La Deutsche Bank lancia l’allarme: il dollaro americano sta per entrare in un lungo periodo di declino. Ecco cosa potrebbe accadere e quali sono le conseguenze globali.
La Deutsche Bank ha previsto un lungo periodo di declino del dollaro. Stando alle previsioni contenute in un recente rapporto firmato dal macro stratega Tim Baker, la valuta americana si avvia verso un trend ribassista che potrebbe durare diversi anni.
Il documento, citato da Finansavisen, indica che la fiducia globale negli Stati Uniti sta diminuendo e che i presupposti macroeconomici attuali potrebbero avviare un cambiamento profondo sui mercati valutari internazionali.
La banca identifica tre cause principali che porteranno alla caduta del dollaro, tra cui l’incapacità crescente degli Stati Uniti di finanziare il proprio deficit, attualmente devono alla Svizzera 300 miliardi di dollari.
Attualmente, il dollaro si attesta intorno a 10,44 corone, ma la Deutsche Bank prevede un progressivo deprezzamento: si stima un valore di 9,50 corone entro fine anno, e un possibile ulteriore calo fino a 7 corone nei prossimi anni. Ecco perché il dollaro potrebbe crollare e quali sono i rischi o vantaggi per l’Europa.
Previsioni Deutsche Bank, perché il dollaro “crollerà”?
Secondo il rapporto della Deutsche Bank, il dollaro statunitense è destinato a vivere una fase di debolezza prolungata. Il declino non sarebbe frutto di dinamiche momentanee, bensì di tendenze strutturali profonde che si stanno consolidando. Tre sono i fattori principali individuati dagli analisti:
- Crescente deficit degli Stati Uniti e riluttanza nel rifinanziare il debito. Gli Usa registrano da tempo un forte deficit di bilancio, che richiede enormi quantità di capitale straniero per essere finanziato. Tuttavia, la fiducia internazionale verso l’affidabilità economica americana sta calando. Sempre più investitori potrebbero scegliere di limitare i propri investimenti in titoli di stato USA, aumentando così la pressione sul dollaro. La crescente incertezza politica e fiscale negli Stati Uniti sta alimentando questo fenomeno, rendendo il deficit sempre più difficile da sostenere attraverso capitali esterni.
- Il rimpatrio di capitali americani. La Deutsche Bank ha previsto che molte aziende americane rimpatrieranno capitali ora investiti all’estero. Questo fenomeno, noto come reshoring finanziario, potrebbe ridurre ulteriormente la domanda globale di dollari. Il denaro attualmente impiegato in mercati internazionali verrebbe riportato negli Stati Uniti, riducendo la circolazione globale della valuta e innescando una spirale di deprezzamento.
- Autonomia fiscale degli altri Paesi: dopo anni di globalizzazione finanziaria, molti Paesi stanno puntando a una maggiore autonomia fiscale ed economica. Il rafforzamento delle economie locali e delle rispettive monete nazionali riduce la necessità di ricorrere al dollaro come valuta di scambio o riserva. Questa tendenza, sebbene graduale, è destinata a diventare sempre più significativa nel tempo, minando ulteriormente il ruolo centrale del dollaro nei mercati internazionali.
Questi tre elementi, agendo in sinergia, creano un contesto estremamente sfavorevole per la moneta americana, aprendo la strada a un ribasso che, secondo Deutsche Bank, non sarà né breve né facilmente reversibile.
Cosa accade se il dollaro crolla? Ritorna più forte l’euro?
Se le previsioni della Deutsche Bank si avverassero, gli effetti sullo scenario economico globale sarebbero profondi. Un dollaro debole implicherebbe cambiamenti radicali nei flussi commerciali internazionali, nei mercati finanziari e persino nella geopolitica monetaria.
In primis, un dollaro più debole ridurrebbe il costo delle esportazioni americane, rendendo i prodotti statunitensi più competitivi sui mercati esteri. Tuttavia, allo stesso tempo, aumenterebbe il prezzo delle importazioni, generando pressioni inflazionistiche interne. Per il resto del mondo, la diminuzione della forza del dollaro significherebbe minori costi per il debito denominato in dollari, ma anche una progressiva perdita di un riferimento stabile per il commercio internazionale.
Sul fronte europeo, la Deutsche Bank prevede che l’euro potrebbe rafforzarsi significativamente. Dopo anni di relativa debolezza, la moneta unica europea avrebbe l’opportunità di tornare ad essere una delle principali valute di riserva globale.
Un euro più forte, però, porterebbe con sé anche sfide non banali: renderebbe più difficili le esportazioni europee, rischiando di penalizzare economie fortemente orientate all’export come quella tedesca. Tuttavia, nel lungo termine, l’euro potrebbe consolidare il suo peso economico e geopolitico nel mondo. Il futuro dei mercati valutari sembra dunque destinato a cambiare volto, ma tutto resta ancora da vedere.
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