Il terremoto in Turchia e in Siria: scosse disastrose e prolungate, tanto da far parlare di epidemia sismica. Quali sono le conseguenze e cosa può succedere?
Le forti scosse di terremoto che si sono propagate in Turchia e in Siria hanno provocato danni enormi e quindi una certa inquietudine. Qualcuno ha perfino parlato di epidemia sismica, qual è il pericolo e quali sono le conseguenze?
Cos’è successo in Siria e in Turchia
Le scosse di terremoto che hanno colpito la Turchia e la Siria hanno determinato lo spostamento della placca Anatolica verso Sud-Ovest rispetto alla placca Arabica. I due terremoti si sono presentati in maniera diversificata, in particolare:
- Lunedì mattina alle 2,17 (ora italiana) con magnitudo 7,8 della scala Richter nel sud della Turchia.
- Lunedì alle 11,24 (ora italiana) nel Nord della Siria con magnitudo 7,5 della scala Richter.
Intensità decisamente preoccupanti, molto più alte rispetto alle scosse che hanno colpito l’Italia nei decenni più recenti. Per intendersi, la prima scossa ha superato di 500 volte il terremoto di Amatrice del 2016 e di 30 volte quello dell’Irpinia del 1980. Nonostante si sia trattato di sussulti distinti, le scosse appartengono a un’unica sequenza sismica, provocata dallo scontro continuo di quattro placche:
- La placca Anatolica;
- la placca Arabica;
- la placca Euroasiatica;
- la placca Africana.
Cos’è l’epidemia sismologica e quali sono le conseguenze
L’accumulo di energia causato dallo scontro continuo determinato dall’incontro delle placche provoca l’attivazione di una lunga faglia, tanto che l’area è stata classificata come la più pericolosa dell’intero Mediterraneo. Le scosse di ieri, come spiegato dal professor Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, hanno causato uno slittamento orizzontale. Questo significa che lo scivolamento è avvenuto sullo stesso piano, determinando un tipo di faglia identificata dai sismologi come transcorrente a bassa profondità. L’ipocentro, ossia il punto in profondità di cui si scatena il terremoto, si aggira tra i 15 e i 20 chilometri.
Secondo le stime sismologiche ciò ha comportato lo scivolamento della Turchia di almeno cinque o sei metri rispetto alla Siria, ma è necessario attendere il rilevamento dei satelliti Sentinel dell’Esa e CosmoSkymed dell’Asi per avere dati più precisi. Ciò che è certo è che il terremoto ha provocato un’importante lacerazione, che ha coinvolto una zona lunga 190 chilometri e larga 25. I picchi di intensità si sono registrati a 9 ore di distanza, ma in realtà per effetto della sequenza sismica il terremoto ha proseguito anche nel periodo intermedio, raggiungendo anche intensità rilevanti di circa 5/6 gradi della scala Richter.
Per questa ragione si è parlato di epidemia sismica, intendendo con questa definizione una lunga durata del terremoto di alta intensità. In effetti i terremoti hanno causato scosse notevolmente violente, a cui peraltro si sono aggiunte numerose scosse minori, circa 200 soltanto nelle prime 2 ore. Per il momento, comunque, è impossibile prevedere con certezza la durata del fenomeno, che comunque non potrà interrompersi finché non si sarà liberata tutta l’energia accumulata. Come ricordato dal professor Doglioni, nel passato si sono già registrati dei casi in cui la cosiddetta epidemia sismica si è prolungata addirittura per anni.
La Turchia, comunque, ha una storia pregressa di forti terremoti, che peraltro ha indotto il governo nel 2012 a varare una legge per il rinnovo edilizio, legge che purtroppo non è ancora stata potuta applicare.
Terremoto in Turchia e Siria, le conseguenze per l’Italia
Come immediata conseguenza delle scosse sismiche, anche il pericolo tsunami, che ha messo in allerta anche le autorità italiane. Il servizio sismologico turco ha infatti provveduto immediatamente ha lanciare l’allarme tsunami. Quest’ultimo, in effetti, si è verificato ma con una bassa energia per un totale di 30 centimetri. Le autorità nazionali hanno quindi provveduto a ritirare l’allarme per ciò che concerne le coste italiane, dato che per quando lo tsunami ha raggiunto la Calabria il suo effetto era ormai terminato.
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