Quando si parla di fisco ed erario, spesso si fa confusione tra le varie terminologie: scopriamo cosa si intende per tasse, imposte, tributi e contributi.
Quando si parla di Fisco nelle conversazioni comuni, spesso, erroneamente, si intende la stessa cosa quando si pronunciano le parole tasse, imposte e tributi. E si fa confusione, in alcuni casi, anche tra tributi e contributi.
Iniziamo col dire che per tributo, in termini tecnici, si intende l’insieme delle somme dovute dai cittadini al Fisco, ivi comprendendo imposte, tasse e contributi. Quindi, i tributi sono le «macrocategorie», una nomenclatura che racchiude tutti i versamenti previsti dalla legge.
Ma l’uso intercambiabile tra i termini nasconde significati distinti e importanti. Proprio per tale motivo, cerchiamo di capire in prima istanza la differenza tra imposte e tasse, visto che si tratta di un distinguo sostanziale che riguarda il rapporto stesso che il cittadino ha con il Fisco. Senza dimenticare il significato dei contributi, altro aspetto che molto spesso viene confuso con altri ma che ha una definizione tutta sua.
Cosa sono le tasse: definizione ed esempi concreti
Le tasse rappresentano pagamenti obbligatori che i cittadini devono versare allo Stato, alle regioni o agli enti locali per finanziare le spese pubbliche.
Le tasse sono prelevamenti effettuati sul cittadino per aver usufruito effettivamente di un atto, provvedimento, bene o servizio pubblico.
Attenzione però: a differenza di quanto avviene nel mercato privato, le tasse sono prelevamenti di ricchezza basati sul principio di correlatività e non di corrispettività. In altre parole, la distinzione tra le tasse imposte dallo Stato e il prezzo dei servizi erogati dai privati non va individuato nella natura del servizio ma nel diverso regime giuridico.
Le tasse sono stabilite dallo Stato per finanziare servizi specifici rivolti ai cittadini e che i cittadini medesimi possono individuare in modo (relativamente) semplice.
In questo senso, un classico esempio è quello della Tari, ovvero la tassa sui rifiuti. La Tari è una tassa perché viene pagata dai cittadini come corrispettivo per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Come vedremo, quindi, a differenza delle imposte, le tasse devono finanziare le cosiddette “spese divisibili”, ovvero quelle spese che sono destinate a fornire specifici servizi rivolti ai cittadini.
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Cosa sono le imposte
Le imposte rappresentano un’altra forma di prelievo fiscale, ma differiscono dalle tasse in quanto sono stabilite direttamente dal governo e sono obbligatorie per tutti i contribuenti.
Le imposte sono prelevamenti coattivi di ricchezza (reddito o patrimonio) che lo Stato effettua sulla base di principi stabiliti a livello costituzionale.
In Italia, per esempio, i principi costituzionali cardine nel prelevamento delle imposte sono:
- il principio di capacità contributiva (articolo 53 della Costituzione), secondo il quale ogni cittadino è chiamato a contribuire alle spese dello Stato in ragione della propria capacità di produrre reddito. Gli indicatori di capacità contributiva sono tre, ovvero il reddito, il patrimonio e il consumo;
- il principio di solidarietà (articoli 2 e 53 della Costituzione), secondo il quale le imposte sono comunque dovute da ciascun cittadino, anche al fine di venire incontro alle esigenze dei cittadini meno abbienti.
Le imposte sono destinate a finanziare quelle spese che la dottrina tributaria definisce “indivisibili”, nel senso che vanno a finanziare servizi rivolti alla pluralità dei cittadini.
Qual è la differenza tra imposte e tasse?
La distinzione tra imposte e tasse viene da sé e può essere ulteriormente chiarita analizzando le modalità di applicazione e le finalità di ciascuna. La legge italiana stabilisce le regole e le aliquote per entrambe, riconoscendo la differenza sostanziale tra l’applicazione delle imposte e delle tasse.
In linea generale, è importante distinguere tra imposte e tasse nel seguente modo: mentre le prime servono a sostenere servizi generali a carico dello stato, le seconde servono per finanziare servizi identificabili e riconoscibili dai cittadini.
Ricapitolando: le imposte sono prelevamenti coattivi di ricchezza operati dallo Stato ai cittadini al fine di finanziare le cosiddette spese indivisibili (ovvero quelle per le quali non è possibile stabilire l’effettivo utilizzo da parte di ciascuno: si pensi all’istruzione o alla sicurezza); le tasse, invece, sono prelevamenti di ricchezza imposti ai cittadini sulla base di un provvedimento, bene o servizio pubblico effettivamente richiesto/utilizzato dai cittadini medesimi e che vanno a finanziare le cosiddette spese divisibili (si pensi alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti, come enunciato).
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E per contributi cosa si intende?
La differenza tra imposte e tasse non esaurisce l’insieme delle definizioni necessarie per comprendere cosa e, soprattutto, perché paghiamo periodicamente alla Stato importanti somme di denaro.
Oltre a tasse e imposte, infatti, esiste un’altra forma di prelievo fiscale chiamata contributi. Ma sappi che il termine contributi si presta a essere utilizzato in una molteplicità di situazioni.
Tecnicamente, il diritto tributario riconduce i contributi ai prelevamenti di ricchezza aventi come presupposto “l’accrescimento reddituale e patrimoniale di cui un cittadino ha beneficiato per effetto di un’opera pubblica”.
Il termine contributi si utilizza anche per definire le prestazioni che alcune categorie di cittadini devono garantire all’organizzazione pubblica alla quale appartengono (si pensi ai professionisti che versano i contributi annuali ai propri ordini di appartenenza).
Nel settore previdenziale, infine, i contributi sono i versamenti effettuati dai cittadini al proprio ente di previdenza (INPS, previdenza complementare o casse professionali) al fine di accumulare il montante contributivo su cui verrà calcolata la futura pensione.
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