Dopo Matteo Salvini è il segretario del Pd, Enrico Letta, a escludere l’ipotesi di elezioni anticipate. Parole che confermano la posizione predominante in Parlamento.
Forse è solo strategia. Probabilmente nessuno vuole scoprire le carte in anticipo. Ma al momento tutti dicono che non ci saranno elezioni anticipate e che questo Parlamento arriverà fino a fine legislatura, nel 2023. L’ultimo a confermarlo è il segretario del Pd Enrico Letta. Colui che più di chiunque altro può pensare di passare all’incasso dopo il successo delle elezioni amministrative con le vittorie di Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli.
Eppure Letta frena su quest’ipotesi e segue la linea di Salvini e probabilmente di quasi tutto l’arco parlamentare: la legislatura va avanti e la tentazione del voto anticipato per ora viene messa da parte in favore della stabilità politica.
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Letta esclude le elezioni anticipate
Ospite di Che tempo che fa Letta risponde quando gli si chiede se c’è la tentazione di elezioni anticipate: “No. Ci sarebbe, perché è andata talmente bene che a me potrebbe venire voglia”. Però “non è il momento”.
Il Pd in Parlamento ha un ruolo marginale e potrebbe approfittare di questo buon momento, certificato anche dai sondaggi, per diventare una forza più centrale negli equilibri politici. Il ragionamento di Letta si basa sui numeri:
“Noi siamo il 12% del Parlamento, perché tra la sconfitta del 2018 e le scissioni successive siamo una forza piccola in Parlamento. In questo momento bisogna ancora uscire dalla pandemia, tenere la barra dritta. Io penso che l’Italia abbia dato il giusto esempio, ma penso che l’Italia debba perseguire su questa strada”.
Il segretario del Pd ritiene quindi che si debba andare avanti con “un governo che sta facendo bene”. Motivo per cui al momento si deve escludere l’ipotesi di un voto anticipato, neanche dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica che avverrà a inizio 2022.
Per Salvini impossibili elezioni anticipate
Le parole di Letta confermano quanto già affermato dal segretario della Lega, Matteo Salvini, in un incontro privato di qualche giorno fa. L’audio di una riunione privata del Carroccio è stato pubblicato dal Foglio confermando che l’ipotesi del voto anticipato sia da scartare: “Mancano un anno e quattro mesi, se qualcuno pensa di andare a votare prima è un illuso”.
Perché (quasi) nessuno in Parlamento vuole il voto anticipato
L’aria che tira in Parlamento è comunque eloquente: quasi nessuno sembra favorevole al voto anticipato. Per due ragioni: l’attesa che scatti la pensione e il taglio dei parlamentari. Per quanto riguarda la pensione, scatta al raggiungimento dei 4 anni, sei mesi e un giorno di lavoro alla Camera o al Senato. Mancano ancora alcuni mesi al raggiungimento di questo traguardo e nessuno sembra volerci rinunciare adesso.
C’è poi un altro problema riguardante il rischio di mancata rielezione. Con il taglio dei parlamentari, che verrà applicato proprio a partire dalla prossima legislatura, sono in pochissimi a poter contare su un seggio sicuro. I deputati da 630 scenderanno a 400 mentre i senatori da 315 diventeranno 200. Il che vuol dire molte meno possibilità - praticamente in qualsiasi partito - di essere ricandidati e rieletti.
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