Ddl Sicurezza, sì alle bodycam sulle divise delle forze dell’ordine

Ilena D’Errico

27 Luglio 2024 - 16:19

Nel ddl Sicurezza arriva l’emendamento che approva le bodycam sulle divise delle forze dell’ordine, ma niente codici identificativi. Ecco perché.

Ddl Sicurezza, sì alle bodycam sulle divise delle forze dell’ordine

Proseguono i lavori per il ddl Sicurezza 2024 e finalmente sembra esser stato trovato un punto d’incontro per la spinosa questione delle bodycam sulle divise delle forze dell’ordine. Nicola Molteni, sottosegretario di Stato per l’Interno, ha infatti annunciato un emendamento dedicato all’approvazione delle telecamere portatili “a tutela degli operatori delle forze di polizia”.

Proprio come si pensava, tuttavia, non c’è nessuna apertura sull’obbligo dei codici identificativi, considerati “strumenti contro le forze di polizia”. Il dibattito sull’argomento dura da anni e questa conferma non ha fatto che inasprire le polemiche, soprattutto riguardo alla tutela della cittadinanza. Dalla maggioranza, però, non è stato lasciato spazio a repliche, con il governo fortemente in disaccordo con il Parlamento europeo e il Consiglio dei diritti umani dell’Onu.

Intanto, è certo che le bodycam saranno introdotte, a beneficio delle forze dell’ordine e dei cittadini, anche se questo secondo punto non è stato affatto citato. Riconoscere che tra le forze dell’ordine ci sono soggetti che abusano della propria autorità non significa mancare di rispetto al duro lavoro svolto per la sicurezza pubblica. Non si mette in dubbio che la maggioranza degli agenti agisca con correttezza e onestà e anzi proprio questa fetta, la principale, di lavoratori beneficerebbe di maggiori controlli.

Sì alle bodycam sulle divise delle forze dell’ordine

Il governo ha dato il via libera all’emendamento tanto atteso, che vedrà nel nuovo ddl Sicurezza l’obbligo di bodycam sulle divise delle forze dell’ordine. Dopo più di un decennio di sperimentazione, le bodycam sono diventate una realtà per le forze dell’ordine italiane soltanto nel 2022, con l’approvazione dell’allora capo della Polizia Lamberto Giannini di un consistente numero di apparecchi, come prova.

Circa 1.000 poliziotti e 200 carabinieri utilizzano ad oggi la bodycam, numeri che presto dovrebbero salire con il nuovo emendamento. D’altronde, come fatto notare dal sottosegretario Molteni, “mai si sottraggono e si sono sottratti a verità e trasparenza”.

Prima che ciò venga messo in atto, però, servirà ancora tempo. Innanzitutto, l’integrazione al ddl Sicurezza deve essere discussa dalle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera dei deputati e per questo servirà anche regolamentarne l’utilizzo rispettando le indicazioni del Garante della Privacy. La conservazione dei video e l’accesso all’archivio dovranno infatti avvenire secondo legge, rispettando i diritti delle persone filmate senza minare la finalità dello strumento.

In secondo luogo, dovrà essere bandita una gara per la fornitura delle telecamere, che tenga conto anche delle raccomandazioni dell’intelligence in merito alla protezione dei dati. Si spera così di evitare quanto accaduto con gli apparecchi acquistati dal ministero dell’Interno sotto il governo Conte II, che necessitavano di software esterni per la gestione dei dati.

No secco ai codici identificativi, perché?

L’approvazione delle bodycam non impedisce alla maggioranza di respingere categoricamente l’inserimento di codici identificativi sulle divise e l’emendamento proposto da Europa+ viene bocciato senza sconti. Il sottosegretario Molteni ha dichiarato che questo strumento potrebbe rivelarsi pericoloso e esporre le forze dell’ordine a denunce pretestuose, ad esempio per ritorsioni personali.

Le misure di controllo delle interazioni tra le forze dell’ordine e i cittadini sono senza dubbio indispensabili per entrambe le parti, ma in questa narrazione c’è qualcosa che non convince. I codici identificativi esporrebbero al rischio di denunce e calunnie in assenza delle bodycam, ma dal momento in cui queste sono quasi certe il problema sembra sfumare.

I filmati delle bodycam permetterebbero agli agenti di dimostrare la propria innocenza immediatamente e mettere a tacere le false accuse e proprio per questo motivo le telecamere dovrebbero porsi già come deterrente forte contro questi comportamenti, agendo anche dal punto di vista preventivo. Inoltre, il governo è al lavoro per assicurare alle forze dell’ordine una maggiore tutela da questi episodi, con l’obiettivo di evitare ai lavoratori conseguenze prima del tempo.

Dall’altra parte, l’assenza dei codici identificativi mina la possibilità dei cittadini di tutelarsi dagli abusi, che comunque possono accadere. Come utilizzare il contenuto delle bodycam se non è possibile identificare in alcun modo l’agente? A tal proposito, però, è bene considerare un altro elemento a cui non è stata data sufficiente attenzione e che invece meglio giustifica la negazione ai codici identificativi.

Si tratta della protezione delle forze dell’ordine, non dalle denunce pretestuose, ma da possibili rappresaglie, vendette e atti intimidatori che potrebbero conseguire. Anche se i cittadini non sanno a quale identità corrisponde un certo numero identificativo, è lecito temere che alcuni soggetti possano sfruttarlo per risalire delittuosamente al poliziotto o al carabiniere. Vanno date forti garanzie in questo senso, con sistemi di sicurezza impeccabili, per eliminare qualsiasi dubbio.

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