Dopo l’inflazione arriverà la recessione?

Roberto Donzelli

9 Luglio 2022 - 17:00

L’inflazione è stata sicuramente il principale tema, almeno per l’inizio dell’anno. Ma ora questa preoccupazione potrebbe lasciare il posto alla recessione.

Dopo l’inflazione arriverà la recessione?

Per tutto il primo semestre, la principale paura di operatori, analisti e Banche Centrali è stata senza dubbio l’inflazione. I prezzi sono saliti a dei tassi che non si vedevano da decenni e ormai si parla anche del rischio che, senza un’azione forte e decisa delle Banche Centrali, vadano fuori controllo come negli anni ’70.

La Fed prima e la Bce poi, solo per restare agli Istituti Centrali più grandi, hanno quindi ritirato progressivamente gli stimoli monetari e alzato i tassi. La Fed su questa strada è più avanti della Bce, ma anche a Francoforte sono tornati a volare i «falchi».

Non solo, ma anche gli annunci non lasciano spazio a fraintendimenti. L’obiettivo è riportare l’inflazione su binari più usuali. Tuttavia, ora in molti iniziano a parlare di recessione come prossimo problema. E si tratterebbe di una questione la cui soluzione richiederebbe strumenti esattamente contrari rispetto a quelli con cui si combatte l’inflazione.

Dall’inflazione alla recessione

Vediamo come si può passare dall’inflazione alla recessione. I prezzi in questo semestre sono saliti per vari motivi. In primis, però, il motivo è stato l’aumento dei prezzi delle commodity agricole, industriali e soprattutto energetiche.

Le ragioni di questi aumenti sono diverse. La guerra, certo, ma in campo energetico anche la carenza di investimenti in petrolio e gas degli ultimi anni.

Fatto sta che l’aumento del prezzo delle commodity è il primo problema per le imprese. L’energia e le materie prime più care rischiano di spiazzare le industrie «energivore», che vedono peggiorare drasticamente la loro struttura di costo. Alcune riescono a «passare gli aumenti» ai propri clienti, altre molto meno.

In ogni caso, i clienti che si trovano di fronte a prezzi più elevati possono reagire comprando meno. Ciò genera la prima contrazione della produzione rispetto al periodo precedente.

La questione tassi

A questo punto c’è un secondo tema da considerare. Poiché le Banche Centrali debbono alzare i tassi per fronteggiare l’inflazione, tutto il sistema finanziario aumenterà progressivamente il costo del denaro. Le imprese, quindi, si troveranno a pagare di più per i prestiti.

Questo peggiorerà ulteriormente la struttura dei costi di cui parlavamo prima. Alcuni progetti di investimento non saranno intrapresi, altri già in essere potrebbero fallire o non essere completati. Il tutto si tradurrà in un ulteriore rallentamento dell’economia.

Recessione all’orizzonte?

Mettendo tutto insieme ecco che arriviamo a una recessione molto probabile. Gli analisti la ritengono alquanto scontata in Europa, ma anche negli Usa. Anche altre economie come il Giappone o l’Australia potrebbero sperimentarla.

Al momento la salvezza è rappresentata dalla forte ripresa della domanda post-Covid. Ma con i prezzi in forte crescita non è detto che questa domanda continuerà a essere alta ancora per molto. L’autunno sarà sicuramente un banco di prova molto importante per tutte le principali economie.

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