È legale mettere in punizione il figlio?

Ilena D’Errico

25 Giugno 2023 - 18:19

Mettere in punizione i figli è legale? Ecco quando e quali sono i limiti dei genitori nell’educazione dei figli.

È legale mettere in punizione il figlio?

I genitori hanno non solo il diritto, ma proprio il dovere di educare i propri figli, oltretutto sono per buona parte responsabili delle loro azioni. È poi ovvio che l’educazione non può essere un lasciapassare per azioni dannose verso i figli, di qualsiasi natura siano. I genitori, infatti, non hanno veri e propri poteri nei confronti dei figli, ma soltanto alcune facoltà per rispettare gli obblighi genitoriali imposti dalla legge. Anche se l’educazione richiede un certo rigore, i mezzi per attualra non devono ledere i diritti del minore, ad esempio comprimendo la sua libertà personale. Quindi è legale mettere in punizione i figli?

A prescindere dal fatto che al giorno d’oggi l’attenzione verso i diritti dei minori è decisamente maggiore rispetto al passato, è evidente che alcuni comportamenti sono contrari ai diritti dei minori, che non per la giovane età possono essere minati della loro dignità e determinazione individuale. È però anche vero che i minori non sono sempre e in piena misura capaci di prendere scelte sicure e consapevoli da soli, motivo per cui stanno sotto la responsabilità genitoriale.

Tenendo conto dell’età e delle caratteristiche individuali e personali, infatti, può essere più o meno lecito mettere in punizione il figlio. Molto dipende anche da ciò che si intende per punizione e in che proporzione viene esercitata.

È legale mettere in punizione il figlio?

Il concetto di punizione non è necessariamente negativo per il nostro ordinamento, su cui si basa gran parte dello stesso. La repressione dei comportamenti illeciti si articola proprio attraverso dei sistemi punitivi, siano essi multe, sanzioni o misure di limitazione della libertà personale. Di conseguenza, la punizione non è estranea alla legalità, ma chiaramente deve rispondere ad alcune limitazioni.

Così come fa la legge stessa, anche la punizione da parte dei genitori deve tenere conto della necessità effettiva, della proporzione rispetto al comportamento dei figli, alla personalità e alla capacità decisionale dei figli. In ogni caso la punizione deve essere direttamente collegata con l’azione da reprimere, anche per quanto riguarda la funzionalità, limitata nel tempo e non pregiudizievole o dannosa.

Per fare un esempio, impedire al figlio di frequentare una persona potenzialmente negativa per il suo benessere è assolutamente legale, e anzi rientra fra i doveri genitoriali di educazione. Sono sempre gli interessi dei figli a meritare la tutela maggiore, anche attraverso un’eventuale punizione.

Di conseguenza, non è legale mettere in punizione i figli se dalla punizione conseguono danni fisici, morali o psicologici, a prescindere dalla finalità perseguita. Bisogna, poi, tenere in considerazione anche l’età del minore e la sua capacità di discernimento. Impedire al figlio di 3 anni di uscire da solo è obbligatorio, mentre costringere un adolescente in camera sua per un mese è evidentemente eccessivo e comporta anche l’accusa del reato di sequestro di persona.

Diritto di correzione e maltrattamenti

Bisogna sapere che è riconosciuto ai genitori il cosiddetto ius corrigendi, per l’appunto il diritto di correzione. Questo significa che i genitori possono esercitare nei confronti dei figli metodi correttivi e limitazioni della libertà per assolvere al compito educativo. Allo stesso tempo, il diritto di correzione, come ribadito dalla giurisprudenza, non consente la violenza o le umiliazioni.

Esiste infatti il reato di abuso dei mezzi di correzione, che si concretizza quando il diritto di correzione è esercitato in maniera eccessiva e deleteria, pur riguardando un comportamento di per sé considerato lecito. Al contrario, quando l’educazione si svolge con comportamenti illeciti, si parla del reato di maltrattamenti in famiglia, ad esempio attraverso la violenza o la coercizione fisica.

Le considerazioni a riguardo devono quindi tenere conto anche degli effetti della punizione sul minore e della sua durata, anche rispetto al benessere mentale e psicologico e soprattutto all’età del minore. Soltanto alla luce di questi aspetti è possibile distinguere fra la punizione legale e quella illegale.

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