Come contrastare l’inflazione? Il punto della situazione con un’analisi delle varie asset class dell’ultimo periodo.
Dal Bitcoin all’oro, gli investitori stanno cercando di capire quale sia il miglior asset da mettere a portafoglio per cercare di contrastare l’alta inflazione.
Equity e Bond stanno recuperando solo nell’ultimo periodo senza dare la garanzia che la discesa sia effettivamente finita. La seguente analisi mostra il punto attuale della situazione focalizzandosi sul comportamento delle varie asset class dell’ultimo periodo al fine di capire quale sia il vero bene rifugio della crisi del 2022.
Inflazione
Il “Consumer Price Index” (CPI) è un indice composto dai prezzi di un paniere di beni e servizi rappresentativi dei consumi di una società; questo significa che in base a quello che consumano “normalmente” e in media i cittadini di un paese, verrà costruito un particolare CPI.
Un innalzamento del valore di questo indice evidenzia un aumento dei prezzi e il suo tasso di crescita ne rappresenta l’inflazione. Un’inflazione bassa, ma positiva è stato ormai appurato che presenti un sacco di vantaggi, con effetti positivi sia sul mercato del lavoro che sulle aspettative dei consumatori.
Ma avere un’inflazione negativa o un’inflazione troppo alta può rappresentare un problema ed è per questo che l’obiettivo primario delle banche centrali è proprio la stabilità dei prezzi.
Guardando agli Stati Uniti, sappiamo che l’inflazione ha preso una direzione che necessita di interventi da parte della Fed, cosa che sta succedendo con l’innalzamento dei tassi.
Il Grafico 01 mostra l’inflazione americana dal 2006 a oggi, depurata dal target del 2%.
La linea gialla (“2% Target”) rappresenta quello che desidererebbe vedere la Fed; la linea tratteggiata rossa rappresenta il risultato del suo lavoro.
Come possiamo notare dal Grafico 02, prima di oggi, l’inflazione è sfuggita dal controllo della banca centrale americana anche nel 2008, durante la crisi finanziaria dei Subprime.
Shock endogeni (bolla dei Subprime) o esogeni (Pandemia o Innalzamento dei prezzi delle materie prime globali) destabilizzano il trend voluto dalla Fed e la obbligano ad intervenire.
L’inflazione erode i risparmi
Il potere d’acquisto viene eroso dall’inflazione e il consumatore si ritrova a dover comprare beni e servizi a prezzi maggiori a fronte dello stesso salario. Nel frattempo il suo conto corrente viene eroso lentamente e inesorabilmente producendo un doppio effetto di impoverimento. Il momento in cui l’inflazione colpisce i salari, aumentandoli, potrebbe apparire come la parte positiva della faccenda ma, in realtà, non fa altro che alimentare l’inflazione trascinandola in un circolo vizioso. L’aumento dell’inflazione rende meno chiaro il costo reale degli investimenti e la fiducia nei consumatori viene a mancare. Un disastro economico.
Ecco quindi che gli investitori cercano di correre ai ripari, cercando di individuare quelle asset class capaci di contrastare l’effetto erosivo della CPI.
A fine 2021 si parlava di Bitcoin come nuovo bene rifugio in sostituzione all’oro ma, al contrario, il 2022 ha dimostrato come in realtà sia considerato un asset altamente rischioso, d cui liberarsi alla prima occasione (Grafico 03).
La domanda che dobbiamo farci è quali asset class abbiano performato bene in questo periodo di innalzamento generalizzato dei prezzi delle materie prime, preceduto da una pandemia, in una situazione di politiche monetarie espansive senza precedenti.
Il Grafico 04 mostra l’andamento di alcune asset class a confronto con l’innalzamento dell’inflazione dell’ultimo periodo.
Come si può notare dal grafico, la maggior parte delle asset class converge in un trend ribassista da fine del 2021. L’oro, in giallo, è rimasto pressoché stabile; l’unica ad avere un trend in linea con l’inflazione sembrerebbe essere quella rappresentata dal dollaro (linea blu).
Dollaro come bene rifugio
Confrontando meglio le due variabili (Grafico 05) in effetti constatiamo che, nel momento di massima accelerazione dell’inflazione (in corrispondenza di inizio 2022), anche il dollaro ha cominciato un trend decisamente positivo.
La lettura mensile del dato inflazionistico lo rende rappresentativo di una realtà passata; al contrario, il mercato risponde quasi istantaneamente alle dinamiche mondiali in atto quindi è legittimo pensare che la correlazione tra queste due variabili sia meglio verificabile in termini di “lag”, cioè traslando indietro il valore dell’inflazione di uno o più periodi. Dato che l’inflazione è un dato rilevato mensilmente, la correlazione “lag” corrisponderà alla variabile in riferimento al dato dell’inflazione traslato di un mese e “lag 2” di due periodi.
La Tabella 01 mostra i risultati della correlazione della CPI Usa con le varie asset class nel periodo in analisi.
Come si può notare dalla tabella, l’equity in generale è correlata negativamente (quindi se l’inflazione sale, l’azionario scende), stessa cosa per il Bitcoin, trattato appunto come asset ad alto rischio; ma anche i titoli di stato americani hanno risposto più o meno allo stesso modo rendendo i portafogli tradizionali (equity-bond) deleteri.
L’oro è quasi del tutto scorrelato ed ha seguito un suo trend che però, essendo flat, non è servito a combattere l’inflazione. Anche l’argento che, essendo correlato all’oro, presenta le stesse caratteristiche mostrando però una correlazione negativa nei 2 periodi di ritardo (lag 2).
Infine abbiamo il dollaro che, al contrario, è correlato positivamente; questo significa che sarebbe stato uno strumento capace di tutelarci dall’inflazione, avendo lo stesso trend.
In momenti di crisi globale, il dollaro diventa un bene rifugio, una moneta di scambio quanto meno più stabile rispetto alle altre; questo è dovuto al fatto che è la principale moneta usata per gli scambi internazionali e rappresenta la più grande economia al mondo.
Ma non solo: nel momento in cui la Fed aumenta i tassi di interesse rende le obbligazioni americane più appetibili per gli investitori che si trovano di fronte alla possibilità di investire a tassi più elevati a fronte di un rischio minore. Questo crea un “effetto pull”: i capitali vengono attratti verso gli Stati Uniti dai paesi emergenti generando una maggiore domanda di moneta americana.
Conclusioni
La crisi globale in atto sta spingendo la maggior parte delle asset class verso il basso. Anche l’oro non è stato capace di combattere l’inflazione. Per una serie di fattori convergenti, però, il dollaro ha avuto un rally parallelo, mostrandosi il miglior bene rifugio contro la crisi in corso.
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