Una donna ha messo un AirTag nell’immondizia per scoprire se la plastica viene effettivamente riciclata

Ilena D’Errico

4 Settembre 2024 - 21:16

Ecco cos’ha scoperto un’ambientalista rintracciando i rifiuti grazie a un AirTag: la plastica è stata riciclata correttamente?

Una donna ha messo un AirTag nell’immondizia per scoprire se la plastica viene effettivamente riciclata

Sul riciclaggio della plastica si aprono spesso tante polemiche e anche la diffidenza in merito alla sua importanza è molto frequente, ma in pochi si sono spinti oltre quanto un’ambientalista texana. La donna ha messo un AirTag nell’immondizia per scoprire se la plastica viene effettivamente riciclata. Si tratta di Brandy Deason, coordinatrice per la giustizia climatica dell’organizzazione no-profit Air Alliance Houston.

Non si è trattato, infatti, di un episodio casuale o immotivato, ma di un gesto precisamente studiato per indagare su un programma di riciclaggio considerato sospetto o comunque malfunzionante. Air Alliance Houston si occupa proprio della giustizia climatica, che punta all’equa suddivisione tra la popolazione degli sforzi per contrastare il cambiamento climatico e salvaguardare il pianeta, al fine di limitare l’impatto eccessivo per le categorie più fragili.

L’organizzazione è attiva anche nella riduzione dell’impatto sulla salute relativo all’inquinamento ambientale, con l’obiettivo di avere “aria pulita per tutti”. La localizzazione della plastica, difatti, non è stato un tentativo generico per minare il riciclo, bensì un modo per dare chiarezza ai cittadini e rispettare il loro impegno nella separazione dei rifiuti. Ecco cos’è stato scoperto.

Mette un’AirTag nell’immondizia per seguire il riciclaggio della plastica

Ciò che non ha convinto l’Air Alliance Houston è un programma di riciclaggio chimico, proclamato come tanto efficace da garantire il riciclo di materiali di norma ostici da questo punto di vista. Per esempio, un programma sulla raccolta differenziata attivo nella città di Houston classifica come accettabile il polistirolo, insieme ad altri tipi di plastica, che di solito crea alcune difficoltà.

Di fatto il polistirolo è riciclabile, ma crea spesso problemi con le tecniche di separazione meccanica, specialmente se non viene raccolto singolarmente. Il riciclo chimico offre importanti spunti in questo senso, vista la capacità di separare il polistirene da altri rifiuti, anche quando inquinato o frammentato.

Ci sono diverse ricerche all’attivo sul tema, in cui si distinguono anche svariate realtà italiane, ma per il momento non è così facile riciclare il polistirolo mischiato ad altri materiali. Questo campanello d’allarme, comunque da inserire nel complesso di un’indagine più ampia, ha portato l’attenzione dell’organizzazione texana sull’azienda Wright Waste Management, dove finiva la maggior parte dei rifiuti plastici contenenti il localizzatore.

Si tratta di un’azienda dedicata allo smaltimento dei rifiuti, per l’appunto, nata per il riciclo del cartone. Soltanto da qualche anno ha cercato di ampliare i propri servizi alla plastica e ai “rifiuti solidi”, iniziativa che non è ancora arrivata del tutto a compimento, provocando un notevole accumulo di rifiuti plastici. L’ambientalista di Houston, infatti, ha controllato il luogo dove risultavano essere state consegnate le buste dell’immondizia con l’AirTag, collaborando con CBS News e Inside Climate News.

Giunti sul luogo hanno trovato una notevole pila di plastica, documentandola con un video. La responsabilità, però, non è affatto dell’azienda, bensì delle autorità che non hanno ancora revisionato la richiesta di autorizzazione per lo smaltimento della plastica, in attesa da ben 2 anni nonostante l’attività dell’azienda.

Per questo motivo l’azienda ha potuto soltanto ricevere i rifiuti e, nel rispetto della legge, non ha potuto smaltirli adeguatamente. Il funzionario dei rifiuti solidi di Houston, Mark Wilfalk, si è detto sorpreso della cosa, ma sollevato che i rifiuti plastici si trovino sotto il controllo dell’azienda piuttosto che nelle discariche miste.

L’azienda ha confermato, dichiarando di non aver ancora potuto riciclare le 250 tonnellate di plastica raccolte dal 2022, ma è intenzionata a conservarli al sicuro fino all’autorizzazione e assicurarne il corretto smaltimento.

L’organizzazione no-profit ha colto l’occasione per sottolineare le vaste problematiche nel riciclo della plastica, con costi proibitivi e problemi ambientali (dalla creazione di microplastiche al rischio di incendio per i rifiuti accumulati).

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