Le dichiarazioni del ministro Giorgetti nella conferenza stampa successiva alla riunione del CdM che ha dato l’ok al nuovo DEF. Outlook su PIL, deficit, debito 2025-26-27.
Il Consiglio dei ministri, riunitosi oggi mercoledì 9 aprile 2025 a Palazzo Chigi, ha approvato il nuovo DEF, ovvero il nuovo documento di finanza pubblica che contiene le stime macroeconomiche a legislazione vigente.
A prendere la parola, nella conferenza stampa successiva alla riunione del CdM, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che ha definito “complicate” le previsioni contenute all’interno del documento.
Per il PIL dell’Italia, il nuovo DEF prevede una crescita dello 0,6%. Un ritmo di espansione “di fatto dimezzato rispetto alle precedenti stime”, ha ammesso il ministro, che ha reso noto che per il 2026 e per il 2027 il PIL salirà invece a un tasso pari a +0,8%.
Sempre a legislazione vigente, il MEF stima un miglioramento del rapporto deficit-PIL, come preventivato dal PSB (Piano Strutturale di bilancio), che è stato presentato lo scorso autunno.
L’outlook è, di conseguenza, un deficit-PIL pari al 3,3% quest’anno, e in discesa al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027.
Un miglioramento è stimato per il rapporto debito-PIL dell’Italia: per il 2025, il nuovo DEF punta su un valore pari al 136,6%, lievemente più basso rispetto al 136,9% previsto dal Piano strutturale di bilancio.
Il documento mette inoltre in conto un rapporto debito-PIL, nel 2026, in crescita al 137,6% (anche in questo caso più basso rispetto alle previsioni precedenti, pari al 137,8%).
Per il 2027 la stima è di un livello del 137,4%, rispetto al 137,5% inciso nel PSB.
Giorgetti: se azzecco il PIL del 2025 sono già un mago
Interpellato dai giornalisti su quella che potrebbe essere la dinamica del prodotto interno lordo dell’Italia nel lungo termine, Giorgetti si è lasciato andare a una battuta:
“Mi chiedete previsioni a più lungo termine? In questa situazione se azzecco il PIL del 2025 sono già un mago”.
Il ministro ha rimarcato che, di fatto, in questo momento, riuscire a stilare previsioni “è molto, molto difficile”, e le stesse previsioni “lasciano il tempo che trovano, con rispetto per gli economisti”.
E al momento impresa alquanto ardua non è fare solo previsioni a lungo termine, con la situazione geopolitica “che rende molto complicate e difficili e persino aletorie le previsioni non solo di lungo termine ma anche quelle a breve ”.
Per quanto riguarda il capitolo delle spese per la difesa, Giorgetti ha avvertito che portarle a salire a un livello superiore al 2% già stimato significherà “fare delle scelte che in questo momento non si ritiene di adottare”. In ogni caso, la parola toccherà al Parlamento “perché si dovrà andare in procedura di scostamento”.
Allo stato attuale delle cose, dunque, “la spesa per la difesa in questo momento mantiene l’originario andamento”.
Sul piano di privatizzazioni lanciato dal governo Meloni, l’ambizione rimane. Ma anche qui bisogna ricorrere alla prudenza:
“Noi continuiamo ad avere l’ambizione del programma di privatizzazioni. Naturalmente le condizioni di mercato vanno valutate perché questo programma possa essere rispettato. La situazione in tanti settori ci induce ad essere prudenti e a non fare azioni che potrebbero essere controproducenti”.
Giorgetti ha commentato anche l’annuncio con cui il Presidente americano Donald Trump ha comunicato al mondo l’intenzione di mettere in pausa i dazi imposti contro alcuni Paesi, per un periodo di 90 giorni.
“Prendo atto e apprezzo la decisione di Donald Trump. Ha capito l’obiettivo, vedremo”. Su quelle che saranno le conseguenze dei dazi di Trump, Giorgetti ha affermato che “avremmo potuto scrivere qualsiasi numero”, aggiungendo che, in questo momento, il MEF sta “cercando di capire gli impatti diretti e indiretti”, in un momento in cui è necessario “ragionare a mente fredda”.
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