Donatella Colasanti, cosa ha fatto dopo il massacro del Circeo (e come è morta)

Ilena D’Errico

14 Novembre 2023 - 20:43

La storia di Donatella Colasanti: cos’ha fatto dopo il massacro del Circeo e negli anni a seguire e come è morta dopo essere sopravvissuta alle sevizie.

Donatella Colasanti, cosa ha fatto dopo il massacro del Circeo (e come è morta)

Donatella Colasanti è stata, insieme all’amica Rosaria Lopez, vittima del massacro del Circeo. Violenze e sevizie inimmaginabili che sono culminate con l’omicidio di Rosaria, che fu annegata nella vasca da bagno, e il tentato omicidio di Donatella. Quest’ultima, infatti, riuscì a ingannare gli aguzzini fingendosi morta, riuscendo non solo a salvarsi ma anche a denunciare le atrocità subite.

Dopo l’uccisione dell’amica, infatti, Donatella Colasanti prova a raggiungere un telefono per chiedere aiuto e i tre provano a uccidere anche lei. Dopo che Andrea Ghira, Angelo Izzo e Gianni Guido hanno provato a strangolarla e l’hanno colpita alla testa con una spranga e con calci per poi, credendo di averla uccisa, nascondere quello che pensavano essere il corpo nel bagagliaio di una Fiat 127, per poi recarsi come nulla fosse al ristorante.

Ma Donatella, che all’epoca aveva solo 17 anni, ne approfitta per fare rumore urlando e colpendo il portabagagli fino a essere sentita da un metronotte, che allerta i carabinieri. La foto della giovane che esce dal portabagagli è l’emblema del suo coraggio e del suo istinto di sopravvivenza, nonché della perseveranza che l’ha fatta lottare per la giustizia fino alla sua morte nel 2005.

Donatella Colasanti, cos’ha fatto dopo il massacro del Circeo

Il coraggio di Donatella Colasanti non si arresta alla mera sopravvivenza, ma mostra tutto il suo vigore nei momenti a seguire. Donatella, infatti, non tentenna minimamente e racconta per filo e per segno ciò che ha subito insieme a Rosaria Lopez. Un atto che ha dello straordinario, anche solo per il dolore di fronteggiare così le violenze fisiche e psicologiche subite.

A ciò si deve però aggiungere un contesto quanto meno ostico, oltre alla sua giovanissima età, un’importante differenza di classe sociale rispetto agli aguzzini. I tre, con famiglie conosciute e benestanti e vicini ai movimenti neofascisti, contro una ragazza comune, in un’epoca in cui lo stupro era ancora considerato nel diritto come reato contro la pubblica morale. Proprio la battaglia della sua avvocata, Tina Lasgostena Bassi, porta al riconoscimento di un reato contro la persona.

Il massacro del Circeo e le seguenti vicende giudiziarie rappresentano una pagina fondamentale nel diritto penale italiano e nella lotta contro la violenza sulle donne (sebbene ci sia ancora molto da fare). Tutto ciò lo si deve al lavoro portato avanti da Donatella, che anche insieme alla sua famiglia e alla famiglia di Rosaria Lopez hanno portato avanti la battaglia giudiziaria e mediatica con sofferenza, ma senza tirarsi indietro.

La sua testimonianza accurata e le innumerevoli prove lasciate dai tre, con tutta probabilità convinti di “farla franca” portano alla condanna all’ergastolo degli assassini il 29 luglio 1976. Andrea Ghira, però, viene condannato in contumacia perché già latitante.

Le forze dell’ordine non sono riuscite ad arrestarlo la sera stessa del massacro, motivo per cui si sospetta fortemente che sia stato aiutato dalla famiglia. In realtà tutti loro sono stati agevolati, se non è certo che sia stata la famiglia è certo che sia stato grazie a una disponibilità economica non indifferente.

