Ecobonus al 110% nel decreto Rilancio: una misura apprezzata dai contribuenti, ma dall’iter complesso. Vediamo quali sono le principali difficoltà, tra la burocrazia per ottenere il visto di conformità, le tempistiche per i decreti attuativi e le procedure dell’Agenzia delle Entrate, la necessità dell’accordo tra le parti per lo sconto in fattura.
Ecobonus al 110%, la super novità del decreto Rilancio nasconde più di una difficoltà, a partire dall’iter molto complesso, le tempistiche legate ai decreti attuativi e a tutti i documenti da ottenere, ad esempio il visto di conformità.
Si tratta senza dubbio di una delle novità più vantaggiose per i contribuenti, ma le probabilità di scontrarsi contro la proverbiale burocrazia italiana sono davvero tante.
Inoltre, il superbonus si fonda su una fondamentale premessa: tutte le parti coinvolte devono accettare il meccanismo di funzionamento, basato sulla cessione del credito per lo sconto in fattura e il recupero in 5 anni.
La cooperazione è fondamentale anche per il funzionamento del meccanismo di cessione del credito da parte dell’impresa alla banca, vera novità del decreto Rilancio.
Ecobonus al 110%, da quando? Iter complesso, tra decreti e visto di conformità
L’ecobonus al 110% è tra le novità assolute del decreto Rilancio, che attraverso la cessione del credito d’imposta alle imprese che hanno fatto gli interventi o alle banche permette, in pratica, di fare i lavori in casa gratis.
Ma è davvero così facile e immediato?
Purtroppo la risposta è no, per vari motivi. Il primo è senza dubbio la complessità dell’iter. Innanzitutto, il decreto è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, ma il testo non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed in più bisogna considerare l’iter di conversione in legge e le possibili modifiche.
All’iter legislativo si aggiunge poi quello operativo.
Serve il via libera del condominio per i lavori sulle parti comuni. Parimenti, sarà necessario attendere l’avvio delle procedure dell’Agenzia delle Entrate per richiedere il visto di conformità che commercialisti e CAF dovranno rilasciare per poter procedere con la richiesta del bonus e la cessione del credito.
Ma la burocrazia non si ferma qui, perché oltre al fatto che il decreto ancora non è in vigore e che l’Agenzia delle Entrate, di conseguenza, non ha rilasciato le procedure (e i tempi sono stretti: il bonus si può chiedere per i lavori di risparmio energetico e di messa in sicurezza per ridurre il rischio sismico svolti dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021) bisogna aspettare anche i decreti attuativi del Ministero dello Sviluppo Economico.
I decreti attuativi del Mise sono fondamentali, perché dovranno stabilire nel dettaglio le procedure necessarie, i requisiti tecnici dei progetti, i limiti di spesa dei singoli interventi e i sistemi di controllo per prevenire abusi: tutto ciò entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto Rilancio.
Infine, anche se i 18 mesi previsti per fare i lavori in casa gratis sembrano tanti, bisogna considerare che determinati tipi di interventi non si possono fare con le condizioni meteo avverse, e quindi salterà tutto il periodo invernale: una vera e propria corsa contro il tempo.
Ecobonus al 110%, sconto in fattura e cessione del credito: serve l’accordo tra le parti
Le difficoltà che abbiamo visto nel precedente paragrafo sono quelle relative alla burocrazia e alla tempistica da rispettare, ma non sono finite qui.
Come anticipato, affinché si possa ottenere il bonus e fare davvero i lavori gratis, è necessario (oltre ad avere tutti i documenti) anche che tutte le parti coinvolte siano d’accordo e cooperino.
Ovvero, le imprese che fanno i lavori devono accettare il meccanismo alla base del superbonus: possono accettare il credito ceduto dal cliente, e ricederlo a loro volta.
Ricordiamo che lo sconto in fattura è una misura vigente, che però ha cambiato forma rispetto all’anno scorso.
Il meccanismo è stato notevolmente ridimensionato in seguito alle proteste delle Associazioni di categoria e delle piccole imprese, che lamentavano l’impossibilità di anticipare le spese per conto dei clienti ed il rischio di essere schiacciate dagli operatori di dimensioni maggiori.
La legge di Bilancio ne ha dunque cambiato la forma, ponendo dei limiti: è possibile richiederlo solo per i lavori condominiali che superano i 200.000 euro, quindi è stato cancellato per i lavori di minore portata, come la sostituzione della caldaia (che invece fa parte del superbonus).
Rispetto allo sconto in fattura vigente, però, quello del decreto Rilancio prevede la possibilità di cedere il credito alle banche: un vantaggio non indifferente, sempre che le banche siano disposte a fare la loro parte.
Quello che emerge è che sebbene l’ecobonus del 110% sia uno strumento innovativo e potente, unito al meccanismo di sconto e cessione del credito, l’iter attuativo prevede diversi passaggi, che non è detto vadano tutti a buon fine.
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