Effetto migranti sul debito italiano: perché può crollare di 30 punti

Violetta Silvestri

14/04/2023

I migranti possono risollevare i conti pubblici dell’Italia e avere un effetto benefico sul debito: a dirlo è lo studio del Def. Perché l’immigrazione è una risorsa di cui il nostro Paese ha bisogno.

Effetto migranti sul debito italiano: perché può crollare di 30 punti

Debito italiano e immigrazione: il legame c’è e riguarda i conti pubblici del nostro Paese, costantemente in bilico e nel mirino di Europa e agenzie di rating.

Proprio mentre il Governo Meloni ha dichiaro lo stato di emergenza per gli sbarchi dei migranti sulle nostre coste - rimarcando quindi la narrazione del tema come un “problema” insostenibile - il Def dello stesso esecutivo di centrodestra ammette che l’arrivo e lo stanziamento di migranti nel nostro Paese può essere risolutivo.

Nello specifico, proprio il debito/Pil, tallone d’Achille della nostra economia, beneficerebbe dell’ingresso di migranti in quanto potenziali lavoratori. A patto, ovviamente, che trovino condizioni di accoglienza dignitose, strutturate, pensate per farli integrare e far diventare parte della società italiana.

Se su questi ultimi aspetti c’è evidentemente molto da fare, anche a livello culturale, sul fronte più utilitaristico e dei conti pubblici una presa di coscienza del valore dei migranti del Governo Meloni, non proprio aperto all’immigrazione, sembra farsi strada con la nota del Def appena approvato.

In cosa consiste l’effetto migranti sul debito italiano e perché può crollare anche di 30 punti percentuali.

Debito/Pil in Italia può scendere grazie ai migranti: i numeri

I conti sono presto fatti: a fronte di una popolazione nazionale che invecchia sempre di più, l’arrivo di manodopera straniera, ovvero di migranti integrati e sostenuti affinché possano lavorare, avrebbe un effetto rigenerativo per l’economia e lo stesso debito italiano.

L’analisi, da tempo presa in considerazione da economisti e studiosi a livello mondiale, è inserita nel Documento di economia e finanza, uno dei più importanti per la programmazione economica del Paese.

Nello specifico, si legge che: “La transizione demografica è una delle sfide più rilevanti che l’Italia dovrà affrontare nel corso dei prossimi decenni. Assume particolare importanza valutare distintamente l’impatto delle principali determinanti dell’evoluzione demografica: il graduale aumento della speranza di vita alla nascita, di circa 2 anni nel 2070; la progressiva riduzione del tasso di fertilità del 20 per cento a partire dal 2020; la riduzione/aumento pari al 33 per cento del flusso netto di immigrati rispetto all’ipotesi di base”.

Cosa significa, in pratica, questa valutazione? In sostanza, nel 2070, considerando una popolazione più anziana e una fertilità in calo, quindi meno nascite, l’ago della bilancia sarà rappresentato proprio dai flussi migratori: con un +33% di ingressi di migranti, il debito può crollare fino a 30 punti percentuali rispetto allo scenario base. Viceversa, con un -33% di migranti in arrivo nel Paese, si assisterebbe a un aumento di 30 punti percentuali del debito.

Il grafico del Mef è chiaro al riguardo:

Impatto flussi migratori sul debito in Italia Impatto flussi migratori sul debito in Italia Scenario al 2070

Assumendo lo scenario A come quello base, il rapporto debito/Pil prende traiettorie diverse. Meno debito che pesa sul Prodotto interno lordo si traduce in maggiori risorse per servizi e un aumento di efficienza e fiducia nel sistema Paese.

Perché i migranti sono una risorsa

La questione demografica sta diventando cruciale in tutto il mondo, ma l’Italia è in primo piano visto i numeri da record negativo: nel 2022 i nati sono stati al di sotto dei 400.000, come mai era stato registrato dall’Unità d’Italia.

I migranti, oltre a essere innanzitutto persone con la stessa dignità e diritti di ogni altro, diventano, in una logica puramente economica, risorse essenziali in una nazione che invecchia. Essi possono lavorare, pagare contributi pensionistici, tasse e offrire così entrate essenziali per un Paese. Con più anziani, infatti, la spesa per assistenza e pensioni cresce e se non c’è chi la finanzia, uno Stato muore e accumula debito.

L’allarme è universale e studiosi di tutto il mondo hanno additato soprattutto l’Europa per la sua miope chiusura nei confronti dell’immigrazione, con l’Italia, purtroppo, a guidare il fronte della “paura dell’invasione”.

Se non per motivi umanitari, la questione deve essere affrontata con nuovo spirito e soluzioni politiche almeno per ragioni economiche.

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