crisi politica per Giorgia Meloni e il suo governo.
Meloni e il centrodestra in crisi?
Negli ultimi anni l’elettorato italiano si è dimostrato molto volatile. Matteo Renzi dopo aver preso il 40% alle elezioni europee del 2014 ha dimezzato i voti del Pd alle politiche successive, un po’ come successo più di recente al Movimento 5 Stelle.
Discorso simile poi nel centrodestra: la Lega alle europee del 2019 è arrivata al 34% e ora sarebbe sotto la doppia cifra, tutti voti questi intercettati da Fratelli d’Italia che da “terza gamba” è diventato ora per distacco l’azionista di maggioranza della coalizione.
Giorgia Meloni ha ottenuto un risultato incredibile alle elezioni politiche 2022, diventando così la prima donna premier nel nostro Paese. Quasi un anno e mezzo dopo la luna di miele tra la presidente della Consiglio e gli italiani sembrerebbe proseguire, ma non mancherebbero di certo i primi scricchiolii.
Gli ultimi sondaggi politici indicano Fratelli d’Italia ancora come ampiamente il primo partito del Paese, anche se lentamente il consenso verso Giorgia Meloni starebbe calando al pari di quello dei suoi alleati di governo.
Una flessione che può essere definita come fisiologica e che - al momento - non sembrerebbe destare particolare preoccupazione. Le elezioni in Sardegna però potrebbero rappresentare una sorta di spartiacque per Meloni e il suo governo.
La vittoria ottenuta da Alessandra Todde andrà a cementificare l’alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, unico modo questo che ha il centrosinistra per poter impensierire la maggioranza; se poi il centrodestra dovesse perdere tra due settimane anche in Abruzzo, ecco che si potrebbe iniziare a parlare di crisi viste anche le difficoltà che sta incontrando il governo.
Numeri alla mano infatti il campo largo del centrosinistra potrebbe superare il centrodestra almeno nelle intenzioni di voto, anche se mettere sotto lo stesso tetto Calenda e Conte appare essere una missione impossibile.
Alle elezioni europee di giugno di conseguenza il governo rischia molto: un nuovo flop per la Lega potrebbe far diventare Matteo Salvini ingestibile per la premier, tanto che c’è già chi parla di una possibile crisi estiva una volta chiuse le urne.
Soprattutto potrebbe iniziare a evaporare quell’aurea magica che da tempo circonda Giorgia Meloni: se la premier veramente vorrà insistere sul premierato, un eventuale referendum potrebbe essere il de profundis della sua esperienza a Palazzo Chigi come avvenuto in passato per Matteo Renzi.
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