Domicilio digitale; cos’è, come funziona e conviene attivarlo?

Patrizia Del Pidio

6 Luglio 2023 - 14:36

Dal 6 luglio 2023 nasce l’Inad, l’indice nazionale dei domicili digitali. Ma di cosa si tratta, a cosa serve e perché conviene attivarlo quanto prima?

Domicilio digitale; cos’è, come funziona e conviene attivarlo?

Dal 6 luglio 2023 è attivo l’indice nazionale dei domicili digitali, Inad, che permette a qualsiasi cittadino di eleggere il proprio domicilio digitale creando una Pec. Basta a raccomandate per multe, accertamenti, cartelle esattoriali e per qualsiasi comunicazione da parte della Pubblica Amministrazione. Dal 6 giugno 2023 , tutto cambia e ogni cittadino può registrare un indirizzo di Posta elettronica certificata (Pec) attraverso la quale ricevere ogni comunicazione ufficiale, in tempo reale, da parte della pubblica amministrazione.

Si tratta di comunicazioni con valenza legale, perché, val la pena sottolinearlo, la Pec ha lo stesso valore legale di una raccomandata.

Rimborsi fiscali, multe, detrazioni, cartelle esattoriali, comunicazioni, tutto in un unico luogo e notificato in tempo reale senza attendere le lungaggini che richiede la spedizione tramite raccomandata e senza correre il rischio che il postino, al momento del recapito, non trovi nessuno in casa.

Come funziona il domicilio digitale?

Una nota dell’Agenzia per l’Italia digitale spiega che dal 6 luglio le pubbliche amministrazioni utilizzeranno il domicilio digitale per inviare le comunicazione citate sopra. Potranno utilizzare il domicilio digitale anche gli avvocati per inviare notifiche: gli basterà consultare l’Inad inserendo il codice fiscale di un cittadino per vedere se ha un domicilio digitale già attivo. E se non è stato attivato il domicilio digitale cosa succede?

Ovviamente per chi non registra il proprio domicilio digitale non cambia nulla e la Pubblica amministrazione continuerà a inoltrare le comunicazione tramite le solite raccomandate, più lente e più fastidiose da ricevere. Ma solo fino al 30 novembre 2023. Fino a quella data, semplicemente la Pa, prima di procedere all’invio di una raccomandata si sincererà se per quel codice fiscale è attivo un domicilio digitale e se è attivo eviteranno l’invio cartaceo procedendo con l’invio della Pec. Ma si tratta solo di un periodo ponte.

Il domicilio digitale, quindi, va in ogni caso attivato, se non subito entro il 30 novembre perché a partire da quella data la pubblica amministrazione non provvederà più a mandare notifiche tramite copia cartacea.

La Pec, quindi, diventa quasi obbligatoria dal 30 novembre in poi, se si vuole restare in contatto con la pubblica amministrazione

Come si attiva il prioprio indirizzo di Pec?

Molti potranno trovare difficoltà anche al solo pensiero di eleggere un proprio domicilio digitale, ma vi possiamo assicurare che i passaggi sono semplicissimi visto che basta registrare il proprio indirizzo di Pec.

Per farlo bisognerà accedere al portale https://domiciliodigitale.gov.it/dgit/home/public/#!/home e cliccare su “Attiva il tuo Domicilio”. In ogni caso anche per quelli attivati fin da subito, l’attivazione partirà dal 6 luglio 2023.

A questo punto bisognerà accedere con le proprie credenziali Spid, Cie o Cns per effettuare la registrazione. Una volta effettuato questo passaggio il sistema chiederà di scegliere e inserire il proprio indirizzo di Pec poiché sarà proprio quest’ultimo a essere eletto come domicilio digitale.

Pec non obbligatoria subito, ma cosa si rischia a non averla?

Ovviamente non è obbligatorio per nessuno attivare il domicilio digitale e attivare il proprio indirizzo di Pec per ricevere le comunicazioni dalla pubblica amministrazione. Ma il rischio è quello di restare indietro in un mondo che sempre più avanza verso la digitalizzazione. E di restare addirittura esclusi dalle comunicazioni da parte della pubblica amministrazione a partire dal 30 novembre 2023.

Perché conviene aprire una Pec?

Ovviamente la prima convenienza sta nel fatto che se non si elegge il proprio domicilio digitale dal 30 novembre si sarà tagliati fuori dalle comunicazioni da parte della pubblica amministrazione. Non si riceveranno più multe, avvisi, rimborsi ecc...Ma è anche un modo per tenersi al passo con i tempi.

Prima le mail hanno sostituito la posta tradizionale e tutti ci siamo adattati, con il tempo, scoprendone i vantaggi. Lo stesso vale per la Pec. Non si tratta di uno strumento valido legalmente solo per ricevere comunicazioni dalla valenza legale ma anche per inviarle. E solo una volta che si ha un indirizzo di Posta elettronica certificata ci si rende conto di quanto sia comodo poter inviare una qualsiasi comunicazione dalla valenza legale senza doversi recare all’ufficio postale per fare una raccomandata (senza considerare il risparmio a livello economico tenendo conto di quello che costa oggi spedire una raccomandata che arrivi in tempi abbastanza celeri).

Il rischio, quindi, è quello di perdersi un’innovazione che ci permette non solo di ricevere comunicazione dalla Pubblica amministrazione ma anche di inviarle qualora, ad esempio, si debba contestare un atto, una cartella esattoriale, un avviso e lo si voglia fare in autotutela: la Pec può sostituire tranquillamente la raccomandata. E lo stesso dicasi per eventuali missive da inviare all’Inps, o anche al proprietario di casa solo per disdire il contratto di affitto.

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