Chi è Emanuele Compagno, l’avvocato di Filippo Turetta, e perché sta facendo discutere in questi giorni.
Emanuele Compagno è l’avvocato di Filippo Turetta, nominato d’ufficio dalla procura e per il momento in carico come difensore. Turetta, accusato dell’omicidio volontario aggravato di Giulia Cecchettin, sarà presto in Italia per essere processato. Nel frattempo, questo episodio di cronaca nera è diventato mediatico, in un clima di sempre maggior ansia verso il futuro delle donne.
L’efferatezza di questo delitto ha suscitato in questi giorni molte domande sulla figura dell’avvocato Compagno che, lo ricordiamo, svolge il suo lavoro nel rispetto del diritto alla difesa. Un diritto imprescindibile in un ordinamento basato sul diritto, che garantisce proprio la giustizia dei processi.
Alcune dichiarazioni estranee al profilo puramente legale hanno lasciato qualche perplessità nel pubblico, ma anche in professionisti del settore dell’informazione e colleghi avvocati. Ecco cosa ne sappiamo per il momento.
Chi è Emanuele Compagno?
La maggior parte delle informazioni sulla vita professionale dell’avvocato Emanuele Compagno sono naturalmente contenute nel suo sito web, dove si apprende che ha uno studio a Dolo (in provincia di Venezia) con sedi operative anche a Camponogara e Adria.
L’avvocato si occupa di diversi settori del diritto, oltre alla materia penale si citano anche il diritto civile e amministrativo, con poi particolare attenzione ad alcuni campi molto specifici, come la tutela dei minori.
Emanuele Compagno è infatti iscritto nel registro del tribunale dei minorenni come avvocato specializzato nella difesa dei minori. A fianco di questa abilitazione anche quella come amministratore di sostegno, peraltro svolta sinora in modo costante. Inoltre, è anche mediatore conciliatore registrato presso la Camera di commercio.
Emanuele Compagno diventa avvocato di Filippo Turetta non per nomina di fiducia, cioè essendo scelto dall’assistito o dalla sua famiglia, ma come difensore d’ufficio di procura. L’avvocato si è infatti iscritto nelle liste per la difesa penale d’ufficio, dopo aver frequentato – come richiesto – la scuola di formazione.
Nel corso di questi giorni ha spesso incontrato la famiglia Turetta, data l’ovvia impossibilità di parlare direttamente con l’interessato (dapprima in fuga e poi arrestato in Germania) per informarsi. Spesso ha anche parlato di questi incontri con la stampa, rilasciando dichiarazioni sul caso e su quanto appreso dai genitori, mostrandosi peraltro aperto ai confronti. Nonostante ciò, non è stato possibile evitare alcune polemiche.
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Perché sta facendo discutere
I motivi per cui la figura di Emanuele Compagno sta facendo discutere una grande quantità di persone, sono almeno tre, e non tutti riconducibili alle sue azioni:
- L’errata concezione della difesa penale;
- il sentimento per il delitto;
- le dichiarazioni dell’avvocato.
Il problema che riguarda la concezione della difesa penale si presenta sistematicamente quando i casi di cronaca suscitano in particolar modo dolore e sconcerto. Erroneamente, si tende ad associare il concetto di difesa a quello di giustificazione e impunibilità del delitto, quando invece riguarda (o almeno dovrebbe) la semplice tutela degli interessi dell’accusato, interessi e diritti che gli competono in quanto essere umano.
C’è poi un aspetto ancor più legato alle emozioni, alla morale e alla sensibilità comune. Basta guardare qualche minuto una trasmissione tv o dare una scrollata ai social per sentire gli utenti che chiedono di limitare i commenti in segno di rispetto. Un tema comprensibilmente molto caldo, che sta coinvolgendo da vicino l’avvocato Compagno, per lo più quando tramite dei genitori di Filippo.
C’è poi uno scenario indipendente che riguarda le dichiarazioni dello stesso avvocato, non tanto in merito all’omicidio di Giulia ma più che altro riguardo alla sua generale concezione di temi importanti come la violenza sulle donne. Charlotte Matteini (il Fatto Quotidiano) e Selvaggia Lucarelli hanno infatti portato alla luce diversi post, scritti e registrati dall’avvocato Compagno e pubblicati sui suoi account social.
Alcuni di questi mostrano opinioni controverse sulla violenza sulle donne, talvolta oggetto di trattazioni professionali ben spiegate, altre volte quanto meno fraintendibili.
Per esempio, qui l’avvocato lamenta l’utilizzo dell’alcol come “deresponsabilizzazione” della donna e riduzione della sua capacità. Il tutto, purtroppo, completato da una trattazione più ampia (in video) sulle false accuse di molestie, stalking e stupro in cui l’avvocato parla di “ubriacatezza provocata dall’eccitazione sessuale”.
Non si tratta però dei post più discussi del momento, anche perché rimangono in qualche modo sul piano giuridico, pur quando opinabili. C’è però un post del 2015 in cui l’avvocato lascia dichiarazioni sull’abbigliamento usato dalle “ragazzine” durante Halloween, considerato poco appropriato. Se non è certa l’intenzione, che magari l’avvocato stesso avrà piacere di spiegare, è almeno turbante una frase con questi termini in bocca, o in tastiera, di un uomo di legge.
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