I Distretti circolari verdi prevedono il recupero di plastiche non riciclabili e chimica verde per la produzione di idrogeno circolare. Una nuova strada per la sostenibilità.
Troppi rifiuti: secondo il rapporto della Banca mondiale What a waste 2.0: a global snapshot of solid waste management to 2050, se non si argina il fenomeno per il 2050 è previsto un incremento del 70% della quantità di rifiuti urbani prodotti.
Per ovviare all’alta produzione di rifiuti, causata soprattutto dai Paesi ad alto reddito, responsabili del 34% dei rifiuti globali, si sono sviluppate nuove tecnologie per favorire l’economia sostenibile e riciclare al meglio. L’obiettivo è far diventare i rifiuti una risorsa per produrre nuovi beni a basso impatto di CO2, idea che sta alla base del modello dei Distretti circolari verdi.
Queste piattaforme tecnologiche e industriali integrano diverse tecnologie di chimica verde ed economia circolare. I Distretti circolari verdi mirano alla riconversione di siti industriali tradizionali, alimentati a fonti fossili, in nuovi processi di produzione di polimeri riciclati da utilizzare nelle varie catene industriali.
Con i Distretti circolari verdi, è possibile quindi incrementare il tasso di riciclo, ridurre il ricorso all’incenerimento e smaltimento in discarica, e raggiungere gli obiettivi climatici prefissati per salvaguardare il pianeta.
Tra le tecnologie presenti nei Distretti circolari verdi, si trova l’upcycling, ovvero:
- il riciclo meccanico di qualità di rifiuti plastici;
- il riciclo chimico di scarti plastici e rifiuti secchi;
- la produzione elettrolitica di idrogeno verde da energie rinnovabili.
Il processo di riciclo delle plastiche seleziona i rifiuti secondo caratteristiche polimetriche e di colorazione. Da qui, la plastica viene ridotta in scaglie e trasformata in granuli di un determinato colore e con determinate caratteristiche fisiche. I polimeri riciclati vengono utilizzati per realizzare nuovi oggetti in plastica che, una volta terminato il ciclo vitale, potranno essere di nuovo riciclati.
I rifiuti plastici non riciclabili possono essere convertiti chimicamente attraverso un processo di «ossidazione parziale», che consente di ottenere gas per generare nuovi prodotti chimici e carburanti a basso contenuto di carbonio, utili per l’industria e la mobilità sostenibile. Non solo: è possibile ottenere anche idrogeno circolare, protagonista dell’economia del futuro e della transizione energetica.
I benefici dei Distretti circolari verdi sono numerosi: dalla riduzione delle emissioni di CO2 nei siti industriali, sostituendo le fonti fossili nei processi produttivi, e nel settore trasporti, che prevede l’uso di carburanti circolari inclusi nella normativa europea sulle rinnovabili, al rivitalizzare l’economia locale con la creazione di nuove filiere legate alla sinergia con mobilità e altre industrie.
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