Elon Musk ha chiesto a Donald Trump di revocare i dazi sulla Cina? Cosa sappiamo fino ad ora.
Elon Musk ha davvero chiesto a Donald Trump di revocare i dazi, in particolare contro Unione Europea e Cina?
Il presidente degli Stati Uniti e il suo consigliere, l’uomo più ricco al mondo, sembrano non essere più sulla stessa lunghezza d’onda sul tema dei dazi americani. Dall’annuncio della scorsa settimana si è generato un effetto tsunami in tutto il mondo - la paura per una recessione è alle stelle, come anche i timori per le conseguenza di una guerra commerciale su scala globale. Musk avrebbe presentato un “appello personale” a Trump affinché annulli le nuove tariffe annunciate sulle importazioni cinesi, ma senza successo.
Secondo un report divulgato dal Washington Post, il capo del Department of Government Efficiency (DOGE) ha “tentato di intervenire” dopo che Trump ha minacciato di introdurre dazi aggiuntivi del 50% sulle importazioni dalla Cina, che si sommerebbero alle tariffe del 34% annunciate la scorsa settimana. Musk ha persino intrattenuto dei “colloqui privati” diretti con il presidente, sperando di convincerlo a ridimensionare le misure, ma “finora non ha avuto successo”, afferma il rapporto.
Aumentano i problemi tra Musk e Trump
Musk ha manifestato in modo sottile il suo disaccordo con la posizione del presidente statunitense sui dazi postando un video su X in cui il defunto economista conservatore Milton Friedman spiega come la cooperazione commerciale internazionale fosse positiva per le economie.
Nel video, Friedman sottolinea i vantaggi della collaborazione globale, analizzando da dove vengono i materiali necessari a realizzare una semplice matita.
Lo scorso sabato, prima che i dazi di Trump entrassero in vigore, Musk avrebbe confidato a Matteo Salvini di volere una “situazione di zero dazi” tra America ed Europa.
“Alla fine, spero che si concordi sul fatto che sia l’Europa che gli Stati Uniti dovrebbero muoversi idealmente, a mio avviso, verso una situazione di zero dazi. Questo è stato sicuramente il mio consiglio al presidente”,
ha dichiarato.
Musk, CEO di Tesla, si oppone da tempo ai dazi e ritiene che siano dannosi per le aziende, in particolare quelle che - come la sua - hanno sia gli Stati Uniti che la Cina come hub chiave per la produzione e la vendita ai consumatori. Durante il primo mandato di Trump come presidente, Musk ha addirittura intentato una causa per cercare di annullare la tassa sulle importazioni delle Tesla dalla Cina agli Stati Uniti.
L’imprenditore miliardario da tempo ha urgenza di arginare calo della domanda di Tesla all’interno del mercato globale, dovuto - almeno in parte - al suo ingresso in politica. Dopo il massacro di lunedì a Wall Street, le azioni Tesla hanno chiuso a quota 217,60 dollari, in calo di oltre il 40% rispetto alla quotazione di inizio anno.
Il capo del DOGE si è inoltre scagliato anche contro Peter Navarro, il consigliere della Casa Bianca responsabile del piano tariffario di Trump, ridicolizzando il suo background educativo.
“Un dottorato in economia ad Harvard è una cosa negativa, non una cosa positiva”,
ha scritto Musk, ritwittando un video di Navarro.
Secondo il Washington Post, la rottura tra Musk e Trump su un tema di priorità fondamentale per l’amministrazione rappresenta il disaccordo più profondo, ad oggi, tra il presidente e uno dei suoi principali consiglieri.
Musk ha speso quasi 290 milioni di dollari per sostenere Trump e il suo team nelle elezioni presidenziali dell’anno scorso e, in cambio, gli è stato affidato il compito di guidare la riduzione della spesa pubblica attraverso il DOGE.
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