Vendere oggetti su Wallapop richiede partita Iva? In quali casi può essere necessario aprire una vera e propria attività commerciale? Queste le domande dopo l’entrata in vigore della direttiva DAC7.
Ho vestiti e oggetti da vendere e vorrei usare Wallapop, ma devo avere la partita Iva? Devo pagare le tasse per vendere su internet? Questa è la domanda che si pongono in molti che vorrebbero svuotare cantine e armadi e magari guadagnare qualcosa.
Per capire se è necessario avere la partita Iva per vendere su Wallapop, o meglio in quali casi è necessario averla, si deve fare attenzione al concetto di vendita occasionale, difficile da definire.
Vediamo le implicazioni fiscali della vendita attraverso Wallapop e in quali casi potrebbe essere richiesta la partita Iva.
Come vendere attraverso Wallapop
Wallapop è una piattaforma che consente di mettere in vendita prodotti usati. Può trattarsi di vestiti, ma non solo, anche vecchi giochi, utensili, elettrodomestici, prodotti di artigianato e qualunque oggetto presente in casa che non si usa più. Un modo semplice per riciclare, evitare di produrre rifiuti, dare l’opportunità a chi ne ha bisogno di comprare cose che desiderano a prezzi bassi o comunque di avere qualche soldo in più per le proprie necessità.
Per poter vendere è necessario registrarsi sulla piattaforma, creare gli annunci che includono anche foto dei prodotti, una descrizione e naturalmente il prezzo che deve essere il più possibile equo. Infine, basta attendere che qualcuno noti i nostri prodotti e li acquisti.
Le transazioni sono sicure attraverso un sistema di tracciamento protetto.
Dopo aver pubblicato l’annuncio è bene prestare attenzione alle notifiche, infatti, le persone interessate possono chiedere ulteriori informazioni e iniziare una vera e propria trattativa privata. Si ricorda che l’uso di Wallapop non prevede il versamento di commissioni.
La consegna può avvenire a mano, ma nel caso in cui ci sia distanza offre anche un sicuro sistema di spedizioni. Gli utenti possono scegliere tra diverse opzioni di spedizione. Effettuata tale scelta attraverso l’applicazione è possibile stampare l’etichetta per la spedizione, ma il venditore deve ricordare di effettuare un imballaggio adeguato al tipo di prodotto in modo che non vi siano rotture, omissioni durante il viaggio.
L’articolo dovrebbe comunque arrivare all’acquirente nell’arco di 4 giorni.
Il pagamento viene accreditato su un portafoglio digitale e di conseguenza le somme possono essere usate per ulteriori acquisti o possono essere trasferite su un conto personale. L’importo viene trattenuto fino alla conferma della ricezione del prodotto, in buone condizioni, da parte dell’acquirente.
Quando si deve avere la partita Iva per vendere su Wallapop?
Descritto in modo sommario il funzionamento di Wallapop, vediamo ora se per poter effettuare vendite su Wallapop è necessario avere la partita Iva.
Nodo centrale è la direttiva DAC7, recepita con decreto legislativo n. 32 del 1° marzo 2023 che prevede lo scambio automatico obbligatorio di informazioni sulle vendite effettuate comunicate dai Gestori di Piattaforme.
Precisa l’Agenzia delle Entrate che
La comunicazione DAC7 è dovuta in relazione a tutti i Venditori che svolgono Attività pertinenti mediante una Piattaforma gestita da un soggetto tenuto alla comunicazione indipendentemente dal carattere transfrontaliero delle attività svolte.
A questo punto si ribadisce che anche alle transazioni su Wallapop si applica la direttiva DAC7 il cui obiettivo principale è contrastare l’evasione fiscale attraverso l’incremento della trasparenza fiscale nelle operazioni di scambio effettuate attraverso le piattaforme digitali.
In base alla normativa, le piattaforme devono adeguarsi al fine di evitare che i loro utenti dietro gli scambi sulle stesse nascondano vere e proprie attività commerciali.
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Obblighi delle piattaforme digitali
La prima responsabilità di tali piattaforme è assicurarsi di conoscere l’identità fiscale degli utenti consentendo così che ogni utente possa essere correttamente identificato dall’Agenzia delle Entrate.
La piattaforma è tenuta a tenere un registro dettagliato di tutte le operazioni compiute monitorando i redditi generati attraverso le vendite. Tali dati devono essere condivisi con le agenzie fiscali dei Paesi degli utenti.
La comunicazione dei redditi generati avviene con cadenza annuale entro il 31 gennaio di ogni anno, ad esempio entro il 31 gennaio 2025 devono essere comunicate le transazioni del 2024.
Naturalmente gli utenti devono essere informati di tali obblighi comunicativi in capo alla piattaforma digitale, in questo caso Wallapop.
La ratio di tale comunicazione è verificare se l’attività di vendita attraverso Wallapop configuri un’attività commerciale vera e propria, infatti se la vendita può essere considerata continuativa, ci può essere obbligo di apertura della partita Iva.
Al fine di di adempiere l’obbligo previsto, Wallapop richiede i dati fiscali dei contribuenti nel caso in cui ci siano oltre 30 operazioni nell’arco di un anno oppure 2.000 euro di ricavi.
Sarà poi compito dell’Agenzia verificare se ci sia o meno continuità nelle operazioni di vendita, se ci sono redditi da dichiarare e quindi una vera attività svolta con fini di lucro.
Non vi sono veri e propri limiti, infatti in Italia si considera lavoro autonomo occasionale quello solto episodicamente, è difficile però pensare a un’attività episodica nel caso in cui in modo costante siano inseriti annunci su piattaforme come Wallapop.
Ricordiamo però che i soggetti che esercitano prestazioni di lavoro occasionale autonomo per le quali percepiscono un reddito superiore a 5.000 euro annui sono obbligati ad iscriversi alla Gestione separata INPS e a versare la relativa contribuzione.
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