La stessa Donatella, in un’intervista rilasciata a Donnamoderna pochi mesi prima di morire, ha parlato del fatto che i genitori di Angelo Izzo avevano deciso di chiudere i rapporti con il figlio, dichiarando:

Figurarsi! Un po’ tardi per pentirsi. L’hanno sempre aiutato. Se non altro, lo hanno riempito di soldi e questo gli ha dato molta sicurezza.

Angelo Izzo, peraltro, con alle spalle diverse evasioni ha ucciso ancora durante un permesso premio nel delitto di Ferrazzano, peraltro dopo che Donatella si era lungo scagliata contro la giustizia, avvertendo che Izzo avrebbe colto l’opportunità per uccidere di nuovo. Così è stato e a patirne le conseguenze sono state nuovamente due donne, di cui una ragazza di soli 14 anni, suscitando ancor di più la rabbia di Donatella. Criticava, in particolare, la scelta dell’Antimafia di considerare Izzo un collaboratore di giustizia.

Donatella Colasanti ha anche sempre sospettato che la morte di Andrea Ghira fosse un espediente del latitante per sfuggire ancora alla condanna, ma non ha potuto sapere della conferma delle analisi del DNA giunte nel 2016, 11 anni dopo la sua morte. In compenso, non ha assistito all’acquisita libertà di Gianni Guido nel 2009.

Donatella è stata una costante presenza nella lotta alla violenza contro le donne, un monito sempre vivo, anche nelle aule. Anche nella Corte d’Assise di Latina che ha condannato Izzo a tre ergastoli, Donatella ha presenziato tutti i giorni al processo a porte aperte, scagliandosi anche duramente contro l’avvocato di Angelo Izzo e alcune frasi di dubbio gusto. Nell’intervista citata, ha commentato l’accaduto così:

Avevo solo 18 anni, ma non mi sono fatta intimorire. Figurarsi se mi imbavagliano adesso.

Per il resto, Donatella Colasanti ha dedicato la sua vita all’arte, lavorando con diverse creazioni, dalla musica, alle poesie, al teatro. La Regione Lazio ha infatti istituito un premio annuale per le creazioni artistiche, in memoria di Donatella e di Rosaria. Nel frattempo, ha anche fondato un centro antiviolenza a suo nome, la casa Donatella Colasanti. Nonostante l’accaduto, le piacevano i film gialli e thriller, questi ultimi di più perché, pur considerandoli verosimili, senza quel velo di finzione che rassicura gli altri spettatori, ne ammirava la rappresentazione della ricerca spietata di giustizia.

Sulla sua vita più privata è stata invece molto riservata, raccontando solo di aver avuto un amore spirituale ma di aver preferito di condurre la sua esistenza in autonomia, senza però “avere paura degli uomini”. Anzi, sperava di costruire un giorno una famiglia tutta sua.

Come è morta Donatella Colasanti

I sogni e le battaglie di Donatella Colasanti si sono dovuti arrendere il 30 dicembre 2005. Dopo tutte le sofferenze patite e la tenacia di cui ha dato prova è morta per un tumore al seno. Morendo, lasciò un monito ai posteri: «battiamoci per la verità». In suo onore e nella memoria di Rosaria Lopez andrà in onda, da oggi, la miniserie sul massacro del Circeo, incentrata proprio sulle battaglie processuali, oltre che sull’efferato delitto.

La rappresentazione di Donatella avrà forse poco a che fare con ciò che ci si può immaginare sentendo la sua storia, con quel moto di solidarietà e tristezza che suscita in tutte le persone che la ascoltano da quasi 50 anni. La dignità di Donatella Colasanti e il suo spirito combattivo hanno fatto da protagonisti nella sua vita, respingendo l’ombra di quanto le è accaduto. Pochi mesi prima di morire, le chiesero se fosse una donna felice e lei rispose così:

E come potrei non esserlo? Sono una miracolata e ogni giorno devo ringraziare Dio per avermi salvata. Quelli come me hanno il dovere di essere felici!

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