Dipendenti pubblici, ecco chi guadagna di più dal taglio del cuneo fiscale (le tabelle)

Simone Micocci

03/05/2023

Aumento di stipendio in arrivo per poco più di 2 milioni di dipendenti pubblici: ecco chi trarrà maggior vantaggio dal nuovo taglio del cuneo fiscale.

 Dipendenti pubblici, ecco chi guadagna di più dal taglio del cuneo fiscale (le tabelle)

Anche i dipendenti pubblici godranno dell’aumento di stipendio che scatterà da luglio 2023 (fino a novembre) grazie al taglio del cuneo fiscale finanziato dal Decreto lavoro approvato il 1° maggio scorso.

Dopo l’incremento straordinario dell’1,5% (che tuttavia deve essere ancora applicato in busta paga) e lo sgravio contributivo del 2% e 3% che decorre da gennaio scorso, ecco che per gli statali - come pure per i dipendenti del settore privato - è in arrivo un ulteriore aumento di stipendio. Il merito è dell’ulteriore sgravio del 4% riconosciuto a coloro che hanno uno stipendio annuo inferiore a 35 mila euro che - come da simulazione effettuata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Commercialisti - garantirà aumenti netti tra i 48 e i 65 euro al mese per i dipendenti impiegati nella Pubblica amministrazione.

Cos’è il nuovo bonus in busta paga

Il taglio del cuneo fiscale introdotto dal nuovo Decreto lavoro si aggiunge a quello che decorre dal 1° gennaio 2023 per effetto di quanto stabilito dalla legge di Bilancio con cui il governo Meloni - in prosecuzione di quanto già fatto dal governo Draghi - ha scelto di mantenere uno sgravio del 2% per la quota di contributi dovuta sugli stipendi d’importo lordo inferiore a 2.692 euro (in prospettiva 35 mila euro l’anno) e di portarlo al 3% per coloro che guadagnano fino a 1.923 euro (25 mila euro l’anno).

Quindi, l’aliquota contributiva a carico del dipendente pubblico passa dall’8,80% al 6,80% e al 5,80% a seconda dello stipendio percepito.

Con il Decreto lavoro questa percentuale viene ridotta ancora: lo sgravio sale di un ulteriore 4%, arrivando così al 7% per chi guadagna meno di 1.923 euro e al 6% per chi sta sopra questa soglia ma comunque sotto i 2.692 euro.

Di fatto, da luglio a novembre 2023, l’aliquota contributiva scenderà rispettivamente all’1,80% e al 2,80%, limitando di molto il peso dei contributi sulla retribuzione del dipendente. Della parte mancante se ne farà invece carico l’Inps, così da scongiurare che ci siano conseguenze negative sulla pensione futura.

Di quanto aumenta la busta paga dei dipendenti pubblici

Ovviamente l’aumento dipenderà dalla retribuzione percepita. Bisognerà poi tener conto che al taglio dei contributi ne seguirà un aumento dell’Irpef. Questo perché l’imposta sul reddito, compresa di addizionali, viene calcolata dalla base imponibile lorda da cui viene sottratta la quota di contributi a carico del dipendente: di conseguenza, se quest’ultima si riduce la base imponibile su cui viene calcolata l’Irpef aumenta, limitando così i vantaggi del taglio del cuneo fiscale.

La proiezione realizzata dall’Ordine dei Commercialisti tiene conto anche di quest’ultimo fattore, dunque gli importi indicati nella seguente tabella sono da considerare al netto delle imposte: si tratta, quindi, di quanto effettivamente finirà nelle tasche del lavoratore.

CompartoRetribuzione lorda media Aumenti con lo sgravio del 2% o 3% Aumenti con l’ulteriore sgravio del 4%
Ministeri (prima area) 24.980 41,10 54,80
Ministeri (seconda area) 29.258 32,10 61,60
Agenzie fiscali (prima area) 26.672 29,30 64,00
Enti pubblici non economici (Area A) 32.968 30,90 61,90
Enti pubblici non economici (Area B) 34.573 32,50 64,90
Cnel (Area A) 32.872 30,80 61,70
Regioni, personale non dirigente 29.778 32,70 58,80
Scuola 29.834 32,70 58,50
Università, personale non dirigente 21.866 36,00 48,00
Sanità, personale non dirigente 31.623 29,70 59,40

Di fatto, nella maggior parte dei casi i dipendenti che accederanno allo sgravio avranno diritto al taglio del 6%, visto che solo una minoranza percepisce uno stipendio annuo inferiore a 25 mila euro l’anno. Nel dettaglio, saranno circa 2,2 milioni i dipendenti statali che ne godranno, con un aumento che va da un minimo di 48 a un massimo di circa 65 euro.

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