Difesa europea, è troppo tardi? Ecco quanto siamo distanti da Russia o USA a livello militare

Nicla Bussoli

6 Marzo 2025 - 12:13

Di recente la Commissione europea ha iniziato a discutere sull’importanza di un’indipendenza difensiva. Il ritardo rispetto alla Russia si fa sentire, come la necessità di un distacco dagli USA.

Difesa europea, è troppo tardi? Ecco quanto siamo distanti da Russia o USA a livello militare

La Commissione europea pensa a un piano per la Difesa da 800 miliardi di euro. Eppure le potenzialità militari europee rimangono ancora insufficienti per garantire una reale autonomia difensiva.

Il recente vertice tra i presidenti di Stati Uniti e Ucraina ha sollevato seri interrogativi sulla futura posizione americana a supporto dell’Occidente, lasciando l’Europa esposta e impreparata di fronte alle crescenti minacce.

Difesa europea: un’autonomia strategica ancora lontana

Quasi tre anni sono trascorsi dall’inizio della guerra in Ucraina, eppure l’Europa continua a mostrarsi impreparata sul fronte della difesa.

Nonostante l’aumento della spesa militare nella maggior parte dei Paesi europei, il livello degli investimenti resta inadeguato per garantire un’autonomia militare credibile.

La necessità di un rafforzamento difensivo è diventata una prerogativa essenziale per la Comunità europea, in particolar modo a seguito di eventi come la crisi ucraina, il consolidamento delle minacce esterne - con la vicinanza ad una Russia sempre più armata - e la crescente incertezza geopolitica globale.

Le recenti vicende hanno brutalmente risvegliato l’Europa dal suo sonno strategico, ma nonostante i proclami e gli impegni, il riarmo europeo procede ad un ritmo troppo lento per rispondere efficacemente alle sfide attuali.

Negli ultimi giorni l’Europa ha proposto il ReArm Europe Plan, un piano per la difesa da 800 miliardi di euro che andrebbe ad inserirsi all’interno della strategia militare europea, volto a ridurre la frammentazione ed aumentare l’interoperabilità tra i sistemi d’armamento dei Paesi membri.

Il piano, oltre ad una crescita delle capacità militari al livello industriale, si tradurrà in un rafforzamento strategico delle forze armate europee attraverso molteplici direttrici d’azione.

Si prevede innanzitutto un’accelerazione nella produzione di sistemi d’arma essenziali per la difesa territoriale, insieme ad investimenti sostanziali nella ricerca e sviluppo di tecnologie militari avanzate.

Tra questi figurano la difesa aerea e missilistica, i sistemi di artiglieria, i missili e le munizioni, i droni e i sistemi antidrone, ma anche la mobilità informatica e militare.

Quanto è distante la forza militare dell’Europa da USA e Russia?

Mentre l’Europa fatica a ricostruire le proprie capacità militari, la Russia di Putin ha rapidamente convertito la sua economia in una macchina da guerra formidabile.

Secondo un rapporto del Kiel Institute for the World Economy, l’industria russa produce mensilmente oltre 130 carri armati, quasi 500 veicoli corazzati, circa 40 obici (arma da fuoco a metà tra un cannone e un mortaio) e più di 10 lanciarazzi - un volume che potrebbe ricostituire l’intero esercito tedesco in poco più di un anno.

La Germania, a tal proposito, rimane il fronte maggiormente vulnerabile del continente europeo. Il riarmo tedesco è un tema di recente importanza, maturato negli ultimi mesi a causa delle dinamiche geopolitiche in atto.

Berlino già nell’ottobre del 2022, a pochi mesi dallo scoppio della guerra russo-ucraina, aveva colto l’occasione per promuovere un progetto denominato European Sky Shied Initiative - la costruzione di un sistema di difesa aerea europeo.

Nonostante l’iniziativa, il percorso di rafforzamento difensivo tedesco richiede ancora tempo per raggiungere una capacità operativa e militare in grado di contrastare le minacce in atto, in modo particolare quella russa.

Rispetto alle potenzialità belliche di Mosca, la Germania si troverebbe a fronteggiare un gap temporale di decenni per disporre di un armamentario paragonabile a quello russo.

Situazione simile con gli alleati americani, che si mostrano sempre più distanti nei confronti di una protezione del continente europeo - come si è evinto dall’evidente distacco del Presidente USA Donald Trump.

La spesa per la sicurezza strategica europea risulta circa un terzo di quella statunitense (886 miliardi di dollari nel 2024 rispetto ai 370 miliardi di euro della spesa UE) e la frammentazione industriale degli Stati membri pone ostacoli importanti per la riuscita di un sistema difensivo europeo efficiente.

Inoltre, la dipendenza dell’Europa dalle armi importate degli USA risulta essere una criticità preoccupante per l’autonomia strategica del continente.

I dati parlano chiaro: tra il 2019 e il 2023, ben il 55% delle armi importate dai Paesi europei proveniva dagli USA – una percentuale che evidenzia una dipendenza che trascende dal piano economico, estendendosi a quello della sicurezza e della sovranità difensiva.

Come evidenzia l’International Institute for Strategic Studies (IISS), se i Paesi membri Nato destinassero circa il 3% del PIL alla difesa la spesa complessiva ammonterebbe a circa 716 miliardi di dollari annui.

Un livello di investimento tale favorirebbe le condizioni per programmi di riarmo sostenibili nel lungo periodo e consentirebbe all’Europa di ridurre progressivamente la dipendenza dagli armamenti americani.

La frammentazione dell’industria bellica europea

La sfida dell’UE non riguarda solo l’entità degli investimenti varati con il nuovo piano ReArm Europe, ma anche la capacità di coordinamento, la razionalizzazione industriale e l’accelerazione dei tempi di produzione - elementi essenziali per trasformare questo piano finanziario in un’effettiva autonomia difensiva continentale.

La frammentazione dell’industria bellica europea si inserisce in un quadro di inefficienza della spesa militare: ogni Stato sviluppa sistemi d’arma differenti, una caratteristiche che ostacolano la standardizzazione e la logistica e contribuiscono ad aumentare i costi e le importazioni da Stati terzi.

Il progetto volto alla costruzione di una difesa comune aerea europea, l’European Sky Shied Initiative, ne è un esempio concreto.

Questa prima mossa militare intrapresa dalla Germania ha visto maggiori difficoltà con l’esclusione di Francia e Italia, che presentano difese anti-aeree differenti e non compatibili.

Roma e Parigi si sono impegnate in programmi di sviluppo di caccia di sesta generazione con alleati come il Regno Unito e il Giappone, indebolendo ulteriormente la cooperazione tra i membri UE.

Il divario tra le ambizioni strategiche e la realtà operativa resta quindi significativo e l’Europa continua a trovarsi in una posizione di vulnerabilità nonostante gli 800 miliardi proposti.

Gli scarsi investimenti sul piano difensivo che l’Europa ha attuato a favore di principi pacifisti richiederanno anni per essere recuperati.

L’iniziativa del ReArm Europe, tuttavia, si configura come un primo passo verso un’indipendenza difensiva che prevederà programmi di collaborazione transnazionale per ottimizzare le risorse e ridurre la frammentazione che ha caratterizzato finora gli acquisti militari europei, in vista di un miglioramento dell’interoperabilità tra le forze dei diversi Stati membri.

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