Economia Calda - L’imprenditore è social

Dario Colombo

18 Luglio 2022 - 16:00

La responsabilità sociale dell’imprenditore è innanzitutto una manifestazione di intelligenza. Grandi storie e storie dei grandi ci dicono che la reputation non è stata inventata per gli influencer

La recente scomparsa del grande imprenditore italiano Leonardo Del Vecchio, creatore di un brand di livello planetario come Luxottica ci ha spinto a trattare il tema della responsabilità sociale dell’imprenditore.

Del Vecchio, infatti, non solo ha creato un brand conosciuto a livello planetario, ma è stato per tutta la vita testimone attivo di come un imprenditore sia un faro per il tessuto sociale in cui è radicato, con cui lavora e mantiene una relazione che va al di là del negozio giuridico.

E se parliamo di responsabilità sociale sono tanti i casi di imprenditori italiani da citare, dai Pirelli a Cristoforo Benigno Crespi (che creò il paese-azienda di Crespi D’Adda), fino ad Adriano Olivetti.

La relazione di valore che l’imprenditore instaura con la società trova consonanza nell’articolo 41 della Costituzione, che dice:

“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

In questa fonte del diritto italiano approvata alla fine del 1947 ritroviamo le stimmate di quello che oggi è conosciuto come spazio politico e sociale della Corporate Social Responsibility.

Un concetto che è stato tradotto in testo esattamente 21 anni fa; il 18 luglio del 2001 la Commissione Europea pubblicava a Bruxelles il Libro VerdePromuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”.

Fu un documento che ebbe all’incirca sei mesi di vita attiva, tanto fu letto, assimilato, copiato, sminuzzato, riciclato, riproposto sotto alle vesti, praticamente da tutti: stati, istituzioni, aziende, organizzazioni.

Il Libro Verde nasceva come risposta europea alla coda lunga del movimento No Global, che ebbe la sua prima solida epifania in occasione dell’evento del World Trade Organization di Seattle di fine novembre 1999, con una congerie di manifestazioni, scontri, proclami, incontri e annunci che il mondo da lì in avanti non avrebbe dovuto essere più lo stesso.

Con quel documento l’Europa si inseriva nel dibattito per dire che voleva essere un’economia della conoscenza e lavorare sul fronte della cultura di impresa.

Già Milton Friedman in un famoso articolo sul New York Times nel 1970 scrisse che la responsabilità sociale del business era fare profitto.

Il che ci porta a dire che la responsabilità sociale di matrice europea è evidentemente differente da quella americana, che è impostata sulla filantropia e “acconsente” a che l’imprenditore “faccia del bene” redistribuendo parte dei lauti profitti nella società.

Ma in questo modo la CSR rimane nell’alveo della buona volontà, non fornisce elementi oggettivi di misurazione e di crescita.

Reputazione e misurazione

Proprio la misurabilità è la chiave di lettura di quella che vogliamo definire la fase 2 della CSR, ossia la fase della concretezza.

Da almeno cinque anni esistono le benefit company (due esempi, per merceologia simile: Illy e Nespresso), che non sono delle aziende non profit, anzi, ma che fanno progetti sociali certificabili e certificati e che alimentano l’aspetto reputazionale. Perché la reputazione, e i social network, ma meglio ancora, la customer experience, è business.

Oggi il senso della reputazione è dare un’idea concreta di cittadinanza d’impresa. Farlo è prevalentemente una questione di intelligenza.

La CSR, infatti, non è uno strumento di marketing, ma è una testimonianza di intelligenza dell’imprenditore, che sa che nella società ci vive.

Il piccolo Strega di Money.it per approfondire

La nostra magnifica cinquina di libri per approfondire i temi trattati nella puntata di Economia Calda dedicata alla responsabilità sociale dell’imprenditore.

Naomi Klein - No Logo - Biblioteca Universale Rizzoli

Pierluigi Celli - Mario Grasso - L’impresa con l’anima - Baldini e Castoldi

Stefano Zamagni - Impresa responsabile e mercato civile - Il Mulino

Luciano Gallino - L’impresa irresponsabile - Einaudi

Ermanno Rea - La dismissione - Feltrinelli

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