Cos’è l’imposta comunale sulla pubblicità, anche conosciuta come CUP (Canone Unico Patrimionale)? Chi deve pagare e quali sono gli importi? Ecco tutto ciò che c’è da sapere.
L’imposta sulla pubblicità, o Canone Unico Patrimoniale, è un tributo locale da versare per le affissioni pubblicitarie. Occorre ricordare che l’imposta sulla pubblicità dal 1° gennaio 2021 è stato sostituita dal CUP, Canone Unico Patrimoniale.
Il decreto legislativo 507 del 1993 reca la disciplina di “Revisione ed armonizzazione dell’imposta comunale sulla pubblicità e del diritto sulle pubbliche affissioni, della tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche dei comuni e delle province nonché della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani”. Proprio tale disciplina è una delle fonti principali diquesta tassa.
Ecco cos’è il Canone Unico Patrimoniale (CUP) o imposta sulla pubblicità, chi deve versarlo, quando deve essere versata l’imposta e le esenzioni previste.
Cos’è l’imposta sulla pubblicità o Canone Unico Patrimoniale (CUP)
Le nostre città sono tappezzate, nei luoghi adibiti e spesso anche oltre gli stessi, da pubblicità: nuove aperture, saldi, sconti promozionali, liquidazioni, le varie iniziative vengono diffuse attraverso pubbliche affissioni. Per poter procedere a queste affissioni è necessario avere un’autorizzazione e pagare i “diritti”, o imposta sulla pubblicità, trasformata in Canone Unico Patrimoniale.
Il Canone Unico Patrimoniale sostituisce dal 1° gennaio 2021,
- l’imposta/canone sulla pubblicità;
- il diritto di affissione;
- la tassa/canone per l’occupazione spazi e aree pubbliche;
- il canone previsto dall’articolo 27, commi 7 e 8 del Codice della strada.
Chi paga il Canone Unico Patrimoniale?
Trattandosi di una tassa di competenza comunale, la normativa di dettaglio deve essere dettata con regolamento comunale. In generale il canone per le affissioni pubblicitarie deve essere versato dal titolare della concessione o autorizzazione alla concessione ed è dovuto anche in caso di affissione abusiva.
In assenza del titolo, o della dichiarazione, nei casi previsti, il tributo è dovuto dal soggetto che occupa o diffonde messaggi pubblicitari abusivamente. E’ obbligato in solido il soggetto pubblicizzato.
Per l’esposizione abusiva il canone è dovuto da colui che effettua l’occupazione o la diffusione dei messaggi pubblicitari abusivamente e dal soggetto pubblicizzato.
Il canone da corrispondere è indivisibile e può essere versato indistintamente da uno dei coobbligati. A livello pratico, in genere chi vuole farsi pubblicità, incarica un’agenzia di marketing di occuparsene. Tale soggetto si occupa anche di chiedere l’autorizzazione per l’affissione e versa il canone, appare ovvio che si tratta di un costo che comunque l’agenzia farà ricadere sul soggetto pubblicizzato.
Per quanto riguarda, invece, le tariffe sono generalmente fissate dai comuni, oppure da provincia o altro ente nel caso di esposizione pubblicitaria in altro ambito, ad esempio su una strada regionale.
Esenzioni imposta sulla pubblicità (CUP)
Vi sono affissioni per le quali non deve essere versato il CUP, Canone Unico Patrimoniale. É il regolamento comunale a fissare i principi, in alcuni casi si opta per la riduzione del canone e non per l’esenzione.
Generalmente l’esenzione riguarda:
- manifesti riguardanti attività istituzionali del Comune da esso svolte in via esclusiva, nell’ambito del proprio territorio;
- manifesti delle autorità militari relative alle iscrizioni nelle liste di leva, chiamata e richiamata alle armi;
- manifesti di Stato, Regioni e Province in materia di tributi;
- manifesti delle autorità di polizia in materia di pubblica sicurezza;
- manifesti relativi ad adempimenti di legge in materia di referendum, elezioni politiche europee, regionali ed amministrative;
- ogni manifesto la cui affissione sia obbligatoria per legge;
- manifesti concernenti corsi scolastici e professionali gratuiti, regolarmente autorizzati (se i corsi non rientrano in tali ipotesi, ad esempio manifesti di scuole private e di corsi linguistici, il diritto va corrisposto).
Per le informazioni di dettaglio e le indicazioni inerenti formati e misura, è necessario prendere visione del regolamento dettato dal soggetto che riscuote il CUP, Canone Unico Patrimoniale o imposta sulla pubblicità. Ci sono, ad esempio, dei comuni che prevedono esenzioni o riduzioni degli importi nel caso in cui le affissioni abbiano ad oggetto la pubblicizzazioni di attività svolte da associazioni di promozione sociale o altre organizzazioni non lucrative.
leggi anche
Le tasse più assurde che si pagano in Italia

Casi particolari in cui è dovuta la tassa sulla pubblicità
Sebbene la disciplina appaia abbastanza semplice, si sono verificati spesso ricorsi, ad esempio: è possibile installare una locandina pubblicitaria su una vetrina del centro commerciale senza autorizzazione e senza pagare il CUP? A fornire risposta è la sentenza 18743/2023 del tribunale di Torino.
Richiama l’articolo 1, comma 819, della l. n. 160/2019 che individua il presupposto del canone in
b) la diffusione di messaggi pubblicitari, anche abusiva, mediante impianti installati su aree appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile degli enti, su beni privati laddove siano visibili dà luogo pubblico o aperto al pubblico del territorio comunale, ovvero all’esterno di veicoli adibiti a uso pubblico o a uso privato.
Norme richiamate anche dal regolamento comunale della città di Torino.
Ne deriva che anche in questo caso è dovuta l’imposta, deve trattarsi però di locandine affisse in attività commerciali non proprie oppure locali sfitti. Si può installare una propria locandina nella propria attività senza pagare l’imposta.
leggi anche
Tassa etica, cos’è e chi deve pagarla

© RIPRODUZIONE RISERVATA